Un’ironica medaglia per l’assedio di Lilla del 1708 e una brillante operazione militare malamente sfruttata dai vincitori

 

di Giancarlo Alteri | La Guerra di successione spagnola insanguinò l’Europa per oltre un decennio, arrecando immani distruzioni e stragi a tutto il continente. Al tramonto del XVII secolo, Carlo II di Spagna, senza discendenti, faceva testamento lasciando la sua intera eredità a Filippo d’Angiò-Borbone, figlio del delfino di Francia e, quindi, nipote di Luigi XIV. Il 1° settembre 1700, Carlo II moriva ed il parlamento spagnolo riconobbe dunque come re di Spagna il nipote del Re Sole, che assunse il nome di Filippo V.

Ma a tale riconoscimento si oppose l’Austria e soprattutto la Gran Bretagna, il cui monarca, Guglielmo III d’Orange, era nemico giurato di Luigi XIV; così il conflitto dinastico sfociò in una guerra sanguinosa, che vide, in pratica, la Francia contro tutte le potenze europee. In realtà questa guerra non fu solo un duro scontro tra dinastie; fu molto di più: fu la profonda crisi con cui la vecchia Europa cominciò a disgregarsi e la nuova ad affermarsi.

In un vorticoso giro di alleanze, nella fase cruciale del conflitto, la Francia si trovò isolata ed in profonda crisi, anche militare. Nonostante il valore dei soldati francesi sulla terra ferma, il dominio del mare era saldamente in mano alle flotte anglo-olandesi, che facilmente rifornivano di uomini e di mezzi gli eserciti imperiali che agivano nei Paesi Bassi.

Una stampa di inizio XVIII secolo che mostra "un esatta rappresentazione dell'assedio di Lilla" con, in primo piano, i protagonisti fra cui il duca di Marlborough
Una stampa di inizio XVIII secolo che mostra “un esatta rappresentazione dell’assedio di Lilla” con, in primo piano, i protagonisti fra cui il duca di Marlborough

Pertanto, se da una parte il trono di Madrid per Filippo V, che nel frattempo aveva perso la rocca di Gibilterra, cominciava a vacillare, dall’altra i contingenti “alleati” (inglesi, spagnoli “dissidenti” e portoghesi) attaccavano i possedimenti francesi dei Pirenei, mentre dalla parte orientale, i due più grandi generali alleati, l’inglese John Churchill, duca di Marlborough, e Eugenio di Savoia congiungevano i loro eserciti per sferrare il colpo di grazia all’esausta Francia, puntando su Parigi attraverso la Fiandra.

Ma sulla loro strada si ergeva la fortezza di Lilla. Sulle rive della Deûle, Lilla era stata la capitale del Ducato di Borgogna contesa da tutte le potenze limitrofe, finché non era passata agli Asburgo di Spagna dopo l’abdicazione diCarlo V nel 1556, ed era rimasta sempre legata alla corona di Madrid. Ma, nel 1667, durante una delle tante guerre, Luigi XIV, guidando personalmente l’esercito, l’aveva conquistata ed aveva subito ordinato al proprio generale ed ingegnere Sébastian Le Prestre de Vauban di fortificarla in modo da renderla una fortezza inespugnabile, data la sua eccezionale posizione strategica, tanto che soltanto due anni dopo, era riuscita a resistere eroicamente e con successo ad un assedio sferrato dagli Olandesi.

Una moneta ossidionale da 10 sol coniata dalla zecca di Lilla, in 42.000 esemplari, nel corso dell'assedio del 1708 (rame, mm 24, g 3,50 circa)
Una moneta ossidionale da 10 sol coniata dalla zecca di Lilla, in 42.000 esemplari, nel corso dell’assedio del 1708 (rame, mm 24, g 3,50 circa)

Ma l’11 luglio del 1708, l’armata francese venne sconfitta ad Oudenaarde dalle truppe imperiali guidate dal principe Eugenio di Savoia e da John Churchill, duca di Marlborough; in realtà, quando all’imbrunire il comandante francese, il maresciallo Luigi Giuseppe, duca di Vendôme, credeva di aver battuto i nemici, vide arrivare improvvisi ed inattesi sulla sua destra indifesa i reggimenti imperiali di Eugenio di Savoia che cambiarono radicalmente le sorti della battaglia.

Ritratto del principe Eugenio di Savoia (1663-1736), generale al servizio del Sacro Romano Impero e fra i protagonisti dell'assedio di Lilla
Ritratto del principe Eugenio di Savoia (1663-1736), generale al servizio del Sacro Romano Impero e fra i protagonisti dell’assedio di Lilla

“Solo il diavolo può averli portati!” esclamò l’incredulo duca di Vendôme vedendo allora l’esercito francese in rovinosa rotta. Così, i resti di quella che era stata l’Armée d’Alemagne varcarono sconfitti la Schelda, mentre per gli alleati sarebbe bastato “togliere di mezzo” Lilla per raggiungere quasi indisturbati Parigi!

Pertanto, il 12 agosto 1708, Eugenio di Savoia con 50.000 uomini, 120 cannoni, 48 mortai si presentò davanti a Lilla; la città era difesa dall’ottuagenario ma ancora abilissimo Louis François de Boufflers con circa 16.000 uomini, che ricorse ad un escamotage per rinforzare le difese: fece travestire con uniformi olandesi alcuni suoi soldati ed ordinò loro di attraversare e riattraversare le linee nemiche, per introdurre armi e derrate nella città.

