Questa puntata della nostra galleria dal titolo Una vita per la numismatica è dedicata ad un personaggio, Quintilio Perini, accusato di “alto tradimento” per aver niente meno che collaborato con il re d’Italia nella stesura del Corpus Nummorum Italicorum.

Ma chi era mai Quintilio Perini? Nacque il 24 marzo 1865 a Mattarello (siamo in provincia di Trento), paese un tempo appartenente alla Contea del Tirolo nell’Impero Austro-Ungarico – a pochi chilometri da dove abita chi scrive queste righe – e fu un numismatico, storico e chimico farmacista. Si laureò in Farmacia all’Università di Innsbruck nell’anno 1889.

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Assai interessato alle zecche del Nord Est d’Italia, Quintilio Perini pubblicò fra le tante anche una monografia sulla zecca di Treviso nel 1904

Si applicò in seguito agli studi di numismatica e di storia trentina quando la sua professione di farmacista glielo permetteva. Aprì una farmacia a Rovereto ma riuscì anche a viaggiare in America per apprendere la conoscenza dei diversi medicinali e della loro produzione industriale. Collezionò e studiò monete dell’Italia medioevale, specialmente quelle delle zecche del Trentino e del Veneto, e approfondì in alcuni saggi le medaglie e le monete della Repubblica di San Marino.

Le pubblicazioni a firma di Quintilio Perini apparvero in riviste trentine, italiane ed estere. Il re Vittorio Emanuele III lo volle come collaboratore per la realizzazione del suo Corpus Nummorum Italicorum. In particolare stiamo parlando del sesto volume comprendente le zecche minori delle Tre Venezie, della Dalmazia e dell’Albania, che uscì in ritardo come noto, dopo le pubblicazioni del settimo e ottavo volume. Ciò fu dovuto all’attesa dell’esito della prima guerra mondiale.

Con Vittorio Emanuele III collaborò alla stesura del sesto volume del Corpus dedicato alle zecche minori del Veneto, di Dalmazia e Albania edito nel 1922

Alla Corte di Vienna infatti non vedevano di buon occhio che “officine monetarie” entro i confini dell’allora Impero Austro-Ungarico fossero inserite nel Corpus e incaricarono il numismatico Quintilio Perini di scrivere al re d’Italia pregandolo che volesse “almeno pubblicare le monete di quelle zecche come supplemento alla fine del volume”. Ma a questa richiesta il re non volle corrispondere, perché aveva già pubblicato monete di regioni come la Corsica, la Savoia e il Canton Ticino, che già non facevano più parte del Regno d’Italia, e non intendeva derogare dalla regola per quelle del Trentino e dell’Istria.

Quindi? Ecco che Quintilio Perini fu accusato dagli Austriaci di alto tradimento e andò esule a Milano fino al termine della guerra, il sesto volume fu pubblicato nel 1922, quindi quatto anni dopo, ma in ordine a questa vicenda del Perini daremo particolari più avanti.

Il castello di Rovereto, città in cui il Perini visse gran parte della sua vita, in una cartolina d’epoca

In quasi quarant’anni diede alle stampe la bellezza di 174 pubblicazioni. Fu noto come numismatico e collezionista di monete in particolare delle zecche delle Tre Venezie. Si narra che all’inizio della Prima guerra mondiale fosse in possesso di una delle più preziose collezioni dell’Italia settentrionale. Ma vediamo come scriveva scorrendo gli Atti della Imperial Regia Accademia di Scienze, lettere ed arti degli Agiati di Rovereto anno 1898, il testo è intitolato Numismatica. Memoria del Socio Q. Perini.

“Ripostigli. E’ già da un mezzo secolo e più che i nostri numismatici non hanno avuto l’occasione e la fortuna di fare soggetto dei loro studi tanto materiale, quanto ne venne alla luce in questi due ultimi anni nel nostro paese. E per vero furono scoperti tre ripostigli di monete, e numerose sono le medaglie coniate in varie occasioni.

