Fin dal XIX secolo le forme della cartamoneta sono state usate per attirare l’attenzione sulla pubblicità dei prodotti più diversi: eccone alcuni esempi

 

di Renzo Bruni | La contraffazione di banconote in corso legale è un fenomeno antico. Come riporta il sito della Banca d’Italia: “Poco dopo l’immissione in circolazione di nuovi tipi di banconote si ritrovano già i primi esemplari contraffatti. Inizialmente di scarsa pericolosità, essi diventano sempre più insidiosi, maggiormente somiglianti nei disegni e nei colori e con elementi di sicurezza apparentemente tanto ben riprodotti” [1].

La falsificazione di banconote costituisce un reato ed è un fenomeno a cui le banche centrali pongono la massima attenzione in quanto, se non tenuto sotto controllo, può minare la fiducia del pubblico nella valuta, mettendone a repentaglio l’integrità [2].

banconote e pubblicitàLa falsificazione è combattuta non solo con le pene fissate dal legislatore, ma anche dalle autorità bancarie preposte con vari metodi, quali, ad esempio, l’uso di inchiostri e carte particolari, l’inserimento nei disegni di dettagli complessi e di difficile riproduzione o di elementi interni alla carta stessa come la filigrana o il filo di sicurezza, gli ologrammi e altri accorgimenti.

L’azione continua di sostituzione delle banconote logore in circolazione consente di mantenere elevata la qualità del contante e di conseguenza agevola il riconoscimento e il ritiro dalla circolazione delle falsificazioni. A volte, però, le banche centrali sotto state indotte ad accelerare la sostituzione dei biglietti emessi con altri di nuovo tipo più sicuri.

Comunque, nella stragrande maggioranza dei casi le falsificazioni non impensieriscono gli addetti ai lavori in quanto sono facilmente individuabili, ma, presso il grande pubblico, possono ingannare almeno i più disattenti, complice anche la fretta e l’abitudine tutta italiana a non esaminare abbastanza attentamente il denaro [3].

Accanto alle falsificazioni, oggetto di innumerevoli opere alle quali rimandiamo per ulteriori approfondimenti, sono note anche alcune tipologie di “riproduzioni” che hanno comunque un legame inscindibile col circolante cartaceo.

Nella mostra tenutasi a Bologna nel dicembre 2012 dal titolo Il vero e il falso e nel relativo catalogo venne dedicato uno spazio alle “banconote di fantasia”, termine con il quale vennero definiti quei “biglietti estremamente particolari che imitano soltanto nella forma i corrispondenti esemplari stampati dalle banche autorizzate” [4].

Questo fenomeno ebbe un notevole sviluppo negli anni successivi all’unità d’Italia caratterizzati da veloci cambiamenti del sistema monetario e, conseguentemente,della massa circolante, e dall’affermazione di una massa consistente e variegata di emissioni cartacee effettuate da una pluralità di emittenti, non tutti autorizzati, che crearono confusione e generarono moltedifficoltà a quella parte di popolazione ancora analfabeta [5].

Infatti, come evidenziano gli autori, queste “banconote di fantasia” avevano “come vittime predestinate proprio gli analfabeti che non sapendo leggere potevano cadere nel tranello” [6]. In effetti, conoscendo poco la cartamoneta delle varie banche [7] e quella consorziale [8], molte persone accettavano questi biglietti che “somigliavano molto agli originali dal punto di vista grafico, ma erano in realtà completamente differenti nei testi e nei contenuti.

banconote e pubblicitàSi ricevevano così “dieci baci” o “cinquanta libri” oppure “Duecentocinquanta gioie” al posto delle corrispondenti “lire”.  Molti biglietti riportano al posto del nome dell’emittente delle intestazione decisamente goliardiche, quali: “Banca della Ricchezza Mobile”, Banca del Buonumore” oppure “Banca dell’Inflazione”.

