Un ghetto ebraico in Polonia, un influente personaggio e una serie di monete, anzi di gettoni, che testimonia la barbarie dell’Olocausto

 

di Antonio Castellani | Negli atlanti non esiste una città con il nome Litzmannstadt, ma un generale Litzmann è noto in Germania per aver sfondato, nel 1914, il fronte russo presso Lodz in Polonia; così, in epoca nazista, in suo onore la città di Lodz divenne Litzmannstadt. Prima della Seconda guerra mondiale Lodz aveva 750 mila abitanti e prosperava per le sue industrie tessili. Dopo l’occupazione, i nazisti si affrettarono ad istituire a Lodz – così come in tante città dell’Europa orientale – un ghetto per gli ebrei, ripristinandovi, aggravate dalla moderna ferocia, le condizioni dei ghetti del medioevo e della Controriforma.

Lodz, il primo ghetto e il più “longevo” nella storia dell’Olocausto

Il ghetto di Lodz fu il primo in assoluto ad essere aperto nel febbraio del 1940, ed il secondo come consistenza numerica dopo quello di Varsavia, arrivando a ospitare più di 160 mila persone, non solo abitanti di Lodz ma anche circa 20 mila ebrei provenienti da Austria, Boemia, Lussemburgo e Germania. Questo ghetto fu anche il più “longevo”, perché rimase attivo fino all’autunno del 1944, quando il fronte russo si stava avvicinando; ciò va attribuito sia alla sua importanza economica sia al suo presidente, Chaim Rumkowski.

Un’immagine della vita nel ghetto ebraico di Lodz: migliaia di persone costrette a vivere in uno spazio chiuso, con libertà limitatissime, in attesa di essere avviate ai lager

Nel 1940 Rumkowski, vedovo e senza figli, aveva sessant’anni e si occupava di opere pie ebraiche, godendo fama di uomo energico, incolto ed autoritario. La carica di presidente (o decano) del ghetto era intrinsecamente spaventosa, ma era una carica, costituiva un riconoscimento, sollevava di uno scalino, e conferiva autorità e Rumkowski amava l’autorità.

Rumkowski era o sembrava uno sciocco dall’aria molto per bene, insomma uno
“zimbello ideale” per i nazisti e i quattro anni della sua “presidenza”, o meglio della sua dittatura, furono un sorprendente groviglio di sogno megalomane, di vitalità barbarica e di reale capacità diplomatica ed organizzativa.

Dai tedeschi, egli ottenne anche l’autorizzazione ad emettere moneta, sia metallica, sia cartacea su carta filigranata che gli fu fornita ufficialmente: con questo denaro erano pagati gli operai del ghetto, e la potevano spendere negli spacci per acquistarvi le loro razioni alimentari. E una di queste monete del 1943, in lega leggera, graffiata e corrosa, fu raccolta casualmente ad Auschwitz, nel quale confluirono gli internati di Lodz, da Primo Levi, che la conservò per sempre ispirandogli anche un articolo.

I primi gettoni del ghetto, troppo simili alle monete tedesche

Del ghetto di Lodz sono noti diversi gettoni, in lega di alluminio-magnesio proveniente dai rottami degli aerei abbattuti sul fronte russo. I primi e più rari portano il millesimo 1942, il valore di 5 o 10 pfennig (mm 18,0 e 21,2 per g 0,96) sul dritto la legenda LITZMANNSTADT-GETTO 1942 con stella di David con sei spighe nel campo, sul rovescio la legenda DER AELTESTE DER JUDEN e nel campo il valore con stella esafilla tra due foglie di alloro.

Le due versioni del gettone di Lodz da 10 pfennig del 1942: quella “troppo simile ad una moneta tedesca” e quella “riveduta e corretta”

La tipologia di questi gettoni ricorda molto i 10 pfennig tedeschi, cosa che non piacque affatto ai nazisti, tanto che imposero un nuovo conio della moneta giudaica con la data in incuso nella stella di Davide e nuove legende. Questo secondo tipo modificato venne emesso alla fine del 1942, in lega di magnesio, da 10 pfennig (mm 19,0 per g 0,75), sul dritto la legenda DER AELTESTE DER JUDEN IN LITZMANNSTADT (“Il decano degli ebrei in Litzmannstadt”), la data 1942 nella stella e sul rovescio la legenda QUITTUNG ÜBER PFENNING (“quietanza per 10 pfennig”) e il valore 10 nel campo.

Tre valori in alluminio-magnesio per la serie “definitiva”

Sono poi noti con millesimo 1943 gettoni da 5, 10 e 20 marchi (diametro mm 22,5 per g 1, mm 28,4 per g 1,71 e mm 33,4 per g 2,1) in lega di alluminio e magnesio, con la legenda DER AELTESTE DER JUDEN IN LITZMANNSTADT (“Il decano degli ebrei in Litzmannstadt”) e QUITTUNG ÜBER MARK in cartella (“Quietanza per marchi”, con numerali 5, 10 e 20) sul dritto e sul rovescio stella di David | GETTO | 1943 nel campo. Di tutti sono noti dubbi esemplari di presentazione in argento e purtroppo vi sono anche riconi falsi in alluminio, rame o piombo che testimoniano il cinismo dei falsari e dei venditori che non hanno avuto scrupoli a speculare su una tragedia come l’Olocausto.

I gettoni di Lodz da 5, 10 e 20 marchi coniati con data 1943: si noti come al rovescio, con ferocia tutta nazista, il motivo decorativo sia un cerchio che richiama il filo spinato

Oggi si può conoscere la storia del ghetto percorrendo l’itinerario che inizia sulla Piazza del mercato di Lodz. Infatti, anche se ormai la zona dell’ex ghetto è tornata ad essere abitata, ancora oggi i palazzi sono gli stessi in cui un tempo abitavano gli ebrei e ci sono ancora lo stesso ospedale da cui si buttavano i neonati dalle finestre e la piazza dove gli ebrei vendevano diamanti per un po’ di pane.

Una tessera alimentare del ghetto di Brzeżany e uno dei rarissimi, e dubbi esemplari di gettone in argento di Lodz del 1942, con valore nominale di 10 pfennig

Nel settembre 1944, poiché il fronte si stava avvicinando alla zona, i nazisti diedero inizio alla liquidazione del ghetto di Lodz. Decine di migliaia di uomini e donne che fino allora erano riusciti a resistere alla fame, al lavoro estenuante ed alle malattie, furono deportati ad Auschwitz e vi morirono quasi tuti nelle camere a gas. Rimasero nel ghetto un migliaio di uomini, che furono liberati dall’Armata rossa.

La fine del decano Chaim Rumkowski è avvolta dal mistero: si sa che ottenne di viaggiare fino ad Auschwitz su un vagone speciale e con il decoro che si addiceva al suo rango, munito di una lettera che avrebbe dovuto garantirgli un trattamento di favore; tuttavia, né la lettera né il vagone salvarono dalla camera a gas “il re dei Giudei”, che morì il 28 agosto 1944.

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