Cartolina irredentista italiana del periodo della Prima guerra mondiale

Il primo scoperto nella vicina Marco nell’autunno del 1896 racchiudeva una trentina di monetine d’argento delle zecche di Bamberg, Wurzburg e Merania, fra queste ultime alcune inedite e di somma importanza per la numismatica tedesca […]. Marco ha portato alla luce in questo secolo vari ripostigli di monete romane, come si possono riscontrare nelle opere del Noriller, Orgles, Orsi. Uno di questi consta di una sessantina di Antoniniani del III secolo, posseduti dall’autore […]. Un terzo ripostiglio non è veramente nel Trentino, ma in un paese vicino, nella valle di Agordo, che confina colle valli di Fiemme e di Fassa. Consta di circa 17.000 denaretti delle zecche di Venezia, Verona e Trento […]”.

Tra tutte queste monete si trovava anche un “denaretto anonimo, la moneta più antica trentina fino ad ora conosciuta, essendo della seconda metà del secolo XII, presenta da ambe le parti racchiusa in un cerchio la mitra vescovile coll’iscrizione EPISCOPUS – con la S in orizzontale – da un lato e DE TRENTO dall’altro”. Ma dov’era questo ripostiglio? Presto detto, Perini continua “Il ripostiglio si trova quasi nella sua integrità nelle mani dell’autore, il quale si riserverà, oltre al cenno fatto dall’Ostermann, di pubblicare uno studio a parte sullo stesso”.

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Un’altra delle officine monetarie medievali indagate da Quintilio Perini fu Verona con una monografia stampata nel 1902

Tuttavia Quintilio Perini è autore anche del libro Le Monete di Verona, scritto nel 1902. Quest’opera è una descrizione dettagliata delle monete emesse a Verona e nei territori circostanti dal periodo romano fino al XIX secolo. Il volume contiene informazioni sulle caratteristiche delle monete, sulle loro iscrizioni e sulle immagini presenti sulle stesse. Vengono altresì fornite notizie sulle diverse epoche e sui personaggi effigiati sui nummi.

Leggiamo le prime righe dell’introduzione a questo volume: “Un erudito veronese, G. Iacopo Dionisi, in sullo scorcio del XVIII secolo, trattò diffusamente intorno all’origine ed ai progressi della zecca della sua città natale in un’opera che fu pubblicata da Guid’Antonio Zanetti nella Nuova raccolta delle monete e zecche d’Italia. Le sue dissertazioni, quantunque dotate e corredate di numerose note da questo valente numismatico, hanno però i difetti del tempo in cui furono dettate, ed oggidì male reggerebbero alla critica più superficiale […]”.

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Eclettico nella passione collezionistica come nella ricerca, Perini studiò anche le monete (e pseudo monete) della Repubblica Romana del 1848-1849 in un saggio del 1903

Abbiamo parlato di Verona ma il Perini realizzò pubblicazioni anche sulle zecche di Treviso, San Marino, Padova, Aquileia, Vicenza, Correggio, Merano, Trento, Francoforte sul Meno, Gorizia, Modena, Ivrea, Soragna, Repubblica Romana anno 1849, Gazoldo degli Ippoliti (Mantova) ecc. Il Perini “in tutti i suoi lavori” ebbe una indiscussa competenza storico numismatica ed un senso squisito di indagine e di investigazione storica delle fonti documentarie e non solo.

Ma non solo, si dedicò anche alla storia trentina, e negli anni 1893-1914 diede alle stampe numerosissimi articoli apparsi su varie riviste. Fu rappresentante  delle terre italiane irredente per conto dell’Accademia degli Agiati di Rovereto al Congresso internazionale di Scienze Storiche tenutosi a Roma nel 1903.

Altre due cartoline satiriche in cui il re numismatico “maltratta” l’imperatore Francesco Giuseppe d’Austria-Ungheria: risalgono alla fine della Grande guerra

Nel 1915, allo scoppio della guerra, ebbe varie grane: dovette sospendere le sue pubblicazioni e a suo carico venne imbastito un processo per alto tradimento. Ma cosa accadde? La polizia austriaca entrò nella sua casa, sequestrò tutta la sua corrispondenza e nel corso dell’inquisizione la biblioteca del Perini, famosissima e unica per numero e rarità delle opere storico numismatiche conservate, e la sua preziosissima raccolta numismatica, furono disperse.