Inoltre, spesso, nei testi prendevano in giro le stesse persone che li accettavano, con, ad esempio, frasi deltipo: “La legge punisce con 100 anni di galera chi avrà un marengo in oro in tasca e chi spezzerà il buon vino” oppure “colui che accetta il presente biglietto in pagamento cambio sarà condannato a prigionia forzata a tempo” od ancora “la legge punisce e non garantisce i falsi amori e chi usa nelle famiglie la immortalità e chi introduce nelle stesse quale apportatore di discordie e non di pace” [9].

Il fenomeno attirò l’attenzione delle pubbliche autorità, ma non era così facile arginarlo in quanto la legge, come era anche riportato sui biglietti autentici, puniva solamente i reati della produzione e dello spaccio di moneta falsa, mentre questi biglietti erano, appunto, di “fantasia”. Probabilmente sfruttando tutto questo edil concetto che ritiene il denaro uno dei beni più ambiti dell’uomo, si diffuse, dalla fine dell’800, anche la riproduzione di banconote effettuate per motivi pubblicitari.

L’idea degli abili pubblicitari utilizzava le immagini di banconote per dare maggior visibilità al messaggio pubblicitario. A conferma di questa asserzione proponiamo la seguente domanda: se trovate per terra un biglietto pubblicitario “anonimo” lo raccogliete? Forse no. Se invece il biglietto sembra una delle banconote che avete in tasca? Probabilmente si.

Sicuramente, in quegli anni, come successe con i biglietti di fantasia, questi biglietti furono utilizzati per imbrogliare quella parte di popolazione ancora analfabeta o poco attenta. Tra le ditte che fecero massiccio uso di queste “riproduzioni” con un alto livello di “fedeltà” del disegno figura la fabbrica milanese Achille Banfi. Eccone alcuni esempi.

Biglietto pubblicitario dell’Amido Borace Banfi. interessante l’invito: “DONNE ITALIANE FAVORITE L’INDUSTRIA NAZIONALE” (fonte).

Il predetto biglietto ha ripreso le caratteristiche del biglietto della Banca Nazionale nel Regno d’Italia da Lire 100 emesso dal 1894 al 1896 (fonte).

banconote e pubblicità

Ecco due successivi biglietti della ditta Banfi. Sul verso riportano utilissime indicazioni sul “METODO PRATICO PER STIRARE A LUCIDO LA BIANCHERIA”.

I predetti biglietti hanno ripreso le caratteristiche del recto dei biglietti di Stato da lire 5 e 10 con l’effige di Umberto I emessi dagli anni ’80 del XIX secolo (fontefonte).

Due ulteriori biglietti della ditta Banfi, come si vede attivissima nell’uso di questi volantini di pubblicità. Sul verso riportano indicazioni atte ad agevolare l’acquisto non solo del “solito” amido, ma anche del sapone Banfi. Questi biglietti furono prodotti dalla società Cartotecnica Italiana, con grande, forse troppa, “precisione” (fonte).

Mentre il 10 lire ha ripreso, ancora una volta, il recto dei biglietti di Stato di Umberto I, la cui emissione è continuata anche durante il successivo regno di Vittorio Emanuele III, il biglietto da 5 lire ha ripreso le caratteristiche del recto del biglietto di Stato con l’effige Vittorio Emanuele III emesso dal 1904 al 1925 (fonte).

banconote e pubblicitàStrettamente legato a questi ultimi due biglietti illustrati è un fatto di cronaca [10], riportato dal Corriere Milanese del 2 settembre 1908, che vede quale protagonista la fabbrica che li produsse, la società Cartotecnica Italiana, con grande, forse troppa, “precisione”. Il quotidiano racconta, con ampi dettagli, la storia delle indagini sullo spaccio di alcuni biglietti falsi da lire 1000, che, risultati prodotti da questa azienda, portarono all’arresto del “gerente” e del “capo litografo” e ad un conseguente sequestro dello stabilimento.

Come evidenzia l’articolo, con l’irruzione nella fabbrica ed i primi sommari interrogati, vennero lasciate in libertà tutte le operaie mentre furono tradotti “a San Fedele tutti gli uomini”. Dagli approfondimenti risultò che “gli operai sono tutti d’accordo nell’ammettere di avere preso parte alla fabbricazione dei biglietti incriminati, ma sostengono contemporaneamente d’averlo fatto convinti che si trattasse di biglietti rèclame”.

