Emessi dalla Fraternita dei Laici, da ditte e negozi privati, questi biglietti testimoniano un fenomeno monetario italiano interessante e di grande varietà

 

di Franca Maria Vanni | Subito dopo la creazione del Regno, l’imposizione del corso forzoso delle banconote della Banca Nazionale nel Regno d’Italia (come contropartita al prestito di 250 milioni di lire fatto allo Stato) causò l’incetta di moneta metallica e la produzione su vasta scala di emissioni cartacee non autorizzate, i cosiddetti biglietti fiduciari, soprattutto nelle regioni centro settentrionali della Penisola.

E anche ad Arezzo – città oggetto di questo articolo e sede della mostra, attualmente in corso, dal titolo Spiccioli di cartala scarsa disponibilità di monete di piccolo taglio aveva causato un preoccupante rallentamento del commercio locale. Per far fronte a questa situazione, associazioni, ditte, istituzioni e perfino negozi privati emisero biglietti fiduciari.

La sede storica della Fraternita dei Laici ad Arezzo, ente assistenziale e caritativo attivo da secoli nella città toscana e ancora oggi soggetto sociale e culturale di grande importanza
La sede storica della Fraternita dei Laici ad Arezzo, ente assistenziale e caritativo attivo da secoli nella città toscana e ancora oggi soggetto sociale e culturale di grande importanza

L’elenco allegato alla relazione parlamentare presentata alla Camera il 28 novembre 1868 [1] segnala per la città di Arezzo i negozianti Maria e Pietro Calderini, Raimondo Falsetti, Tommaso Sgriccie e la ditta Hons Stoppani [2]. Essi, secondo quanto affermato da Gamberini di Scarfea [3], avrebbero fatto stampare buoni prima del 1868 ma di essi, fino ad oggi, non sono stati reperiti esemplari.

I biglietti fiduciari della Fraternita, anno 1868

Sono noti invece, anche se estremamente rari, biglietti emessi nel 1868, rispettivamente a nome di un ente pio, la Fraternita dei Laici, di una casa commerciale, la ditta Konz, e di un negoziante Luigi Viviani. Ad Arezzo l’ente che, mettendo in circolazione buoni con la propria intestazione, riuscì a dare un notevole apportoalla mancanza di moneta di piccolo taglio non fu infatti il Comune, ma la Fraternita dei Laici.

Questa pia istituzione, che ancora oggi ha un ruolo importante nella vita sociale e culturale di Arezzo, vede la sua origine nel 1262 ad opera di un gruppo di laici che, sotto la guida dei domenicani, assistevano i poveri e seppellivano i morti. Alla fine del XIV secolo la confraternita aveva già assunto i caratteri di un’azienda, autonoma dal punto di vista economico, che svolgeva opere caritatevoli [4] utilizzando il ricavato della vendita dei prodotti coltivati nei terreni divenuti di proprietà dell’ente grazie a donazioni e lasciti.

Gian Francesco Gamurrini, rettore della Fraternita dei Laici di Arezzo all'epoca dell'emissione dei biglietti fiduciari
Gian Francesco Gamurrini, rettore della Fraternita dei Laici di Arezzo all’epoca dell’emissione dei biglietti fiduciari

La Fraternita ancora oggi ha la sua sede in Piazza Grande nel palazzo che si trova tra l’abside della Pieve di Santa Maria e le Logge vasariane. Nel 1867 era rettore di questa istituzione Gian Francesco Gamurrini. Costui aveva notato che nel corso dell’anno precedente l’ente aveva subito una notevole perdita economica nel cambio dei biglietti di banca con i divisionali metallici frazioni della lira.

I cambiavalute infatti richiedevano una percentuale molto alta speculando sul fatto che tale cambio poteva essere effettuato solo presso di loro. Per evitare ulteriori perdite Gamurrini propose al Consiglio di Fraternita di far stampare buoni cartacei che avrebbero avuto circolazione a livello locale.

I verbali di approvazione e la documentazione delle spese per la loro realizzazione conservati nell’archivio della pia istituzione, testimoniano che, dopo aver richiesto formale autorizzazione al ministro delle finanze Urbano Rattazzi, la Fraternita effettuò due emissioni di tali buoni.

