Abbiamo già parlato, in questa rubrica dal titolo Quanto vale dedicata a neofiti e curiosi di monete italiane, della moneta da 1 lira Arancia (leggete qui), delle famose 500 lire d’argento Caravelle (approfondite qui) e delle monete da 2 lire spiga coniate dal 1946 al 1950 (approfondite qui). Eccoci ora a una nuova puntata…
Le “piotte” per eccellenza: a voi le monete 100 lire Minerva
Un’altra icona della numismatica italiana, le monete da 100 lire Minerva, al centro di questo nostro approfondimento “anti fake news”: quante volte infatti, senza peraltro mai parlare della storia, della bellezza e della longeva vita di questo spicciolo, avete letto di “valore inestimabile”, di “incredibile rarità” e della conseguente possibilità di guadagnare laute cifre vendendo le vecchie “piotte”?
In realtà, le monete da 100 lire Minerva – coniate ininterrottamente, per la circolazione, dal 1955 al 1992 – sono monete di base comunissime ma la loro storia è sì preziosa e meritevole di essere riscoperta. Si inizia a lavorare a questo nominale, in Zecca, fin dal 1950 quando Giuseppe Romagnoli modella il dritto con una elegante testa muliebre laureata volta a sinistra e il rovescio con la dea della sapienza che poggia la mano su un albero d’alloro. A incidere i coni provvede un altro talento assoluto del settore, il maestro Pietro Giampaolil.
Un rarissimo esemplare di progetto da 100 lire 1950 coniato in italma
Semplicissime anche le iscrizioni: REPVBBLICA ITALIANA al dritto, con quella “u” ancora in forma di “V”, così classica, e le due firme ROMAGNOLI e GIAMPAOLI INC. in basso, in caratteri minuti su due righe; sul rovescio solo il valore L. 100, il segno di zecca R, il millesimo di coniazione.
Monete da 100 lire Minerva: dai progetti alla produzione di serie
In quel fatidico 1950 vengono realizzati esperimenti in nichel, in camonital e in italma, di quel nominale che fino a prima della guerra era stato vestito sempre e solo d’oro: serve perciò, per far accettare agli italiani questo vero e proprio “salto nel futuro” – un futuro di ricostruzione, non certo semplice – una moneta che incarni il senso del valore, tanto che verrà realizzata in serie con diametro di ben 27,8 millimetri, spessore di 2,0 millimetri e peso di 8,0 grammi (bordo rigato).
Una 100 lire PROVA con data 1954: l’anno dopo sarebbe iniziata la produzione di serie
Nel 1954 pochi esemplari (oggi classificati R3) vengono battuti con la dizione PROVA e l’anno seguente la Zecca di Roma già sforna ben 8.600.000 di pezzi. Nel 1955 si sfiorano i cento milioni (99.800.000 monete, per la precisione) e il picco di produzione delle monete da 100 lire Minerva viene raggiunto nel 1979 con ben 351.533.600 pezzi. Nel 1984 e 1985, invece, le produzioni più modeste, 10.000.000 per anno, che tuttavia rendono queste monete del tutto comuni.
Anno 1990: entrano in scena le 100 lire formato “mignon”
La svalutazione e i costi di produzione, alla fine, incideranno anche sulle monete 100 lire Minerva, determinandone prima la riduzione di peso e diametro e poi la sostituzione con un nuovo tipo. Dal 1990 al 1992 entrano in circolazione (rispettivamente in 60, 140 e 164 milioni di esemplari), le cosiddette “mignon” – diametro ridotto a soli 18,3 millimetri e peso di 3,3 grammi – che tuttavia non piaceranno agli italiani e porteranno IPZS a sostituirle col nuovo tipo Italia turrita modellato da Laura Cretara.
La versione “mignon” delle 100 lire Minerva: qui un esemplare del 1991 con le cifre “99” della data “aperte” in basso, la variante più comune
Le monete da 100 lire Minerva di diametro ridotto, del resto, vanno incontro ad un’esigenza di economia produttiva dell’Istituto poligrafico e zecca dello Stato deciso, infatti, di riutilizzare i tondelli interni in acmonital “scartati” dalla produzione delle 500 lire bimetalliche per le 50 lire Vulcano, le nuove “piotte” devono essere dimensionate rispetto a queste in modo che siano poco più grandi e poco più pesanti.