Le autorità credettero alla buona fede di buona parte di loro, “perché nella fabbricazione ognuno aveva una parte speciale; soltanto qualcuno aveva la necessità di vedere il biglietto falso finito”. Infatti, oltre ai due principali attori, vennero trattenuti solamente due operai ritenuti loro complici in quanto sicuramente a conoscenza di quanto succedeva in alcuni ambienti della fabbrica, ed il disegnatore. Purtroppo non abbiamo reperito ulteriori notizie sull’esito del processo. La ditta, già in difficoltà, fu poi dichiarata fallita.

Evidenziamo, infine, che il giornalista era decisamente informato sulle disposizioni vigenti in materia, infatti, riferendosi ai biglietti réclame della ditta Banfi, asserisce che “furono poi proibiti dall’autorità, in seguito alla recente approvazione, se non erriamo, di una legge che ne vieta la distribuzione”. Infatti non si sbagliava!

Il 16 luglio 1908 era stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 165 la legge 5 luglio 1908, n. 388, che proibiva “la fabbricazione, la emissione e la circolazione, per qualsiasi scopo, di qualunque genere di biglietti o stampati imitanti o simulanti, in tutto o in parte, nel recto o nel verso, sia i biglietti di Stato o di Banca nazionali o esteri, sia qualunque altra titolo rappresentante valoridi Stato o di Banca”. Le multe erano le stesse previste dall’art. 141 del testo unico di legge sugli Istituti d’emissione approvato col regio decreto 9 ottobre 1900, n. 373, per i falsificatori.

Ovviamente, nei mesi successivi alla pubblicazione del decreto, la fabbrica Achille Banfi abbandonò l’uso di biglietti pubblicitari imitanti le banconote in corso e continuò le sue campagne pubblicitarie con biglietti con figurazioni di pura fantasia. Comunque, pur in presenza di queste chiare disposizioni [11], il fenomeno non si esaurì.

Però, la qualità e la somiglianza di queste “riproduzioni” furono decisamente più scarse, proprio per non incorrere in sanzioni. Infatti l’articolo 453 del codice penale [12] considera non penalmente rilevanti alcune contraffazioni, tra cui il falso grossolano. Come riportano molte sentenze [13], la grossolanità della contraffazione si verifica quando il falso sia riconoscibile “ictu oculi” da qualsiasi persona di comune discernimento senza dover fare riferimento alla competenza di soggetti qualificati, e non possa in alcun modo trarre in inganno la generalità delle persone. Ecco alcuni esempi di queste riproduzioni  “grossolane”.

Biglietto pubblicitario valevole come buono sconto da lire 50 della ditta Fordez, specializzata in tessuti, con sede a Milano (fonte).

Il predetto biglietto ha ripreso i disegni delle 50 Lire modello Barbetti “Grande L”, senza matrice, emesse dalla Banca d’Italia durante la Seconda guerra mondiale (fonte).

Biglietto con una riproduzione decisamente “goliardica” della banconota, in linea con l’oggetto che pubblicizza: si tratta infatti del settimanale di cinema, teatro, spettacoli e divertimenti Buondivertimento (fonte). Il predetto biglietto ha ripresoil recto delle 100 Lire modello Barbetti – Grande B, senza matrice, emesse dalla Banca d’Italia dal 1926 fino alla fine del Regno (fonte).

Anche nel periodo repubblicano il fenomeno fu molto diffuso, grazie all’affermazione delle nuove tecnologie per la riproduzione fotografica e la stampa [14]. Quasi tutte le tipologie di banconote furono prese di mira; ovviamente i preferiti erano i tagli di maggior valore. Questi biglietti vennero utilizzati da aziende operanti nei settori più disparati, con prevalenza di quelle che producevano prodotti per la casa. Spesso i biglietti erano dei veri e propri buoni sconto.

