Nel 1889 ricorsero due anniversari per il famoso industriale veneto Alessandro Rossi (1819-1898): il 50° della propria attività imprenditoriale presso il Lanificio Rossi di Schio (VI) e il 70° compleanno. Il senatore volle festeggiare questi due traguardi in modo memorabile, ed organizzò un grande festa nel giorno del suo compleanno, il 21 novembre 1889, alla quale invitò tutti i concittadini di Schio nati nel 1889 o prima di tale anno.
Gli invitati ricevettero il 1° novembre 1889 un invito personale del Rossi. Di seguito la foto di un invito originale conservato presso la Biblioteca civica “Renato Bortoli” di Schio, nell’archivio privato del senatore ivi conservato.
Il giorno d’Ognissanti del 1889 il senatore Alessandro Rossi fa spedire gli inviti per la festa organizzata in occasione del suo 70° compleanno, il 21 novembre seguente
Gli invitati dovevano essere 80 e il programma della festa prevedeva, alle ore 3 del pomeriggio, la distribuzione della medaglia commemorativa oggetto del presente approfondimento. Dalle carte originali di Alessandro Rossi si evince che in realtà gli invitati furono 81, dei quali i nati nel 1819 (oltre al senatore) furono in 15, 16 i benestanti, 3 gli operai, 18 i contadini, 5 i ricoverati, 6 i poveri, 5 i pensionati, altrettanti di “altre condizioni” e 5 i veterani del lavoro, più ulteriori 3 persone che, inferme, non potevano intervenire.
Prima di fissare la nostra attenzione sulla medaglia distribuita da Alessandro Rossi ai suoi coetanei concittadini, diamo una rapida descrizione di ciò che accadde quel giorno, secondo quanto riportato in una cronaca coeva stilata da Giovanni Lanza.
Come da programma, alle 10 del 21 novembre 1889 il senatore e i suoi invitati, in numero di 77 in quanto quattro degli invitati quel giorno furono impossibilitati dal partecipare alla festa, si ritrovarono nella chiesa di San Antonio Abate, costruita dal Rossi nel 1877 su progetto del suo architetto di fiducia, Antonio Caregaro Negrin, ancora oggi visitabile in quel di Schio, all’inizio di Via Maraschin. La messa cantata fu celebrata dal fratello del senatore, monsignor Gaetano Rossi, accompagnata dall’orchestra degli operai del Lanificio, e conclusa col Te Deum.
Dopo la messa, gli invitati, capeggiati da Alessandro Rossi e dai suoi familiari, si spostarono a piedi lungo l’attuale Via Maraschin, per arrivare alle scuole elementari fatte erigere dal Rossi per i figli degli operai del suo Lanificio. La scuola, ultimata nel 1873 su progetto degli ingegneri Pergameni e De Pretto, purtroppo venne demolita nel 1937 per lasciare spazio ad un anonimo condominio.
Le scuole elementari fatte costruire dall’industriale Alessandro Rossi a Schio e destinate all’istruzione dei figli delle maestranze impiegate nei suoi stabilimenti
Gli alunni che frequentavano la scuola elementare del Lanificio Rossi, che tra maschi e femmine in età compresa tra 7 e 12 anni ascendevano a circa 300, in aggiunta ai programmi ministeriali insegnati nelle scuole elementari comunali, avevano l’opportunità di recepire nozioni teoriche e pratiche sulla coltivazione delle piante alimentari e tessili, sulla lavorazione della lana e potevano sperimentare l’utilizzo di specifici strumenti da lavoro durante le visite guidate presso il vicino lanificio. I più capaci e meritevoli, altresì, potevano avere accesso alla Scuola industriale di Vicenza, anch’essa fondata da Alessandro Rossi nel 1878 presso l’ex convento di Santa Corona.
Non appena i convitati arrivarono alla scuola elementare del Lanificio, venne eseguita una foto di gruppo. Una copia di quella foto, in cui spicca al centro il festeggiato in abiti chiari e con lunga e candida barba, è conservata presso la Biblioteca civica di Schio e di seguito se ne riporta una riproduzione: essa conferma che alla festa di compleanno parteciparono 77 anziani, oltre al senatore.
