Il 27 gennaio 2025 è stato celebrato l’80° anniversario della liberazione di Auschwitz-Birkenau in Polonia. Scoperto nel 1945, questo enorme campo di sterminio fu teatro dell’assassinio di oltre almeno 1,1 milioni di uomini, donne e bambini, principalmente ebrei, su un totale di circa 1,3 milioni di persone che da esso transitarono.
Simbolo delle atrocità del regime nazista, Auschwitz è oggi un luogo della memoria, che ci ricorda l’importanza di tramandare la storia e preservare le testimonianze affinché i fatti e le sofferenze subite non vengano mai dimenticati.
Il rovescio dei 10 euro di Francia che ricordano la liberazione di Auschwitz-Birkenau
Quando nel 1945 avvennero la scoperta e la liberazione di Auschwitz-Birkenau, nel campo furono trovati in vita circa 7000 prigionieri. Sul dritto della moneta emessa dalla Monnaie de Paris e già sold out, vista la tiratura di appena 1945 pezzi, un prigioniero unisce le mani sopra il filo spinato per formare il profilo di una colomba, simbolo di libertà e pace.
Il dritto della moneta, comune a questo tipo di emissioni transalpine
Un simbolo paradossalmente giocoso per una realtà di orrore e di morte che la zecca di Francia ha voluto imprimere sui 17 grammi d’argento a 333 millesimi della moneta da 10 euro realizzata, come le altre dello stesso taglio, con la faccia comune incentrata su valore ed esagoni composti che richiamano il profilo geografico del paese.
Diametro di 31 millimetri, finitura fior di conio, la moneta transalpina per l’80° anniversario della liberazione di Auschwitz-Birkenau non è l’unica coniazione che ha visto l’inferno della Shoah al centro dell’attenzione: ad esempio, lo scorso anno è stata la Slovacchia a dedicare una commemorativa al Rapporto Vrba-Vetzler, il documento frutto del coraggio di due ex internati che fece intuire al mondo le atrocità dei campi di sterminio (leggi qui il nostro approfondimento).


Anche il packaging della moneta vuole essere veicolo di memoria sulle atrocità della Shoah
Un aneddoto, infine, sulla liberazione di Auschwitz-Birkenau del 1945: sopra l’ingresso si trovava la scritta Arbeit macht frei (“Il lavoro rende liberi”) voluta, a quanto pare, da Rudolf Höss, primo comandante SS del campo. Sembra che il fabbro che realizzò la scritta, un polacco di nome Jan Liwackz, matricola 1010, avesse saldato la lettera “B” al contrario in segno di protesta, conscio della vera funzione di Auschwitz.
E si dice che quando il campo fu liberato dall’Armata Rossa, Liwackz chiese di riavere l’insegna, perché “gli apparteneva”; cosa che tuttavia non avvenne, dato che – col suo carico di atroce significato – quella scritta apparteneva ormai alla storia.