Tra quelle delle zecche minori dell’Emilia Romagna, le monete di Faenza sono tra le più rare dal momento che furono coniate solo durante le signorie di Astorgio I (1379-1405) e Astorgio III (1488-1501), entrambi della nobile famiglia dei Manfredi.
Per Astorgio III è nota la battitura di un testone con ritratto al dritto e il Cristo che esce dal sepolcro al rovescio, di estrema rarità. Per lo stesso personaggio e per Astorgio I sono invece censiti rari semplari di quattrino (fino a pochi anni fa indicati come piccioli) in mistura con rovesci dedicati al beato Novolone o a san Pietro e, sul dritto, una simbologia quanto mai inconsueta, una lancetta chirurgica a tre o a quattro lame.
Un rarissimo esemplare originale di quattrino di Faenza a nome di Astorgio III Manfredi (1488-1501) con al dritto la lancetta chirurgica a quattro lame e le gocce di sangue
Quest’ultima variante, in particolare, con al dritto il principe degli Apostoli, raffigura accanto a questo strumento chirurgico anche delle gocce di sangue; si tratta di una tipologia rarissima, a nome di Astorgio III (CNI 11-21, MIR 214) sulla quale ci vogliamo soffermare per comprendere meglio il significato di questa iconografia ricorrente sulle monete di Faenza.
Si tratta infatti di un’impresa, ossia di una forma di espressione araldica più libera rispetto allo stemma, che può essere una figura parlante, allusiva, emblematica o allegorica, legata alla famiglia e, come vedremo, alle sue origini.
Impresa araldica di Astorgio I Manfredi scolpita in arenaria (dal sito Niballo – Palio di Faenza)
Si legge, nelle pagine di approfondimento storico del Niballo – Palio di Faenza (qui il post completo): “L’impresa col salasso è già in uso presso i Manfredi fin dai primi tempi della loro attività politica sul territorio cittadino, ma in modo più marcato dalla fine del Trecento, esibito a ornamento delle insegne militari.
Partendo da questa constatazione che vede concordi gli storici, è possibile che l’impresa manfrediana del salasso voglia in modo più ragionevole ricondursi a un ricordo storico-familiare, fissatosi nell’impresa fin dai tempi più remoti. Non scarteremmo l’ipotesi di un ricordo professionale, riguardante qualche antenato simbolicamente illustrato nella figurazione.
Medaglia in argento realizzata dallo Stabilimento Johnson alcuni decenni or sono e riproducente l’unico, rarissimo testone di Astorgio I Manfredi per Faenza
Verso il Mille circa, infatti, la famiglia Manfredi — se dobbiamo dar credito al cronista Giovanni de Mussi (Piacenza, sec. XIV-XV) pubblicato dal Muratori — risiede già in Faenza e discende da un giovane e capace cavaliere ‘Manfredi de Regio’, che presso la corte dell’imperatore di Bisanzio Costanzo, nel IV secolo d.C., si innamora e sposa sua figlia Euride, dalla cui stirpe discendono diversi rami, come i Manfredi di Faenza, ‘de qua Domo descenderunt multi nobiles, sicut […] Manfredi de Faventia, qui sunt domini dictæ Civitatis Faventiæ […] Omnes isti vocantur filii Manfredi de Regio’.
Questo personaggio — che innegabilmente si perde tra i veli della leggenda — non è un titolato, ma un barbitonsore o forse un chirurgo, bello di aspetto e fortunato in amore. Da quella felice coppia sarebbero discese illustri famiglie, fra cui proprio quella dei Manfredi di Faenza”.


Interessante rifacimento sette-ottocentesco di un quattrino di Astorgio I Manfredi (1379-1405)
L’impresa del salasso – quindi la raffigurazione della lancetta chirurgica e delle gocce di sangue – sarebbero finite sulle monete di Faenza per questa ragione, anche se qualcuno ipotizza che il soggetto volesse significare la capacità dei Manfredi di “cavar sangue” da chi si opponeva alla loro signoria sulla città.
Per concludere, una nota sulle monete di Faenza per Astorgio I: praticamente mai apparse sul mercato “in originale”, sono invece note in forma di “rifacimenti” risalenti al XVIII o XIX secolo e – probabilmente – appartengono a questa categoria anche gli esemplari della ex Collezione Reale. Magari anche sua maestà Vittorio Emanuele III subì “un inutile salasso” nell’acquistarle a suo tempo…