Nuove considerazioni sulla possibile sede di produzione della serie ovale di monete fuse finora attribuita all’odierna città di Todi

 

di Stefano Bani e Italo Vecchi | La serie monetale di aes grave qui illustrata (Figura 1) e che è oggetto del presente articolo è stata per molto tempo attribuita ad una città umbro-etrusca, e in particolar modo a Tutere ossia l’odierna Todi.

Questa serie, un unicum nel panorama italico di aes grave, presenta su di un lato la clava simbolo del semidio Eracle/Hercle/Ercules, e dall’altro il segno di valore. Come sappiamo questo eroe, assurto a divinità, era venerato nella maggior parte dei centri della Penisola, in particolar modo nella fascia centrale dove spiccano i santuari dislocati lungo la via della transumanza che collegava l’Adriatico alle pianure laziali.

Nuove considerazioni sulla possibile sede di produzione della serie ovale di monete fuse finora attribuita all'odierna città di TodiFigura 1 | La serie ovale dell’aes grave dall’opera di Haeberlin

Il più importante e famoso era il monumentale tempio eretto a Tibur in onore di Ercole vincitore. Fanno fede altresì le monete emesse in varie città nelle quali è rappresentata la testa di Ercole coperta dalla leontè, oppure l’eroe bambino che strozza i serpenti, ed anche alcune delle fatiche come la lotta contro il leone Nemeo e quella col toro di Creta.

Ma torniamo all’argomento della serie ovale. Io e l’amico Italo Vecchi, anche grazie alla sua magistrale opera Etruscan Coins. Part II di prossima pubblicazione, riteniamo di poter avanzare una ipotesi sull’attribuzione di queste monete all’etrusca Tarchna (Tarquinia).

Il sistema ponderale è diverso da quello in uso a Tutere che oltretutto presenta due serie di aes grave, una più pesante ed una più leggera, con presente la legenda TVTERE o abbreviata TV. La forma non convenzionale e un peso iniziale – pesante e progressivamente decrescente – di tutte le denominazioni indicano l’inizio di questa monetazione su uno standard di circa 300-280 grammi, vicino agli standard di peso delle prime emissioni fuse di Tarquinia: uno standard sconosciuto in Umbria.

L’estremità più leggera della scala dei pesi del gruppo ovale scende a un peso standard di circa 160-150 grammi, ampiamente convergente con la metrologia delle emissioni fuse della Val di Chiana e di Volaterrae/Velathri, che costituiscono la maggior parte del gruppo ovale e condividono il loro modello generale di distribuzione per lo più incentrato sull’Etruria.

Nuove considerazioni sulla possibile sede di produzione della serie ovale di monete fuse finora attribuita all'odierna città di Todi

Figura 2 | Monete di Tarquinia della serie rettangolare

La metrologia di queste emissioni è individuabile in area prettamente etrusca. I ritrovamenti censiti nel poderoso corpus da Italo Vecchi e le notizie ufficiose da me raccolte nel corso degli anni, ci mostrano che la zona nella quale si rinvengono in maniera cospicua i sestanti di detta serie, è quella compresa nel triangolo che vede le città di Tarquinia, Vulci ed il lago di Bolsena.

Escludiamo Vulci che ha emesso solo monete coniate con legenda THEZI/THEZLE e anepigrafi in argento nel primo quarto del V secolo a.C. e Velzna (Orvieto) saccheggiata dai Romani nel 264 a.C. Dobbiamo cercare un centro etrusco di notevole importanza capace di emettere per lungo tempo queste monete, vista la quantità e la distribuzione soprattutto dei sestanti.

Nuove considerazioni sulla possibile sede di produzione della serie ovale di monete fuse finora attribuita all'odierna città di Todi

Figura 3 | Monete di Tarquinia della serie lenticolare

A nostro avviso l’unica città che poteva emettere tali monete è Tarchna. A Tarquinia, in base ai ritrovamenti cittadini sono attribuiti alcuni tipi di aes grave di forma rettangolare, i cosiddetti quadrilateri (Figura 2) e successivamente due serie, incomplete ad oggi, dalla forma lenticolare (Figura 3).

Due monete di queste ultime serie, in particolare, raffigurano su un lato una testa di cinghiale e l’altra una libella. Queste immagini si ritrovano su due scudi nella tomba dei Pinies (detta anche tomba Giglioli, a Tarquinia (Figura 4) risalente alla fine del IV secolo a.C. e lasciano supporre che il magistrato monetale che ha emesso queste monete sia Vel Pinies, durante la tregua quarantennale stipulata con Roma.

Poco prima della fine del IV secolo a.C. la tregua non venne rispettata e furono riprese le ostilità con Roma che però ebbero breve durata e si risolsero con un’altra tregua quarantennale, periodo nel quale rientrano le emissioni della serie ovale.

Nuove considerazioni sulla possibile sede di produzione della serie ovale di monete fuse finora attribuita all'odierna città di Todi

Figura 4 | Gli scudi con cinghiale e livella affrescati nella tomba dei Pinies a Tarquinia

Le altre città etrusche che hanno emesso aes grave oltre a Felathri (Volterra) che però riporta sempre la legenda, sono Aritim? (Arezzo) e probabilmente Curtun (Cortona), ma tali città – oltretutto – sono distanti dai luoghi di maggiore concentrazione dei ritrovamenti.

Alla luce di queste evidenze e considerazioni, l’unico centro che aveva una certa stabilità dovuta alla tregua in questo periodo storico è, per quanto ci riguarda, da ricercare in Tarchna.