Foto di gruppo dei presenti ai festeggiamenti del 21 novembre 1889 a Schio: al centro il senatore Alessandro Rossi
Successivamente si passò al teatro annesso alla scuola, ove un folto numero di bambini, frequentanti la scuola, intrattenne i convitati per circa un’ora con una rappresentazione teatrale. Uno dei piccoli attori fu Sandrino Rossi, il maggiore dei 27 pronipoti del senatore.
Arrivata l’ora del pranzo, la comitiva si spostò nella sala da pranzo allestita per l’occasione in un ampio salone al piano terreno della scuola, addobbato per l’occasione con drappi bianchi e rossi intercalati da corone di verde lauro, un evidente richiamo al Tricolore.
Su musica del maestro Fogliardi fu cantata una poesia scritta per l’occasione da Alessandro Rossi in persona che, evidentemente, si dilettava anche in composizioni poetiche. Finalmente fu servito il pranzo: una copia del menù è conservata nella biblioteca scledense.
Il programma del pranzo e del concerto offerti ai suoi concittadini coetanei (e non solo) dal Rossi
Il pranzo fu servito da dodici ragazze, già alunne della scuola elementare e a quell’epoca operaie presso il Lanificio, in uniforme e grembiule bianco, che il buon cronista Lanza non esita a definire “prestanti”. Per tutto il tempo del pranzo suonò e rallegrò l’atmosfera la Banda Artiera del Lanificio.
Terminato il pranzo, entrarono nella spaziosa sala cento alunni delle scuole elementari, che cantarono un inno in onore del festeggiato, scritto da G. B. Cipani e musicato da Fogliardi.
Dopo questo momento canoro, Alessandro Rossi distribuì personalmente a tutti i suoi commensali una medaglia commemorativa d’argento, incisa e coniata presso lo stabilimento milanese di Antonio Donzelli, avente peso di circa 200 grammi e diametro di 70 millimetri. Di seguito le foto di questa larga ed artistica medaglia.
Il dritto della bella medaglia in argento opera dell’incisore Enrico Donzelli che il senatore Alessandro Rossi omaggiò ai presenti il 21 novembre 1889
Passiamo a descrivere la medaglia commemorativa. Dritto: in primo piano un anziano pescatore che, al ritorno dalla pesca, è intento a ritirare le reti e a raccogliere il pescato in canestri, attorniato e aiutato da quattro tra fanciulli e bambini, sotto lo sguardo di due altre giovani figure femminili, sul lato sinistro.
In secondo piano il mare, la cui superficie è increspata dal vento, solcato da quattro navigli a vele spiegate verso sinistra, ed il cielo, con rade nubi a volute, in cui si irradiano i raggi di un sole che tramonta nel mare, all’orizzonte. In esergo la legenda MEMOR FUI DIERUM ANTIQUORUM | S. CXLII che in latino significa “Mi sono ricordato dei vecchi tempi”, frase tratta dal Salmo 142.
Il rovescio della coniazione con iscrizione dedicatoria a quanti avrebbero ricevuto l’omaggio
Rovescio: nel campo la legenda ALESSANDRO ROSSI | 1819 . 21 NOVEMBRE . 1889 | AI SUOI COETANEI DI SCHIO | IN ATTESA | DELLA SECONDA VITA.
L’iconografia del dritto rimanda chiaramente alla “parabola della rete”, del Vangelo di Matteo (13, 47-52) e al Giudizio Universale: “Il regno del cielo è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva e poi, sedutisi, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti”.
Risalta la fede cristiana di Alessandro Rossi e la sua conoscenza delle Sacre Scritture. Il messaggio che il senatore intese dare è chiaro: al compimento dei suoi 70 anni di età, di cui 50 da imprenditore industriale, è giunto il momento di fare un bilancio della sua vita privata e lavorativa. Come il pescatore della parabola, allora, Rossi valuta il proprio operato nella vita terrena, andando col pensiero a quanto fatto per la famiglia e gli operai, avendo sempre chiara la speranza che oltre la vita terrena esiste una dimensione più importante cui aspirare, da guadagnare con opere di bene compiute in terra.
