Il 16 novembre all’asta da Numismatica Genevensis i 5 franchi svizzeri 1886, la più rara emissione d’argento dell’Unione Monetaria Latina

 

di Ursula Kampmann | Numismatica Genevensis offrirà un’importante rarità numismatica il 16 novembre 2021. È la moneta d’argento di massimo modulo più rara dell’Unione monetaria latina. Del pezzo da 5 franchi svizzeri del 1886 si conoscono infatti solo cinque esemplari: tre nei più importanti musei elvetici; due sono di proprietà privata. E uno di questi arriva sul mercato per la prima volta dal 2008.

La stima di questo pezzo, valutato MS64 da NGC, è di 200.000 franchi. Il dritto mostra l’Helvetia sullo sfondo delle Alpi, un modello creato dal medaglista ginevrino Antoine Bovy per la nuova monetazione della Confederazione. La data è visibile sul retro, circondato da una fronda di quercia e una di rododendro. La moneta è stata coniata a Berna, come indicato dalla piccola B sotto la corona.

Il dritto dell'eccezionale 5 franchi coniato a Berna nel 1886: si tratta della più rara moneta d'argento di massimo modulo dell'Unione monetaria latina, solo 5 esemplari di cui 3 in musei e 2 in mani private
Il dritto dell’eccezionale 5 franchi coniato a Berna nel 1886: si tratta della più rara moneta d’argento di massimo modulo dell’Unione monetaria latina, solo 5 esemplari di cui 3 in musei e 2 in mani private

Questa moneta non è importante solo per la numismatica svizzera. È infatti una testimonianza della storia economica del XIX secolo e di quanto le scoperte d’argento nel Nevada americano fossero strettamente collegate alla politica monetaria europea e alla transizione quasi mondiale al Gold standard.

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Il rovescio dei 5 franchi svizzeri del 1886 in asta da Numismatica Genevensis il 16 novembre prossimo con stima base di 200.000 franchi

Un cambiamento epocale nel sistema monetario

Per secoli, l’Europa ha coniato monete d’oro e d’argento, tutte di valore dipendente dalle fluttuazioni del valore dei due metalli. Per tenere queste fluttuazioni fuori dai bilanci, i mercanti ricorsero a una moneta di conto creata in epoca carolingia. Ogni importo ricevuto o pagato in contanti doveva essere convertito in questa valuta di fatturazione a fini contabili.

E poi è arrivato il XIX secolo e moneta di conto e monete coniate divennero coincidenti. Per rendere più agevole l’uso di queste monete, su di esse venne impresso il valore, come nella moneta bavarese qui riprodotta qui sotto: la legenda informa che, secondo il sistema monetario in vigore, si dovevano coniare cinquanta corone da una libbra d’oro di Colonia.

Il sistema monetario cambiò rapidamente tra XVIII e XIX secolo. Ogni stato scelse una moneta unica, il cui valore venne fissato con precisione. Ad esempio, l’American Coinage Act del 1792 stabilì che ogni dollaro doveva contenere 371 e 4/16 di grano d’argento fino. Nella sua legge sulla monetazione, approvata nel 1850, la Svizzera stabilì che la sua moneta, il franco, dovesse contenere 4,5 g di argento fino come il franco francese.

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Una corona oro, esplicitamente indicata come equivalente a 50 corone d’argento, battuta in Baviera nel 1866: le oscillazioni di valore dei metalli preziosi avrebbe reso sempre più complesso definire quali e quante monete coniare

Il problema era che in tutti questi paesi non circolava solo argento ma anche monete d’oro, e che il rapporto tra i prezzi dell’oro e dell’argento stava cambiando in modo permanente a causa delle nuove miniere d’oro e d’argento scoperte nel XIX secolo.

Oro dalla California, argento da Virginia City

Basti pensare alla corsa all’oro in California del 1848, che spinse il prezzo dell’oro verso il basso per le gigantesche quantità estratte. Alcune cifre illustrano quanto sia cambiata la quantità di oro in circolazione dopo il 1848: solo nel decennio compreso tra il 1851 e il 1860 vennero estratte 189,7 tonnellate. In confronto al mezzo secolo dal 1801 al 1850, nel quale erano state estratte solo 136,3 tonnellate, già nel 1849-1850 divenne prevedibile che il prezzo sarebbe crollato. Ecco perché la Svizzera ritardò la coniazione dell’oro fino al 1883.

A questo punto, era invece il prezzo dell’argento ad essere in caduta libera, perché le enormi quantità di metallo estratte a Comstock Lode e a Virginia City, in Nevada, fecero salire la produzione mondiale nel 1870 a 2544 tonnellate. Così, mentre il fixing a Londra per un’oncia d’argento nel 1870 era di 60 pence, il prezzo scese a 47 nel 1890 e a 28 pence nel 1900.