Al riguardo così scriveva Roberto Mori nel 1984: “In questi ultimi anni l’uso di stimolare gli istinti consumistici della società del presunto benessere con seducenti immagini di banconote è invalso un pò ovunque e i pericoli di frode insiti in questo andazzo sono tutt’altro che potenziali” [15].

Infatti lo stesso autore ci evidenziava che “Con queste riproduzioni per gli imbroglioni il grosso del lavoro è già fatto e serve solo un tantino di faccia tosta per rifilare a qualche sprovveduto il volantino che reclamizza la possibilità di risparmio connesse con l’acquisto di un certo detersivo biodegradabile” [16].

banconote e pubblicitàBiglietto pubblicitario del canale televisivo a pagamento SKY ATLANTIC HD (fonte). Il predetto biglietto riproduce fedelmente la banconota della Banca d’Italia da Lire 100.000 primo tipo emessa agli inizidegli anni ’80 del secolo scorso (fonte).

Con l’avvento dell’euro la Banca Centrale Europea ha emanatoprecise norme che contribuiscono ad assicurare che una riproduzione non possa essere confusa con una banconota autentica, aiutando quindi a preservare la fiducia nella moneta unica [17].

Innanzitutto l’articolo2, paragrafo 1della Decisione BCE/2013/10 [18]chiarisce che “per «riproduzione» intende qualsiasi immagine tangibile o intangibile che utilizza tutta o parte della banconota in euro […], ovvero parti dei singoli elementi figurativi, quali, inter alia, colore, dimensioni e uso di lettere o simboli, la cui immagine possa somigliare o dare l’impressione generale di una banconota in euro autentica, indipendentemente da: a) la dimensione dell’immagine; b) il materiale (o i materiali) ovvero la tecnica (o le tecniche) usate per produrla; c) se siano stati alterati o aggiunti gli elementi del disegno della banconota in euro, comprese lettere o simboli”.

L’utilizzo delle immagini delle banconote in euro non è soggetto ad autorizzazione preventivama, in base a “l’articolo 2, paragrafo 3, della Decisione BCE/2013/10[19], sono considerate lecite: a) riproduzioni su un solo lato di una banconota in euro, come descritta nell’articolo 1, a condizione che le loro dimensioni siano uguali o superiori al 125 % sia in lunghezza che in larghezza, ovvero uguali o non superiori al 75 % sia in lunghezza che in larghezza rispetto alle dimensioni della banconota in euro corrispondente, come descritta all’articolo 1; b) riproduzioni su entrambi i lati di una banconota in euro, come specificato dall’articolo 1, a condizione che le dimensioni delle stesse siano uguali o superiori al 200 % sia in lunghezza che in larghezza, ovvero uguali o non superiori al 50 % sia in lunghezza che in larghezza, rispetto alle dimensioni della banconota in euro corrispondente, come descritta all’articolo 1; c) riproduzioni di singoli elementi figurativi di una banconota in euro come descritta nell’articolo 1, a condizione che tali elementi figurativi non siano raffigurati su uno sfondo rassomigliante a quello di una banconota; d) riproduzioni su un solo lato raffiguranti una parte del fronte o del retro di una banconota in euro a condizione che tale parte sia inferiore ad un terzo dell’originale del fronte o del retro della banconota in euro così come descritta nell’articolo 1; e) riproduzioni in materiale nettamente diverso dalla carta, che si differenzi in maniera evidente dal materiale usato per le banconote; f) riproduzioni non tangibili disponibili in formato elettronico su siti web, ovvero tramite strumenti di comunicazione via cavo o senza filo, ovvero tramite qualsiasi altro mezzo che permetta al pubblico di accedere a tali riproduzioni intangibili in luoghi e momenti scelti da loro individualmente, a condizione che: a) la parola SPECIMEN (campione) sia incorporata diagonalmente sulla riproduzione nel carattere Arial o in un analogo carattere; b) la risoluzione della riproduzione elettronica nella sua dimensione al 100 % non ecceda i 72 dpi.