Il fatto che egli abbia voluto organizzare una grande festa, articolata in più momenti, da quello prettamente religioso nella “sua” chiesa di San Antonio Abate, a quelli più conviviali nell’edificio delle scuole elementari del Lanificio Rossi, nonché il bel pensiero di voler donare ai suoi convitati la bella medaglia commemorativa in argomento, vuol significare che in cuor suo era sereno.
La sua vita, spesa all’insegna del lavoro, dell’impegno, della ricerca di sempre nuove ed efficaci tecniche produttive, di sperimentazioni urbanistiche e investimenti in ambito sociale tesi a sostenere e migliorare le condizioni di vita materiali e spirituali dei propri operai, è stata certamente tale da farlo assurgere al rango di benefattore di Schio e del suo circondario, tanto da potergli assicurare una “seconda vita” nel Regno dei Cieli.
In nessuna memoria coeva che ha parlato di questa medaglia commemorativa si menziona la somiglianza delle fattezze del viso del pescatore, sul dritto della medaglia, con quelle del senatore. Effettivamente, ad un’attenta osservazione del viso effigiato sulla medaglia e del ritratto del Senatore in età avanzata, risalta una certa somiglianza.
Alessandro Rossi appare sul dritto della medaglia del 1889 nelle vesti del pescatore
Mentre tutte le memorie coeve all’evento, nonché le carte private di Alessandro Rossi conservate presso la Biblioteca civica di Schio, parlano solo di medaglie commemorative in argento, si conoscono anche medaglie di questo tipo in bronzo, certamente autentiche.
Questo piccolo mistero è stato risolto attraverso una conversazione avuta con un collezionista di Schio, che ha avuto modo di parlare di queste medaglie, molti anni fa, con un discendente di uno degli invitati alla festa del senatore: le medaglie di bronzo furono donate ai componenti del coro e alle dodici fanciulle che servirono il pranzo. Va sottolineato, per onore di correttezza, che non è stato possibile verificare, documenti alla mano, questa informazione.
Dunque, alla luce delle informazioni ufficiali e ufficiose fin qua raccolte, siamo in grado per la prima volta di accertare il numero di medaglie d’argento e di bronzo confezionate e donate dal senatore Alessandro Rossi, dato inedito da quanto mi consta.
Per quanto riguarda quelle d’argento, dalle memorie coeve della festa, nonché dai documenti manoscritti, alcuni di pugno del senatore, conservati presso la Biblioteca civica di Schio, è stato possibile accertare che, oltre che alle 81 persone invitate alla festa, queste medaglie vennero destinate anche ai seguenti soggetti: una al senatore Rossi; cinque ad alcune istituzioni rossiane; ben quindici agli otto figli del senatore e ad altre persone; dunque si ha un totale di 102 medaglie d’argento.
Visto che gli alunni delle scuole elementari del Lanificio che presero parte ai festeggiamenti del Senatore furono 100 e che le fanciulle che servirono il pranzo furono 12, in base a quanto sopra riportato, si perviene al numero di 112 medaglie di bronzo.
Sul conto dell’incisore milanese Antonio Donzelli, modellista e incisore di queste medaglie, la Rivista Industriale e Commerciale di Milano del 1894 ci informa che la sua ditta di medaglie e incisioni in metallo aveva sede nel capoluogo lombardo in Via Orefici 36, e che i suoi lavori artistici erano di fattura tale da giustificare commissioni da parte di municipi, accademie, istituti scolastici, esposizioni, banche, camere di commercio, società e vari stabilimenti industriali.