Il 22 agosto, alle 3 del pomeriggio, 88 pezzi d’artiglieria aprirono simultaneamente il fuoco contro Lilla. Però, i Francesi si stavano riorganizzando; un esercito di 110.000 uomini, guidato dal duca di Baviera, riuscì ad imbottigliare l’armata di Marlbourough, che fu costretto pertanto a chiedere aiuto al principe Eugenio. Allora Boufflers approfittò del fatto che una parte consistente degli assedianti si era dovuta allontanare con Eugenio e mise in atto ripetute e micidiali sortite.

Così, per tutto il mese di settembre continuò l’assedio e verso la metà di ottobre cominciarono ad essere aperte le prime grosse brecce nelle mura, ma al costo di perdite altissime per gli imperiali. Finalmente, verso la fine di ottobre, la città venne presa d’assalto all’arma bianca, mentre Boufflers e gli ultimi 5000 soldati francesi si ritirarono nella cittadella pronti a resistere o a morire.

E così sarebbe accaduto, se Luigi XIV da Versailles non avesse imposto al Boufflers di arrendersi: era il 9 dicembre 1708, quando Lilla cadde dopo quasi mesi d’assedio e 15.000 morti tra gli alleati. I Francesi ebbero l’onore delle armi, i vincitori e l’imponente assedio della città questa medaglia di cui si ignora l’autore, probabilmente austriaco o olandese.

Il rovescio dell'elabrata medaglia in antimonio (mm 48) che ricorda l'assedio di Lilla del 1708, nel corso della Guerra di successione spagnola
Il rovescio dell’elabrata medaglia in antimonio (mm 48) che ricorda l’assedio di Lilla del 1708, nel corso della Guerra di successione spagnola

Il rovescio della medaglia che presentiamo, coniata in antimonio argentato nel diametro di mm 48, non differisce da altre coniazioni consimili. Si vede la fase cruciale dell’assedio, con i cannoni, gli obici, i mortai piazzati ordinatamente in batteria mentre stanno sparando su Lilla, il cui panorama è reso con minuzia di particolari; anzi, l’artista incisore giunge perfino a delineare con straordinaria precisione la cittadella fortificata, raffigurata sulla destra di chi guarda ed evidenziata dal nome CITTADELLE, scritto sopra.

La legenda nel giro, in alto, fa riferimento alle parole di Giosuè quando ingiunse al sole ed alla luna di fermarsi: SISTE SOL IN GIBEON ET LVNA IN VALLE AIALON (“O sole, fermati su Gabaon, e tu, o luna, sulla valle di Aialon!”, Giosuè 10, 12), onde aver luce sufficiente per procedere al massacro dei soldati che minacciavano la città di Gabaon, alleata di Israele.

La legenda all’esergo, invece, si limita al delle informazioni cronologiche: CASTELLVM RYSEL (nome fiammingo di Lilla) OBSES: | SVM XXVII OCT RECEPTVM | VERO IX DEC. Come pure la leggenda all’esergo del dritto: RYSSEL VEL INSVLAE PER | PRINCIPEM EVGENIVM OB | SESSA 22 AVG ET 23 | OCT RECEPTA | 1708.

Simbolica e satirica, la Torre di Babele sul dritto della medaglia allude ai dissidi fra gli alleati che rese la vittoria un successo parziale e quasi infruttuoso
Simbolica e satirica, la Torre di Babele sul dritto della medaglia allude ai dissidi fra gli alleati che rese la vittoria un successo parziale e quasi infruttuoso

Invece è particolarmente polemica e critica la raffigurazione del dritto, in cui si vede la torre di Babele in costruzione, circondata dalle fornaci che servivano a cuocerne i mattoni; e non meno amaramente polemica la leggenda nel giro, in alto: CONFVNDAMVS LINGVAM EORVM VT NON AVDIAT VNVSQVISQVE VOCEM PROXI-MI SVI, ripresa anch’essa dalla Bibbia (“[…] confondiamo la loro lingua, perché non capiscano uno la lingua dell’altro”, Genesi, 11, 7).

Dopo la caduta di Lilla, infatti, gli Inglesi volevano marciare direttamente nel cuore della Francia; ma queste intenzioni non erano condivise né dagli imperiali né dagli olandesi, dal momento che si temeva che la Baviera e la Sassonia, nuovamente alleate del Re Sole, potessero attaccare sul fianco gli eserciti in marcia.

Sembrava più opportuno aspettare la primavera per dare inizio a nuove operazioni; tanto più che era convinzione che sulla strada verso Parigi, gli alleati avrebbero incontrato altre fortezze ben armate e intenzionate a fermarli. Insomma non c’era comprensione e, soprattutto, accordo sul modo di proseguire la guerra: era una vere a propria “torre di Babele” tra gli strateghi. Così, proprio per queste divisioni interne, né Marlbourough né il principe Eugenio poterono sfruttare nel modo migliore la brillante vittoria di Lilla. Non senza una punta d’ironia sul taglio della medaglia venne scritta la legenda VNITA VIRTVS VALET.