La storia dell’ongaro della Fama, coniato con grandi aspettative ma mai apprezzato dai mercati | Una magnifica rarità con il granduca a figura intera

 

Il granduca d'Etruria Cosimo III de' Medici, colui che è effigiato sul cosiddetto "ongaro della Fama"
Il granduca d’Etruria Cosimo III de’ Medici, colui che è effigiato sul cosiddetto “ongaro della Fama”

di Antonio Castellani | Misura appena 23 millimetri per 3,46 grammi di peso, ed è rarissimo, l’ongaro o tollero d’oro coniato nel 1674 a Firenze da Cosimo III de’ Medici (1642-1723, granduca d’Etruria dal 1670) e conosciuto dai numismatici come “l’ongaro della Fama” (CNI 110, Galeotti 34/5).

Al D/ troviamo la legenda COSMVS. III DG | MA. D. ETR. VI, in cerchio perlinato Cosimo III a figura intera con grande corona radiata con giglio, scettro nella mano destra e la sinistra sull’impugnatura della spada,

Al R/ spicca la legenda latina EXTENDER | FACTIS, nel campo la Fama alata sopra nuvole, in piedi, con un grande ramo di palma nella destra e la tromba portata alla bocca, mentre dal cielo raggiante scende una pioggia di diciotto stelle e sotto si vede il globo terracqueo con la fascia dell’equatore.

Correva l’anno 1674 quando, su richiesta dei mercanti fiorentini, per favorire la penetrazione della moneta toscana nei canali commerciali internazionali, Cosimo III autorizzò l’emissione di un nuovo tipo di ongaro per sostituire quello con la raffigurazione del porto di Livorno.

Il rarissimo "ongaro della Fama" con un inconfondibile, corpulento Cosimo III de' Medici al dritto e una magnifica allegoria sul rovescio
Il rarissimo “ongaro della Fama” con un inconfondibile, corpulento Cosimo III de’ Medici al dritto e una magnifica allegoria sul rovescio

Il rescritto del 30 luglio 1674 dispose che: “[…] mantenendolo fermo il peso in una lega di detta moneta si è solo l’impronta con l’impronta del ritratto del ser. Granduca Cosimo III in piedi coronato e armato con l’iscrizione: COSMUS III Dei Gratia Magnus Dux ÆtruiÆ VI Liburni e dall’altra la Fama impresa del Granduca con lettera attorno: Extender Factis “.

L’intendimento fu dunque quello di un avvicinamento della versione medicea dell’ongaro al già consolidato modello tedesco, ma la raffigurazione del R/, pur bellissima e fortemente simbolica, essendo così diversa da quella degli ongari originali rappresentò, fuori dai confini dello Stato, un fattore penalizzante.

La fortezza e il porto della città di Livorno in un'incisione d'epoca
La fortezza e il porto della città di Livorno in un’incisione d’epoca

Dopo breve tempo e pochi pezzi coniati, così, i mercanti fecero di nuovo appello al granduca per interrompere la coniazione ed evitare un inutile spreco d’oro. Un rescritto del 26 agosto dello stesso anno sancì così la sostituzione della Fama con il meno enfatico AD. BONITATEM AVREI HVNGARICI LIBVRNI 1674, che, con buona pace della creatività incisoria della zecca fiorentina, copiava in tutto lo sterile tipo germanico.

Da notare che nel rescritto di coniazione si prevede anche l’indicazione della zecca, aspettativa disattesa poi nella coniazione dato che non è noto alcun esemplare di ongaro della Fama con L o LIBURNI. Nel Corpus sono classificate sei diverse varianti e nessuna riporta il nome della città.

Si ritorna al classico: questo ongaro coniato a Firenze nel 1675 e con indicazione della città portuale di Livorno è molto più in linea con il modello tedesco
Si ritorna al classico: questo ongaro coniato a Firenze nel 1675 e con indicazione della città portuale di Livorno è molto più in linea con il modello tedesco

“Ampliare [la fama] con le imprese” è la traduzione del motto, tratto niente meno che dall’Eneide virgiliana (10, 468 ove si legge “Famam extendere factis”): un auspicio disatteso che, tuttavia, ha lasciato alla numismatica italiana una moneta  di grande fascino e rarità.