L’aureola sparita, la Libertà cercata

Dalle 2 euro sammarinesi dedicate a Leonardo sparisce l'aureola dell'angelo. Le normative comunitarie, infatti, vietano i simboli religiosi sulle monete circolanti

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di Roberto Ganganelli | Il 4 febbraio scorso, chi scrive ha firmato su queste pagine un pezzo dal titolo In anteprima da San Marino la Luna, Rembrandt e un Leonardo che non ti aspetti… (leggi qui) in cui venivano fornite le prime anticipazioni in merito ai soggetti di alcune monete 2019 della Repubblica di San Marino. Tra queste, la bella 2 euro leonardesca (dedicata, con originalità e stile, indirettamente anche al Verrocchio) su cui il maestro Uliana Pernazza ha ritratto uno degli angeli del Battesimo di Cristo conservato agli Uffizi ma… senza l’aureola dorata sopra la riccioluta testolina!

Così, chi scrive, ingenuamente interpretava: “Nel quadro l’angelo ha l’aureola, nella moneta invece no… Viene da pensare che l’autrice della 2 euro si sia concessa una sorta di ‘licenza’ immaginando di osservare il Maestro al lavoro, ad opera non ancora compiuta, regalandoci così un dettaglio inedito del capolavoro, quei capelli che oggi, invece, ammiriamo ricoperti dall’aureo simbolo della santità”.

Ed eccomi qui, addirittura con un Dritto & Rovescio, a fare sorridendo mea culpa ma, innanzi tutto, a ringraziare l’efficiente Ufficio Filatelico Numismatico della Repubblica di San Marino per un’annotazione pervenutami e che riporto integralmente. Non di “licenza d’artista” si tratta, infatti, per quanto riguarda l’aureola dell’angelo: “E’ la Commissione Europea – fa sapere l’UFN – che ci ha fatto togliere tutte le aureole dalle monete in euro perché c’è il divieto di riprodurvi simboli religiosi; anche il nostro san Marino sulle divisionali dal 2017 non ha l’aureola per questo motivo”.

Ecco allora che viene spontaneo pensare a cosa concorra a definire l’identità di un continente così variegato come l’Europa, che – sebbene faticosamente e, diciamolo pure fuori dai denti, molto parzialmente – ha tentato di darsi una forma di “Unione” ampliandosi (forse troppo, o troppo in fretta) secondo dinamiche e scelte che gran parte di noi non conoscono.

Le religioni, certo, da quelle prevalenti alle minoritarie possono rappresentare elemente distintivi ma anche di dialogo; ancor più in generale le storie dei popoli, le arti (così come erano e si sono sviluppate), gli stili architettonici (idem), i cibi e le bevande (come sopra), i modi di parlare e vestiree perfino le gestualità, senza contare una miriade di oggetti quotidiani, simboli e segni, significati ma soprattutto valori, dei quali i più importanti dovrebbero essere condivisi senza compromessi e gli altri accettati come elementi di quotidiana normalità.

E quei valori, in primo luogo il rispetto della molteplicità, comedella libertà individuale e delle comunità, sotto i quali abbiamo deciso di creare uno spazio comune – partendo dai Trattati di Roma del 1957 e arrivando quelli di Maastricht del 1992 – dovrebbero avere come capofila la tanto invocata Libertà.

Libertà di culto e di non culto, di pubblica presenza (vedi influencer e altri personaggetti che si atteggiano qua e là sui social media, anche nel mondo della moneta) o di “diritto all’oblio”, e libertà (ma anche dovere) di rispettare le Arti, espressioni altissime dello spirito umano che, probabilmente, rappresentano tra i pochi elementi ancora in grado di suscitare con sfumature diverse le medesime emozioni (interrogativi? dubbi? esigenze primarie?) nella mente e nell’anima di un estone o di un tedesco, in un italiano o in uno spagnolo, in un inglese (nonostante la Brexit) e in un croato, senza contare un turco trapiantato in Germania o un nigeriano accasato a Bordeaux.

L’Europa non non dovrebbe soggiacere a continui compromessi al ribasso – non certo nelle arti, e neppure nella “cenerentola” numismatica – e questo, per esempio, l’Austria lo ha ben compreso ritagliandosi un legittimo spazio di autonomia e realizzando per la sola (teorica) circolazione interna monete celebrative dedicate agli arcangeli (peraltro presenti in tutte le grandi religioni monoteistiche, dall’Ebraismo al Cristianesimo all’Islam). Non parliamo delle monete vaticane, poi, per la maggior parte “confessionali” per loro definizione istituzionale.

In ogni caso, purtroppo, la “censura” è sempre andata a braccetto con le Arti; basti pensare che noi per primi abbiamo messo i “mutandoni” ai personaggi della Sistina e che lo stesso nipote del Buonarroti fece rivestire la conturbante fisicità di Artemisia Gentileschi – auto ritrattasi sotto le spoglie della Inclinazione – con un ampio e goffo drappeggio.

Una pioggia di “raccomandazioni”, “regolamenti” e “disciplinari” UE ci sta seppellendo in nome della standardizzazione, dell’asetticità, del preteso rispetto di veri e accampati “diritti” di ciascuno in ogni settore e angolo dell’esistenza.

Così, la moneta è trattata con la stessa burocratica, procedurale e contorta mentalità del pecorino di fossa e del lardo di colonnata. Buona merenda, collezionisti…