Nel 1857 viene completata la ferrovia Vienna-Trieste e, ai meritevoli della grande impresa, viene consegnata una preziosa moneta celebrativa

 

di Roberto Ganganelli | La linea ferroviaria Vienna-Trieste, conosciuta anche come Ferrovia meridionale è tuttora un’importante linea internazionale che collega la capitale austriaca a Trieste passando per i l’Austria, la Slovenia e l’Italia. Non tutti sanno, però, che questa linea ha una storia antichissima e che il suo completamento venne scandito anche dalla coniazione di una rara e bella moneta.

Vienna-Trieste
Il progetto della stazione da cui, a Vienna, partiva la Ferrovia meridionale: il disegno risale al 1873 quando il maestoso edificio iniziò a prendere la sua forma definitiva

L’inizio dei lavori per linea ferroviaria risale al 1839 e, partendo da Vienna, la prima tratta di binari viene posata fino alla città di Gloggnitz, nella Bassa Austria. Il 5 maggio 1842 la linea viene completamente aperta ma negli anni immediatamente successivi, allo scopo di favorire il trasporto delle merci da e per il porto di Trieste, il governo asburgico decide di prolungarla fino allo strategico sbocco sul Mare Adriatico.

La costruzione viene assegnata alle Ferrovie di Stato meridionali mentre il compito di elaborare il progetto è affidato a Carl Ritter von Ghega (1802-1860), che sceglie di valicare le Alpi con un percorso prevalentemente allo scoperto e privo di lunghi trafori.

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La banconota da 20 scellini che l’Austria, nel 1967, ha dedicato a Carlo Ghega, geniale ingegnere nato a Venezia e progettista della linea Vienna-Trieste (mm 132×65)

All’ingegnere, di passaporto austriaco ma nato a Venezia, l’Austria dedicherà nel 1967 una banconota da 20 scellini su cui, al ritratto del personaggio, viene abbinata un’immagine della sua opera più ardita, il viadotto ferroviario che realizzò proprio sul percorso della Ferrovia meridionale, al Passo del Semmering, a ben 896 metri sul livello del mare.

Dal 1842 Ghega è direttore generale delle Südlichen Staatsbahn ed è incaricato della progettazione della da Vienna a Trieste via Graz. A quell’epoca, lo scetticismo sulla possibilità di un attraversamento ferroviario del Semmering è considerata tecnicamente troppo complessa ma nel 1844 Ghega elabora un progetto per superare il valico mediante normali locomotive, senza il ricorso a cremagliere.

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L’imperatore Francesco Giuseppe I d’Austria in un ritratto giovanile risalente al 1851 e una moneta da 6 kreuzer coniata nel 1848, all’alba di un regno lunghissimo che sarebbe durato fino al 1916

Tanta è la bravura di questo veneziano che, prima ancora della conclusione dei lavori sulla linea, nel 1851, Ghega ottenne il titolo di cavaliere (“Ritter“). La linea ferroviaria, interamente a doppio binario, si allunga dapprima fino a Graz poi a Maribor, Lubiana e Postumia. L’attuale capitale della Slovenia viene raggiunta nel 1848, Postumia nel 1856 e Trieste, finalmente, è collegata alla capitale dell’Impero austro ungarico dalla strada ferrata il 27 luglio del 1857.

Sul trono d’Austria siede, già dal 2 dicembre del 1848, Francesco Giuseppe I e così, in ragione della ratifica, nel 1856, della Convenzione monetaria fra gli stati tedeschi meridionali e l’Austria il ministro delle Finanze di Vienna, il barone Karl Bruck, uno dei fondatori del Lloyd Austriaco nel 1836, promuove la coniazione di un magnifico doppio tallero di convenzione per celebrare il completamento della ferrovia Vienna-Trieste.

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Il doppio tallero di convenzione per la Ferrovia meridionale: moneta celebrativa coniata nel 1857, al completamento della linea ferrata, qui nella variante con la corona che termina tra la K e la A
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La seconda variante del doppio tallero con, al rovescio, la Lanterna del porto di Trieste si distingue dalla prima per la corona d’alloro che termina sotto le lettere A e I della legenda

Se ne coniano, di queste magnifiche monete con millesimo 1857 – uno dei pochi tipi commemorativi a nome di “Cecco Beppe” e secondo solo alla moneta emessa nel 1854 per le sue nozze con Elisabetta di Baviera, la celebre “Sissi” – appena 1644 esemplari destinati a quanti avevano avuto parte attiva nella realizzazione dell’importante infrastruttura.

