Si fa presto a dire Giubileo… Papa del pontificato più lungo nella storia di Santa romana Chiesa (fatta eccezione per quello di san Pietro), Pio IX Mastai Ferretti nei suoi complicati 31 anni e mezzo sul soglio petrino non ebbe certamente un rapporto facile – tra gli altri – con gli anni santi. Anzi. Dei due giubilei canonici “caduti” nel suo regno nessuno di questi si svolse regolarmente. Tutt’altro.
Da poco scelto dallo Spirito Santo come successore di Gregorio XVI, che lo aveva creato cardinale nel 1840, il 24 novembre 1848 dopo l’omicidio del neo presidente del Consiglio pontificio Pellegrino Rossi ad opera dei carbonari, Pio (che pure si era aperto a concessioni e ad un relativo ammorbidimento di censura e repressioni), si dà alla fuga vestito da sacerdote rifugiandosi nel vicino ed amico Regno di Napoli.
Curiosa e rara medaglia in stagno del 1850 (51 grammi per 60 millimetri) che ricorda il ritorno a Roma di Pio IX da Gaeta passando per Portici e Civitavecchia
L’esilio partenopeo dura un anno e mezzo e così, quando nell’aprile 1850 il papa rientra in una Roma festante e reduce dalla breve esperienza repubblicana interrotta dai francesi di Napoleone III, a tutto pensa tranne che ad aprire un Giubileo che capita nel momento sbagliato. C’è una città da rimettere in piedi, ci sono leggi e istituzioni da rifondare con animo molto meno liberale di quanto il pontefice di Senigallia non abbia saputo fare nei primissimi anni di regno.
E’ un Pio IX ormai anziano e amareggiato dalle vicende politiche d’Italia quello che appare sulla medaglia legata al Giubileo 1875, indetto ma mai celebrato
Gli anni trascorrono veloci. Pio IX abitua l’élite amante del genere ad una vasta produzione monetale e, soprattutto, medaglistica: il corpus del Mastai Ferretti è tra i più possenti della storia pontificia. Ma il succedersi degli eventi non si ferma ad apprezzare l’eccelsa raggiunta qualità e la finezza artistica dei coni e romani ed anzi nel giro di pochi anni tutto cambia.
Nel 1859 la Seconda guerra di Indipendenza apre le porte all’Unità d’Italia che si concretizza nel 1861, sotto la guida sabauda: si sostanzia nella valanga di plebisciti che sanciscono, prima e dopo quella data, l’annessione della quasi totalità della Penisola fatta eccezione per l’attuale regione Lazio, ma già priva della provincia di Rieti.
Lo stemma Mastai Ferretti, le chiavi, la tiara, i nastri: un’elegantissima araldica circondata su medaglia dalla legenda celebrativa dell’Anno Santo 1875
Lo Stato pontificio resta costretto tra il Tirreno ed un Regno d’Italia che lo circonda e che, una volta persa la protezione dei francesi (ad inizio settembre 1870 Napoleone III abdica dopo la disfatta di Sedan nella Guerra franco-prussiana), ne fa un sol veloce boccone il 20 settembre, trascinando il tricolore nella Città eterna attraverso la breccia di Porta Pia.
Ma Pio IX non molla: dopo aver scomunicato Vittorio Emanuele II (provvedimento poi ritirato col re sul letto di morte), si dichiara prigioniero in Vaticano e da quel giorno, per quanto è dato a sapersi, non mette più piede fuori dal Vaticano, dove aveva scelto di risiedere vent’anni prima rientrando da Gaeta.
È in questa Roma che cade il Giubileo “comandato” del 1875. Pio IX lo annuncia ma non lo apre, in permanente posizione di contrasto nei confronti del Regno d’Italia che con la “Legge delle guarentigie” lo relega a suddito – per quanto speciale – in quella città che dal 1871 è diventata la Capitale d’Italia.
Prove di conio del dritto e del rovescio della medaglia “giubilare” del 1875 battute in piombo placcato rame: una coppia di estrema rarità apparsa sul mercato
Eppure, di quel Giubileo non celebrato qualche traccia resta: nel libello pubblicato, ad esempio, da don Giovanni Bosco, il santo dei ragazzi fondatore dei Salesiani, ma anche in una (relativa) produzione medaglistica a carattere per lo più votivo. Si tratta di qualche souvenir per i turisti che capitano in zona in quel periodo e poco più: l’ostinata rinuncia del pontefice a celebrare funzioni giubilari ufficiali (ad iniziare dall’apertura della Porta Santa la notte di Natale) impedisce la consueta celebrazione in metallo.
Tra le poche testimonianze resta l’imponente medaglia straordinaria incisa da Franziskus Langmann coniata nel 1875: al dritto il profilo, rivolto a sinistra, di Pio IX con mozzetta e stola e l’iscrizione HIC EST SUCCESOR S. PETRI – CAPUT ECCLES CATHOLIC (“Qui è il successore di San Pietro – Capo della Chiesa cattolica”). Al rovescio lo stemma papale coronato da chiavi e triregno con l’iscrizione SANCTI JUBILAEI MEMORIAE ET HONORIS CAUSA ANNI CHRISTI (“In memoria del Santo Giubileo e per l’anno di Cristo”).
La versione del 1877 della medaglia opera di Franziskus Langmann: anche questa molto rara, celebra i cinquant’anni dall’ordinazione ad arcivescovo
Un raro conio da 64 millimetri per 95 grammi, in bronzo dorato ed argentato le cui facce vennero poi riprese nel 1877 per una medaglia molto simile, realizzata in memoria del giubileo episcopale di Pio IX (morto il 7 febbraio 1878, un mese dopo l’eterno rivale Vittorio Emanuele II), al rovescio sia con iscrizione che senza.
La notte di Natale di un secolo e mezzo, dunque, fa la Porta Santa di San Pietro restava inesorabilmente chiusa, per un Giubileo annunciato ma mai aperto. Primo Anno Santo dei tre che sarebbero caduti nell’era complicata dei papi “prigionieri in Vaticano”. Il 24 dicembre di quest’anno papa Francesco aprirà il Giubileo 2025.