Le medaglie d’argento vennero donate dal Rossi custodite all’interno di un pregevole cofanetto rifinito in pelle color nocciola, dotato di oblò in vetro sul coperchio, e abbellito da fregi a motivi floreali e volute, incisi in foglia d’oro. Sul taglio del cofanetto si legge, in foglia d’oro, G. VIGANO’ – MILANO, marchio del produttore milanese di queste custodie. E’ stato possibile appurare che quella di Gaetano Viganò fu una ditta specializzata nella realizzazione di “astucci per gioie da signora ed orefici”, fondata a Milano nel 1849, premiata con la medaglia d’argento all’Esposizione nazionale di Milano del 1881 e che nel 1889, all’epoca della festa del senatore, aveva sede nel capoluogo lombardo in Via Broletto n. 5. Poche righe sopra, le foto di uno di questi cofanetti, giunto a noi purtroppo in condizioni di conservazione non ottimali.
Un approfondimento su Alessandro Rossi: appunti biografici
La famiglia di quello che sarà il più importante industriale italiano della seconda metà dell’Ottocento nonché senatore del Regno d’Italia, era di umili origini. Il trisavolo di Alessandro, Lunardo Rossi, nato nel 1690, visse di pastorizia sull’Altopiano di Asiago, come pure il bisnonno Zuanne. Questi possedette molte greggi in quel di Lusiana e col figlio Giovanni Maria avviò un’attività di intermediazione tra i produttori della lana e i maggiori fabbricanti del polo laniero di Schio.
Alessandro Rossi nacque a Schio (VI), in località Oltreponte, il 21 novembre 1819, da Francesco e Teresa Beretta, penultimo di sette figli. Le cronache del tempo lo descrivono come allegro, generoso, abile nei giochi, rispettoso ma, all’occorrenza, sempre pronto agli scherzi. Dopo aver frequentato il Seminario vescovile di Vicenza, i suoi interessi si avvicinarono all’architettura, alla lettura degli illuministi francesi, alla sociologia di Rousseau, agli studi di agricoltura, di commercio e di economia. Nel 1836 il padre Francesco lo chiamò a lavorare nella sua fabbrica come operaio, ed anni dopo Alessandro scriverà: “Per farmi operaio lasciai a 17 anni gli studi maggiori e venni a lavorare per oltre 30 anni, 14 e più ore al giorno in tutti i rami della mia industria”.
Nel 1839 il padre lo volle proprio collaboratore nella direzione dell’opificio. L’anno dopo l’opificio Rossi di Schio dovette rifornire di tessuti di lana alcuni stabilimenti in Inghilterra ed Alessandro non perse l’occasione per compiere un viaggio oltremanica e nell’Europa del Nord, per osservare e apprendere le tecniche produttive di quei luoghi. Infatti scriverà: “Partii con un doppio proposito, di ammirare quante più opere del genio umano fossero state create nelle arti, e di vedere quante più macchine lo stesso genio dell’uomo andava inventando […] tre forze mi attraevano, di cui noi eravamo scarsi e mancanti: quella dell’acciaio, del vapore e dell’elettricità”.
Nel 1889 i dirigenti del lanificio fecero realizzare questa medaglia di 63 millimetri, in argento e in bronzo, dedicata al 70° compleanno di Alessandro Rossi. Modellata da Angelo Cappuccio, fu prodotta da Johnson a Milano su coni incisi da Ludovico Pogliaghi
Seguì la strada tracciata dal padre, che ebbe il merito di aver introdotto per la prima volta in Veneto la filatura meccanica della lana. Nel 1845 prese la guida del Lanificio Rossi di Schio, facendolo divenire alla metà dell’Ottocento la maggiore azienda industriale della Penisola. Nel 1873 Alessandro riunì gli stabilimenti che aveva fondato a Piovene Rocchette, a Torrebelvicino e a Pievebelvicino, nel Lanificio Rossi S.p.a., del quale fu presidente a vita, che sarà la maggiore azienda italiana per addetti e fatturato fino al 1896.