Il Comstock Lode americano e la sua eccezionale ricchezza d'argento hanno cambiato in modo permanente il panorama valutario globale nel corso del XIX secolo, influenzando le politiche monetarie anche nella lontana Europa
Il Comstock Lode americano e la sua eccezionale ricchezza d’argento hanno cambiato in modo permanente il panorama valutario globale nel corso del XIX secolo, influenzando le politiche monetarie anche nella lontana Europa

Conseguenze per l’economia mondiale

Cosa ha significato questo per l’economia? Ogni stato doveva pensare a quale metallo avrebbe potuto avere più stabilità. Mentre India e lCina continuavano a fare affidamento sull’argento, la Germania decise, quando fu stabilito di usare una moneta unica nel 1871, di scegliere l’oro come riferimento per la valuta. Dobbiamo sottolineare: ciò non significava che le monete d’argento non circolassero più, anzi. Ma il riferimento era l’oro e tutte le denominazioni potevano essere convertite in qualsiasi momento senza sovrapprezzo.

Gran parte delle 6000 tonnellate di argento di monete ritirate dopo il cambio di valuta venne coniata in Reichsmark tedeschi e parte confluì sul mercato mondiale. E questa fu una scusa per tutti i “baroni dell’argento” di Virginia City, indignati per il fatto che i loro investimenti non fossero più ripagati a causa del calo del prezzo dell’argento nel mercato mondiale. Il rapporto tra oro e argento scese tra il 1871 e il 1885 da 1:15,51 a 1:32,6 ma il Bland-Allison Act del 1878 salvò l’industria mineraria dell’argento imponendo al Tesoro americano di acquistare da 2 a 4 milioni di dollari d’argento a Virginia City ogni mese.

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I dollari d’argento tipo Morgan, coniati a milioni ogni anno a causa della grande produzione d’argento delle miniere del Nevada, influenzarono in modo pesante il mercato valutario globale nel XIX secolo

La conferenza dell’Unione monetaria latina del 1885

Ma torniamo all’Europa. L’Unione monetaria latina cercò di contrastare le conseguenze della sovrapproduzione americana di argento. Da quando era stata fondata, l’Unione si era basata sul bimetallismo. In altre parole: il titolo delle monete doveva essere tale che il valore del metallo delle monete d’argento e d’oro avesse un rapporto fisso di 1:15,1.

Ma ciò non poteva essere mantenuto con i prezzi dell’argento in calo. Il prezzo dell’argento scese più velocemente di quanto si potesse determinare il peso e la finezza delle nuove monete d’argento, ritirare quelle vecchie e coniarne di nuove. Per questo i rappresentanti dell’Unione monetaria latina, di cui faceva parte anche la Svizzera, si incontrarono a Parigi.

Alla fine del 1885, i delegati firmarono un accordo che stabiliva che il conio delle monete d’argento doveva essere sospeso fino a nuovo avviso. In cambio, la Francia assicurò che le monete d’argento in circolazione avrebbero continuato a essere scambiate in oro al valore nominale. I rappresentanti della Svizzera negoziarono invece un accordo speciale: poiché in Svizzera sia la popolazione che il prodotto nazionale lordo erano cresciuti eccessivamente e c’era una carenza di monete d’argento, ebbero l’autorizzazione a coniare una quantità di valuta maggiore in argento rispetto agli altri stati membri.

Se la cifra consentita era di 6 franchi in argento pro capite – che avrebbe portato a 19 milioni di franchi – questa cifra sarebbe aumentata fino a 25 milioni. Inoltre, la Svizzera ricevette il permesso di coniare vecchie monete da 5 franchi (per 10 milioni di nominale) in nuove monete da 5 franchi. L’accordo entrò in vigore il 1° gennaio 1886, e questo ci porta al pezzo da 5 franchi del 1886 che Numismatica Genevensis propone in asta.

Un punzone rotto per una rarità eccezionale

Fino ad allora, la zecca di Berna produceva monete in metallo vilema nel 1884 e nel 1885, nel 1886 furono coniate grandi quantità d’oro e d’argento. Oltre a 250.000 monete d’oro, vennero prodotti un milione di pezzi da 2 e 1 franco. Si prevedeva anche di coniare i 5 franchi, ma il progetto fallì a per un problema tecnico: il punzone si ruppe, così divenne impossibile realizzare nuovi coni. Così, solo nel 1888 iniziò la coniazione dei 5 franchi. Il pezzo del 1886 è la prova che la globalizzazione non è emersa solo negli ultimi decenni e la sua rarità ha lo stesso sfondo storico della frequenza del dollaro Morgan, coniato in milioni di pezzi a migliaia di chilometri di distanza.