Come leggiamo da un copia originale della relazione della Imperial Regia Commissione incaricata da un ordine del LV Komdten n. 5432 di eseguire perquisizioni nelle case di cittadini roveretani politicamente sospetti certamente già da tempo nelle liste della polizia austriaca, nonché nelle sedi delle associazioni. In questa lista leggiamo una sessantina di nomi, persone del ceto borghese in parte intellettuali, ma anche agenti di negozio o commercio.

Le perquisizioni ebbero luogo tra il dicembre 1914 e il gennaio 1915 nelle dimore di cittadini che le avevano abbandonate in vista della guerra con l’Italia ed erano riparati nel Regno d’Italia o in Svizzera per sfuggire ad eventuali persecuzioni. Ma leggiamo: “Le seguenti case e dimore furono sottoposte a meticolosa perquisizione estesa dalle cantine alle soffitte:” e tra gli inquisiti altri troviamo “16. Quintilio Perini farmacista […] fuggito in Isvizzera”.

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Ebbe ben due edizioni, questa è la seconda del 1909, la ricerca di Quintilio Perini sulla “giovanissima” numismatica della Repubblica di San Marino

In calce alla relazione leggiamo quindi: “Una parte delle citate persone sono a me stesso note e, in gran parte, ai membri della Commissione come politicamente sospetti e ossequienti alle idee irredentistiche, le altre, come tali da confidenti, insospettabili” e la puntualizzazione che “La maggior parte delle abitazioni furono trovate forzate, altre fortemente devastate, per cui il lavoro della Commissione fu reso più pesante”.

Inoltre, “Nella maggior parte dei casi si verifica nella disposizione dei mobili e dell’imballaggio una accurata preparazione per la partenza. Cornici vuote e piedistalli di statue lasciano concludere che quadri e statue furono tempestivamente e liberamente allontanati dalle pareti. Ciò non ostante si rinvennero numerosi quadri e busti di Garibaldi, di membri di Casa Reale italiana, di Mazzini ecc. ecc. Soltanto in un unico caso la Commissione rinvenne un ritratto di Sua Maestà il nostro Imperatore e uno dell’Imperatrice Elisabetta e cioè presso Silvio Defrancesco (N. 28), certamente proveniente dal padre, un capoposto della Gendarmeria in pensione e politicamente insospettabile […]”.

Il materiale sequestrato fu in parte “aggiustato” (“geschlichtet”, NdA) con la notificazione che “le figure in gesso e i busti furono frantumati in loco”. Allora forse, letto tutto ciò, la collezione numismatica del Perini non fu dispersa? Visto che si poteva più facilmente trasportare rispetto al ponderoso contenuto della biblioteca, chissà.

Nato sotto le auguste maestà “Cecco Beppe”  e “Sissi”, il Perini si sentiva italiano e per questo durante la Grande guerra rifugiò a Milano con la famiglia

Annotiamo anche che Quintilio Perini fu pure esperto di sfragistica e pubblicò opere anche sui sigilli di numerosi tridentini, famiglie come Castelbarco, Fedrigotti, Lodron e altre. Insomma, il nostro fu un numismatico importantissimo e un cultore di storia patria e irredentista fervente. Lottò perché la storia di Rovereto, fin dai tempi più antichi, fosse portata alla luce e fosse studiata da “quei giovani che si preparavano alle battaglie irredentistiche per la liberazione del Trentino e l’annessione all’Italia”. Non so a Voi, ma a me è venuta la pelle d’oca.

Fu socio corrispondente della Società Numismatica Italiana dall’anno 1893, dal 1895 socio dell’American Numismatic and Archaelogical Society di New York, dal medesimo anno socio corrispondente della K. K. Central Commissione fur Kunst-und Historische Denkmale di Vienna, dal 1897 socio della Societè royal de numismatiqe belge di Bruxelles, e poi di sodalizi di Ginevra, Monaco di Baviera, di Parigi, di Dresda, di Napoli, di Torino.

Nominato cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia motu proprio da Vittorio Emanuele III di Savoia, morì a Rovereto il 15 agosto del 1942 lasciandoci il ricordo di un numismatico formidabile e di uomo altrettanto speciale!