Raffigura la Torre dell’Orologio l’osella del doge Loredan che segna l’eternità del fascino della Serenissima

 

La Torre dell'Orologio in Piazza san Marco a Venezia, capolavoro di tecnica e d'architettura
La Torre dell’Orologio in Piazza san Marco a Venezia, capolavoro di tecnica e d’architettura

di Antonio Castellani | Uno tra i monumenti più celebri di Venezia è la Torre dell’Orologio in Piazza san Marco.

Breve storia di un simbolo

L’edificio risale al 1496: venne costruito in stile rinascimentale da Giampaolo e Giancarlo Rinaldi di Reggio.

La facciata è ornata da un imponente quadrante che indica l’ora, i quarti di luna e l’ingresso del sole nello zodiaco.

Sopra l’orologio si vede il quadro dorato della Vergine; ai suoi piedi un compasso meccanico mette in moto i tre Re Magi.

Quest figure, solamente in occasione delle ricorrenze religiose dell’Epifania e dell’Ascensione, appaiono da un’apertura sulla sinistra per passare cerimoniosamente davanti alla Madonna e poi sparire dietro un’altra porticina sulla destra.

La processione dei Re Magi di fronte alla Vergine col Bambino
La processione dei Re Magi di fronte alla Vergine col Bambino

Sul frontone della Torre si vedono su una piccola piattaforma due statue di bronzo, dette “i Mori”, i quali, ognuno munito di martello, battono le ore sulla campana posta tra loro.

Il meccanismo, considerato un’opera d’arte, venne distrutto da un fulmine nel 1750 e riparato dieci anni dopo dall’architetto Andrea Camerala, che ricevette come compenso la bella cifra di 8.500 ducati.

L'osella del 1760 dedicata al restauro dell'orologio, uno dei tanti monumenti simbolo della Serenissima
L’osella del 1760 dedicata al restauro dell’orologio, uno dei tanti monumenti simbolo della Serenissima

Un’osella per l’Orologio

La Torre dell’Orologio è divenuta anche soggetto di una osella (in oro e in argento) emessa dal doge Francesco Loredan nel 1760.

La moneta ricorda proprio il restauro del meccanismo che aziona i due mori a battere le ore in cima alla Torre dell’Orologio, riprodotta al rovescio con intorno la legenda, FRANC LAVREDANI PRINC MVNS A IX *1760*.

Al dritto Venezia, seduta in un vano su un palchetto, ornata di corno ducale e cappa dì ermellino, pone la sinistra sul capo di un leone giacente accanto.

Più a sinistra il busto di un giovane con righello e compasso, a destra scaffaletto, paletta e pennello. Sui gradini squadra e cesello.

Intorno ARTIVM STVDIORVMQ[ve] MATER ET ALTRIX (“Madre e tutrice delle arti e delle scienze”). Sotto, le lettere G A S (iniziali del massaro Girolamo Antonio Soranzo).

Entrambe le versioni dell’osella “dell’Orologio” che segna l’eternità della Serenissima hanno diametro di 36 millimetri: quella in oro (di grande rarità) pesa 12,90 grammi, quella in argento 9,90 circa.

Due versioni di un capolavoro della numismatica italiana del XVIII secolo, che tuttavia nascondono – dietro la raffinatezza dei soggetti e la qualità della coniazione – la fase di declino imboccata dalla Repubblica di Venezia.