La prima era composta da 20.000 buoni da 15 centesimi, 40.000 buoni da 10 centesimi e 50.000 buoni da 25 centesimi, e poiché ad Arezzo non esistevano ditte specializzate o in grado di stampare tali biglietti, l’incarico venne dato alla tipografia Successori Le Monnier di Firenze che evase l’ordine per una spesa complessiva di 455 lire [5]. Di questi buoni è noto solo il taglio, uniface, da 10 centesimi (Fig. 1) [6].

Fig. 1 | Buono uniface da 10 centesimi di lira della Fraternita dei Laici, prima emissione
Fig. 1 | Buono uniface da 10 centesimi di lira della Fraternita dei Laici, prima emissione

La prima e la seconda emissione dei Laici

Probabilmente, a causa del veloce deterioramento dei buoni in circolazione – la carta utilizzata per la stampa non era adeguata per resistere ad un intenso uso – nel 1868 la Fraternita ordinò alla litografia fiorentina Carlo Borrani una seconda emissione del taglio più frequentemente usato, quello da 25 centesimi, in 50.000 esemplari. L’operazione costò alla Fraternita 725 lire [7].

Sul dritto al centro è raffigurato un cestino con fiori sormontato dal valore in cifre entro una formella. Sopra e sotto il valore in lettere. Agli angoli lo stemma dell’Ente. Sui lati corti del buono la scritta CHIARITA VIDEANT PAUPERES ET LAETENTUR tratta dal salmo XVIII della Bibbia (v. 33). Al rovescio, su fondo ocra, entro un rettangolo con decori in verde, il palazzo storica sede della Fraternita (Fig. 2).

Fig. 2 | Fronte di uno dei rari biglietti fiduciari da 25 lire della Fraternita
Fig. 2 | Fronte di uno dei rari biglietti fiduciari da 25 lire della Fraternita, seconda emissione

Quando nel 1873 il governo italiano emanò una circolare che decretava il ritiro dei biglietti fiduciari, la Fraternita informò con un avviso i proprietari dei buoni con l’intestazione dell’istituto a recarsi in sede per il cambio.

Grazie a questi questi biglietti la Fraternita poté così svolgere i propri compiti, tra i quali la distribuzione di un sussidio ai meno abbienti. Ottenne anche un guadagno di oltre 2000 lire per i buoni non cambiati perché perduti o deteriorati, cui devono aggiungersi altre 700 lire come utile degli interessi bancari. Infatti, ad ogni emissione veniva depositata presso la Cassa di Risparmio di Arezzo una somma corrispondente al valore dei biglietti messi in circolazione.

Fig. 2 | Retro di uno dei rari biglietti fiduciari da 25 lire della Fraternita
Fig. 2 | Retro di uno dei rari biglietti fiduciari da 25 lire della Fraternita, seconda emissione

Un fiduciario “fantasma”, quello della ditta Konz

Sempre ad Arezzo, nel 1868, la ditta Konz, per potere pagare i propri dipendenti emise biglietti da 20 centesimi, cifra che corrispondeva al salario giornaliero di un operaio. Di essi non sembra essersi conservato alcun esemplare; essi sono noti attraverso la descrizione e relativa fotografia in un volume edito dalla stessa ditta [8] (Fig. 3).

I buoni, con matrice enon emessi, recano al dritto l’intestazione KONZ STOPPANI E C. e al centro il valore. Secondo la descrizione fornita, sul rovescio era riprodotta la facciata di Santa Maria della Pieve. Come scritto sui buoni stessi, furono stampati dalla tipografia Carlo Borrani.

Fig. 3 | L'unica immagine nota dei biglietti fiduciari da 20 centesimi della Konz Stoppani e C.
Fig. 3 | L’unica immagine nota dei biglietti fiduciari da 20 centesimi della Konz Stoppani e C.

A metà del XIX secolo Giacomo Konz – il fondatore della casa commerciale aretina – emigrò dall’Engadina in Italia. Stabilitosi a Pisa nel 1853 aprì un negozio di spezie con annessa fabbrica di liquori insieme al cugino Enrico Lansel. Il prosperare degli affari spinse il Konz ad aprire negozi in altre parti della Toscana. Il primo marzo 1857 venne costituita ad Arezzo la ditta Konz Stoppani e C. che riforniva la zona di cioccolato, pasticceria e soprattutto liquori quali rosoli di menta, vermouth di Firenze, curacao d’Olanda, per citarne alcuni [9].