Inoltre il paragrafo 4 chiarisce che in caso di riproduzioni ai sensi del paragrafo 3, lettera f, queste sono lecite se: “a) la lunghezza della parola SPECIMEN è pari almeno al 75% della lunghezza della riproduzione; b) l’altezza della parola SPECIMEN è pari almeno al 15% dell’ampiezza della riproduzione; c) la parola SPECIMEN compare in un colore non trasparente (opaco), contrastante con il colore dominante della banconota in euro […]”.

Ovviamente la banca centrale dettò anche disposizioni sull’applicazione dei vari provvedimenti, coinvolgendo le varie Banche Centrali Nazionali che, a loro volta, dovevano cooperare con le autorità nazionali competenti al fine di prevenire o di adottare misure in modo da non pregiudicare le normative penali nazionali che vietano la produzione, l’emissione o il possesso di riproduzioni di banconote confondibili dalla generalità del pubblico con le banconote originali [20]. Ovviamente il predetto “indirizzo” prevedeva anche le modalità operative alle quali dovevano attenersi le banche centrali nazionali di fronte ad una riproduzione irregolare nel proprio territorio nazionale [21].

Biglietto pubblicitario di MTV MOBILE. Il predetto biglietto riproduce la banconota da 10 euro del primo tipo. Ovvio che il fenomeno è decisamente più vasto di quanto illustrato in queste righe, che ribadiamo sono dedicate esclusivamente ai biglietti emessi per scopi pubblicitari riproducenti banconote italiane. Infatti immagini, più o meno fedeli, di banconote nazionali ed estere, sono state infatti utilizzate per scopi politici, per illustrare copertine di libri e dischi,per produrre giochi per adulti e bambini, quali soggetti di opere d’arte e per altro ancora.