Trentasette grammi d’argento a 900 millesimi, un diametro di ben 41 millimetri, la moneta raffigura al dritto la testa laureata dell’imperatore, rivolta a destra e con legenda circolare FRANZ JOSEPH I VON GOTTER GNADEN KAISER VON OESTERREICH. In piccolo, sotto il collo, le iniziali del nome dell’incisore Carl Radnitzky e in esergo la A, simbolo della zecca di Vienna.

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Prima della moneta “ferroviaria” del 1857 c’era stata una sola commemorativa nella serie di “Cecco Beppe”, il gulden d’argento del 1854 per le nozze con la bella “Sissi” di Baviera

Magnifico e solenne, quasi medaglistico il rovescio con iscrizione circolare VOLLENDUNG DER OESTERREISCHEN SUEDBAHN 1857 ed entro il cerchio il valore nominale 2 . VEREINS THALER. Sulle onde del Mare Adriatico, al centro ecco la Lanterna del porto di Tireste sormontata dall’aquila bicipite di casa d’Asburgo.

Nel campo, a sinistra una locomotiva e a destra un piroscafo a ruote. Sulla sommità del faro due bandiere e alla base della Lanterna – costruita nel 1833 su progetto dell’architetto Matteo Pertsch – entro un cartiglio a sinistra lo stemma di Vienna e a destra quello con l’alabarda, emblema di Trieste.

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Dettagli del rovescio: la locomotiva, il piroscago a ruote, gli emblemi di Vienna e di Trieste sotto dominio austriaco e, infine, il faro del porto della città giuliana imbandierato

La locomotiva raffigurata sulla moneta esiste ancora: si tratta dell’Ajax, costruita dalle officine inglesi Jones, Turner & Evans nel 1841, a lungo attiva sulla linea Vienna-Trieste, dismessa dal servizio nel 1874 e, fortunosamente scampata alla demolizione, è conservata dal 2008 – dopo un perfetto restquro – al Museo della Tecnologia di Vienna.

Anche l’imbarcazione a ruote incisa a destra del faro è identificabile con buona certezza: si tratta infatti del piroscafo Arciduca Lodovico (o forse della nave gemella Arciduca Giovanni), piroscafo a ruote in legno di 310 tonnellate di stazza lorda, lungo 42 metri, dotato anche di due alberi per le vele e costruito dal cantiere londinese Hawsks e Co. nel 1837.

L’Arciduca Lodovico, con il suo viaggio inaugurale sulla rotta per Costantinopoli, il 16 maggio 1837, inaugura l’attività marittima regolare della Società di navigazione a vapore del Lloyd Austriaco che in seguito si svilupperà in modo notevole.

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Si chiama “Ajax” la locomotiva, tuttora esistente, raffigurata sul doppio tallero e gli appassionati di storia ferroviaria – o di numismatica! – possono ammirarla in un museo di Vienna

L’imbarcazione, il cui motore a vapore ha, per l’epoca, “ben” 100 cavalli di potenza, si riconosce dalle altre della flotta per il lungo fumaiolo spostato verso l’albero poppiero.  Verrà demolita nel 1869 ma nel frattempo, complice il “promotore” del doppio tallero del 1857, il barone Bruck – che come abbiamo già sottolineato è tra i fondatori del Lloyd Austriaco – si ritaglia un piccolo spazio di gloria numismatica.

Nonostante il piccolo contingente coniato, del doppio tallero per la ferrovia Vienna-Trieste esistono due varianti: meno rara è quella con, al dritto la punta della corona d’alloro fra le lettere A e I della parola KAISER, ancora più difficile da trovare quella con la corona che termina tra le lettere K e A.

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Il piroscafo “Arciduca Lodovico” del Lloyd austriaco effigiato sul doppio tallero del 1857 per la ferrovia Vienna-Trieste: caratteristico il lungo fumaiolo collocato vicino all’albero di poppa

Le due varianti, da un punto di vista tecnico produttivo, si spiegano in modo abbastanza semplice: per il dritto – a differenza che per il rovescio – vennero realizzati due coni nei quali il ritratto di Francesco Giuseppe I non risulta esattamente identico nè allineato, rispetto alle legende lungo il bordo, in modo analogo. Ecco perchè la corona d’alloro sull’augusto ritratto termina in posizioni differenti.

Possiamo considerarla anche un po’ italiana, dunque, questa bellissima moneta, non solo per la città di approdo della Ferrovia meridionale, Trieste, su cui il tricolore sarebbe sventolato solo nel 1918, ma anche per quel veneziano, l’ingegnere Carlo Ghega, che della linea ferrata era stato artefice; un doppio tallero sempre molto ricercato dai collezionisti e che ci ricorda l’epoca lontana e romantica del vapore che, sul mare e per terra, permise nel XIX secolo di aprire sempre di più ai commerci, alle persone e alle idee nuove e inedite rotte.