Quanto valgono le 100 lire Minerva? Quasi nulla, con poche eccezioni
Se circolate, le monete da 100 lire Minerva valgono poco o nulla: solo gli esemplari in conservazione prossimi alla perfezione o in assoluto fior di conio, e solo delle date fino al 1967, hanno un pregio maggiore e quindi una certa appetibilità commerciale. Perché fino al 1967? Semplice, perché da quell’anno in poi la Zecca ha sempre commercializzato astucci delle serie divisionali che, come tali, garantivano la perfezione delle monete contenute.
Un esemplare da 100 lire datato 1967: anche se ormai “vintage”, è una moneta comune a motivo della produzione di ben 23.700.000 pezzi effettuata in quell’anno
Si segnala un’eccezione, tra le varianti, quella più nota e tuttora ricercata, la cosiddetta 1972/: la sbarretta a destra della data, infatti, dovuta alla frattura del conio ha creato questa “rarità” che, tuttavia, non è ricercata da tutti i collezionisti di monete della Repubblica Italiana i quali, nella maggior parte dei casi, si accontentano di un esemplare “normale”. Del resto, quella sbarretta non appare in nessun decreto di emissione… Per quanto riguarda le “mignon” sono meno comuni le monete del 1990 e 1991 con le cifre “99” della data chiuse in basso.
Ci sono poi le edizioni proof o, come si diceva anni fa, in “fondo specchio”: coniate dal 1985 al 1992, sono reperibili solo negli astucci speciali commercializzati all’epoca dalla Zecca. Monete più rare, indubbiamente
Moneta da 100 lire del 1972/: la variante rara con sbarretta a destra della data
Monete da 100 lire Minerva: date, tirature e curiosità
Se sommiamo tutti i contingenti di coniazione delle monete 100 lire Minerva dal loro debutto in circolazione nel 1955 alla fine della loro carriera, nel 1990, si ottiene – comprendendo anche le poche decine di migliaia di esemplari fondo specchio per i collezionisti – l’astronomica cifra di 2.627.499.105 di pezzi. E di questi, decine (o forse qualche centinaio) di milioni giacciono ancora nei cassetti degli italiani, piccole memorie in tondello di un’epoca ormai lontana.
Ma cosa si poteva acquistare con le monete 100 lire Minerva? Ad esempio, nel 1977 ne bastava una per bersi un bicchiere di spuma al bar e nel 1983 erano ancora abbastanza per far felice un bambino con un pacchetto di figurine Panini. E pensare che nel 1955, alla loro apparizione, le 100 lire erano sufficienti per un litro di vino sfuso, nel 1965 per due biglietti del tram ma… già nel 1975 per uno solo!
1955 | 8.600.000 | 1978 | 343.600.000 | |
1956 | 99.800.000 | 1979 | 351.583.600 | |
1957 | 90.600.000 | 1980 | 69.938.500 | |
1958 | 25.640.000 | 1981 | 122.280.000 | |
1959 | 19.500.000 | 1982 | 39.500.000 | |
1960 | 20.700.000 | 1983 | 25.000.000 | |
1961 | 11.860.000 | 1984 | 10.000.000 | |
1962 | 21.700.000 | 1985 | 10.000.000 | |
1963 | 33.100.000 | 1985 | 20.345 | |
1964 | 31.300.000 | 1986 | 18.000.000 | |
1965 | 36.440.000 | 1986 | 17.500 FS | |
1966 | 52.500.000 | 1987 | 25.000.000 | |
1967 | 23.700.000 | 1987 | 10.000 FS | |
1968 | 34.200.000 | 1988 | 23.000.000 | |
1969 | 27.710.000 | 1988 | 9.000 FS | |
1969 | 310.000 | 1989 | 34.000.000 | |
1970 | 25.011.000 | 1989 | 9.260 FS | |
1971 | 24.900.000 | 1990 | 60.000.000 | |
1972 | 31.170.000 | 1990 | 9.400 FS | |
1973 | 30.780.000 | 1991 | 100.000.000 | |
1974 | 62.000.000 | 1991 | 11.000 FS | |
1975 | 106.000.000 | 1992 | 164.000.000 | |
1976 | 160.000.000 | 1992 | 9.500 FS | |
1977 | 253.980.000 |