Note al testo

  • [1] https://www.bancaditalia.it/servizi-cittadino/musei-collezioni/museo-banconota/falsificazioni/index.html.
  • [2]https://www.brocardi.it/codice-penale/libro-secondo/titolo-vii/capo-i/art453.html.
  • [3]https://www.brocardi.it/codice-penale/libro-secondo/titolo-vii/capo-i/art453.html.
  • [4] AA.VV., Il vero e il falso. La moneta, la banconota, la moneta elettronica 2500 anni di storia del falso monetale, Roma 2012, p. 36.
  • [5] All’indomani dell’unificazione i dati del censimento riportavano una percentuale media di analfabeti del 78%.
  • [6] AA.VV., Il vero e il falso. La moneta, la banconota, la moneta elettronica 2500 anni di storia del falso monetale, Roma 2012, p. 36.
  • [7] Nei primi anni ’70 erano sei gli istituti autorizzati (Banca Nazionale nel Regno d’Italia, Banco di Napoli, Banca Nazionale Toscana, Banca Romana, Banco di Sicilia e Banca Toscana di Credito).
  • [8] Il Consorzio tra le sei banche di emissione fu autorizzato con legge 30 aprile 1874, n. 1920, per la somministrazione al Tesoro dello Stato di un mutuo di un miliardo di lire costituito da biglietti consorziali di pari importo, ai quali fu concesso il corso forzoso. Successivamente queste emissioni vennero poste a debito diretto dello Stato e nel corso degli anni ’80 furono ritirare.
  • [9] AA.VV., Il vero e il falso. La moneta, la banconota, la moneta elettronica 2500 anni di storia del falso monetale, Roma 2012, p. 37.
  • [10] Biglietto e articolo di giornale segnalati dal sito lamoneta Utente Nikita messagio 81, in https://www.lamoneta.it/topic/173067-raccolta-banconote-pubblicitarie/page/4/
  • [11] L’abrogazione di questa legge venne disposta con D.L.22 dicembre 2008, n. 200 (in S.O. n.282, relativo alla G.U. 22/12/2008, n. 298), convertito con modificazioni dalla L. 18 febbraio 2009, n. 9 (in S.O. n. 25, relativo alla G.U. 20/02/2009, n. 42).
  • [12] Approvato con regio decreto 19 ottobre 1930, n. 1398.
  • [13] Vedasi ad esempio la n. 3672 del 27 marzo 1992 (Cassazione penale, Sez. V.
  • [14] Al riguardo segnaliamo che i produttori di fotocopiatrici, scanner e apparecchi più sofisticati devono installare in questi strumenti dei programmi in grado di riconoscere le banconote e di impedire una loro fedele riproduzione.
  • [15] R. Mori, Il biglietto di banca, Roma 1984.
  • [16] Mori riporta anche un esempio decisamente grave: “Alcuni sfruttarono questo sistema in maniera più raffinata, come quei due tali che tempo fa si presentarono in due diverse tipografie, una nel centro e una nel meridione d’Italia e commissionarono separatamente dei volantini costituiti per metà da iscrizioni pubblicitarie e per metà da immagini di banconote. Va da sè che le due metà delle banconote erano diverse per le due tipografie e così bastava solo ritagliare i volantini e incollare insieme le parti riproducenti i biglietti”.
  • [17] Di seguito evidenziamo le varie “decisioni” e “rettifiche” emanate, precisando che analizzeremo solamente quella attualmente in vigore del 19 aprile 2013.
  • Decisione della BCE del 7 luglio 1998 relativa a tagli, specifiche, riproduzione, cambio e ritiro delle banconote in euro (BCE/1998/6), GU L 8 del 14.1.1999, pag. 36.
  • https://www.ecb.europa.eu/ecb/legal/pdf/it_ecb_1998_6.pdf.
  • Decisione della BCE del 26 agosto 1999 che modifica la decisione del 7 luglio 1998 (BCE/1998/6) relativa a tagli, specifiche, riproduzione, sostituzione e ritiro delle banconote in euro (BCE/1999/2),GU L 258, del 5.10.1999, pag. 29.
  • https://www.ecb.europa.eu/ecb/legal/pdf/it_ecb_1999_2.pdf.
  • Decisione della BCE del 30 agosto 2001 relativa a tagli, specifiche, riproduzione, sostituzione e ritiro delle banconote in euro (BCE/2001/7), GU L 233 del 31.8.2001, pag. 55.
  • In: https://www.ecb.europa.eu/ecb/legal/pdf/05_it_ecb_2001_7.pdf.
  • Decisione della BCE del 3 dicembre 2001 che modifica la Decisione BCE/2001/7 relativa a tagli, specifiche, riproduzione, sostituzione e ritiro delle banconote in euro (BCE/2001/14), GU L 5 del 9.1.2002, pag. 26.
  • https://www.ecb.europa.eu/ecb/legal/pdf/06_it_ecb_2001_14.pdf.
  • Decisione della BCE del 20 marzo 2003 relativa a tagli, specifiche, riproduzione, sostituzione e ritiro delle banconote in euro (BCE/2003/4), GU L 78 del 25.3.2003, pag. 16.
  • https://www.ecb.europa.eu/ecb/legal/pdf/l_07820030325it00160019.pdf.
  • [18] Decisione della BCE, del 19 aprile 2013, relativa a tagli, specifiche, riproduzioni, sostituzione e ritiro delle banconote in euro (BCE/2013/10), GU L 118 del 30.4.2013, pag. 37.
  • https://www.ecb.europa.eu/ecb/legal/pdf/l_11820130430it00370042.pdf.
  • [19]Decisione della BCE, del 19 aprile 2013, relativa a tagli, specifiche, riproduzioni, sostituzione e ritiro delle banconote in euro (BCE/2013/10), GU L 118 del 30.4.2013, pag. 37.
  • https://www.ecb.europa.eu/ecb/legal/pdf/l_11820130430it00370042.pdf.
  • [20] [21] Indirizzo della Banca centrale europea del 20 marzo 2003, relativo all’applicazione dei provvedimenti diretti a contrastare le riproduzioni irregolari di banconote in euro e alla sostituzione e al ritiro di banconote in euro (BCE/2003/5) e (2003/206/CE).
  • [22] Per altri esempi si rimanda a https://www.lamoneta.it/topic/173067-raccolta-banconote-pubblicitarie/.