Un altra rarità, i 20 centesimi della bottega Viviani

A conclusione di questa disamina dei buoni aretini deve essere citato il buono da 20 centesimi datato 1 giugno 1868 del negoziante Luigi Viviani, anch’esso stampato dalla litografia Carlo Borrani [10] (Fig. 5) [11].

Fig. 4 | Fronte di uno dei biglietti fiduciari da 20 centesimi del negozio Viviani
Fig. 4 | Fronte di uno dei biglietti fiduciari da 20 centesimi del negozio Viviani

Noto in pochissimi esemplari, esso ha una tipologia molto semplice e schematica accoppiata ad un rovescio dove entro un ovale è raffigurato un monumento aretino: la facciata di Santa Maria della Pieve; a destra il timbro ovale verde di convalida. Purtroppo, trattandosi di un privato, per quante ricerche siano state effettuate non è stato possibile conoscere la storia del negozio e il genere di merce venduta.

Fig. 4 | Retro di uno dei biglietti fiduciari da 20 centesimi del negozio Viviani
Fig. 4 | Retro di uno dei biglietti fiduciari da 20 centesimi del negozio Viviani

Questi biglietti sono testimonianza della crisi di moneta divisionale che esisteva ad Arezzo nel 1868. Per poter commerciare al minuto e contando sulla fiducia che i riceventi riponevano su coloro che avevano fatto stampare tali buoni, non solo enti furono costretti all’emissione di buoni cartacei, ma anche fabbriche e piccoli esercizi commerciali, oggi scomparsi, della cui esistenza questi buoni sono l’unica testimonianza.

Note al testo

[1] Per detto elenco cfr. Relazione della Commissione Parlamentare d’ Inchiesta sul corso forzoso dei biglietti di banca deliberata nella tornata del 10 marzo 1868 composta dai deputati Seimit-Doda, Cordova, Rossi, Alesssandro Sella Messadaglia, Lamertico, Lualdi, vol. II Documenti allegati alla relazione della Commissione Parlamentare d’inchiesta, Firenze 1869, s.v. Arezzo.

[2] Questi biglietti sono citati anche in C. Gamberini di Scarfea, La carta monetata in Italia. Primo esperimento di elencazione sistematica della carta moneta e suoi successori emessi o circolanti in Italia dal 1746 ad oggi. Vol. II Le emissioni fiduciarie locali (1866-74) e quelle successive e sporadiche, Bologna, 1968, pp. 55-59 e in A. Minì, La cartamonetata italiana 1746-1960 con commento storico, Palermo, 1967, p. 214.

[3] C. Gamberini di Scarfea, Raccolta delle principali leggi, ordinanze, decreti, manifesti relativi alla carta monetata in Italia dal 1746, vol. II, Bologna, 1965, p. 264.

[4] Sul ruolo sociale svolto dalla Fraternita cfr. I. Farnetani, Con l”Alunnato Sabatini”  la Fraternita dei Laici creò lamoderna medicina in Annali Aretini XIV, 2006, pp. 91—102, in particolare, pp.91-92.

[5] Archivio della Fraternita dei Laici, Registro delle Deliberazioni dal dì 10 novembre 1867 al dì 2 maggio 1870, n. 11.

[6] Il biglietto è stato pubblicato da C. Gamberini di Scarfea, La carta monetata, cit., vol. II, p.53. L’autore fa distinzione tra i biglietti emessi da La Fraternita dei Laici e quelli della Fraternita di Santa Maria, ma si tratta dello stesso ente.

[7] Archivio della Fraternita dei Laici, Registro delle Deliberazioni dal dì 10 novembre 1867 al dì 2 maggio 1870, Adunanza del 28 aprile 1868, 19.

[8] Gli Svizzeri ad Arezzo. 150 anni dell’Azienda Giacomo Konz&C. a cura di L. Armandi, Arezzo, 2007.

[9] Per la storia di questa ditta cfr. Gli Svizzeri ad Arezzo, op. cit.

[10] Per questa litografia cfr. A Pellegrino, La città più artigiana d’Italia. Firenze 1861-1929, Milano, 2012, p. 166.

[11] Cfr. F. M. Vanni, Spiccioli di carta, Firenze, 2022, p. 30.