Agendo in un’area caratterizzata dall’assenza di infrastrutture sociali, energetiche ed industriali, quale era l’Alto Vicentino nella seconda metà dell’Ottocento, dovette investire ingenti somme di denaro per finanziare la progettazione e costruzione di quelle infrastrutture ed edifici civili indispensabili allo sviluppo della sua azienda secondo le proprie avveniristiche idee. Finanziò e costruì centrali idroelettriche, le ferrovie Vicenza–Schio, Schio–Torrebelvicino e Schio–Piovene Rocchette–Arsiero, asili per l’infanzia, scuole per la formazione professionale.
Realizzò persino un intero quartiere residenziale, iniziato a Schio a partire dal 1872, noto come “Nuovo Quartiere” o “Nuova Schio”, appositamente pensato per dipendenti, quadri e dirigenti del lanificio. In questo modo egli potè trasformare un centro, la cui economia era fondata su agricoltura e minuto commercio artigianale, in un vero e proprio polo industriale all’avanguardia che, pur profondamente trasformato socialmente e produttivamente, era esente dallo squallore che caratterizzava i centri industriali inglesi ottocenteschi.
Un’altra medaglia per Alessandro Rossi risale al 1902, anno di inaugurazione del monumento all’illuminato industriale a Schio (bronzo, 53 millimetri) realizzata da Johnsono a partire dal modello dello scultore Giulio Monteverde
Convinto assertore dell’Unità d’Italia, nel 1865 fu deputato del Regno d’Italia e senatore dal 1870. Oratore e scrittore efficace, talvolta anche polemico, nelle più svariate materie: società, economia, finanza, moneta, scambi commerciali, agricoltura, industrializzazione, per comprenderne appieno personalità e moralità è importante rammentare un episodio che lo vide protagonista assieme alla nuora preferita, moglie del figlio Giovanni.
Nel 1884, trovandosi a Parigi per un evento internazionale, Alessandro Rossi ricevette una lettera dalla nuora che lo informava di aver acquistato un pony per il proprio figlio, chiedendogli di acquistare a Parigi una charrette in vimini per pony, allora di gran moda tra le persone agiate. Il senatore rispose di aver appreso dal direttore del Lanificio di Schio che avrebbe dovuto licenziare due operai e, verificato che il salario dei due corrispondeva alla somma dei costi della charrette e del pony, informò la nuora che avrebbe dovuto fare a meno della charrette, invitandola, nel contempo, a vendere il pony. Indubbiamente una bella lezione di moralità e sobrietà per tanti affaristi di oggi!
Alessandro Rossi morì il 28 febbraio 1898 nella sua villa di delizia di Santorso, ridente cittadina alle falde del Monte Summano, alle porte di Schio.
Bibliografia essenziale sulla figura e le opere di Alessandro Rossi
- Ferruccia Cappi Bentivegna, “Alessandro Rossi e i suoi tempi”, Firenze, 1955
- Giovanni Luigi Fontana “Schio e Alessandro Rossi. Imprenditorialità, politica, cultura e paesaggi sociali del secondo Ottocento”, 2 voll., Roma, 1958-1986
- Luca Sassi, Bernardetta Ricatti, Dino Sassi, “Schio – Archeologia industriale”, Schio (VI), 2013
- AA. VV., “Rossi. Storie ed opere di una famiglia che ha cambiato l’Italia e non solo” (a cura di Mariano Magnabosco), Vicenza, 2024
Bibliografia sulla medaglia del 70° compleanno di Alessandro Rossi
- Alfredo Comandini, “Medaglie italiane del 1889”, Milano, 1892
- Giovanni Lanza, “Il Giubileo operaio del senatore Alessandro Rossi a Schio – Ricordo della memoranda festa del 21 novembre 1889”, Torino, 1889 (estratto dal periodico “Silvio Pellico” 1889)
- Rivista Industriale e Commerciale di Milano e Provincia, Milano, 1894, pag.262 (notizie sull’incisore della medaglia, Antonio Donzelli)
- Giorgio Zucchello, “Un compleanno, una medaglia e il Senatore Rossi”, in Bollettino del Duomo. San Pietro, fascicolo 11, Schio, 1987
- Archivio personale di Alessandro Rossi conservato presso la Biblioteca Civica “Renato Bortoli” di Schio (Serie 27: carte private)