Dalle rare sterline del 1874 ai famosi krugerrand di oggi, tutto il fascino e la storia del Sudafrica e della sua lunga lotta per l’indipendenza

 

di Antonio Castellani | Tutti conoscono il krugerrand, moneta sudafricana coniata con l’oro della regione del Transvaal, come bullion coin, ossia moneta da investimento: si tratta di un’oncia d’oro puro (gr 33,9305 a 917/..), molto ricercata come bene rifugio negli ultimi decenni.

Non tutti sanno, però, che il nome deriva dal signore ritratto di profilo al dritto, Paul Kruger, vero “padre della Patria” per il Sudafrica e fiero oppositore degli Inglesi. La guerra che si svolse dal 1899 al 1902 si concluse con la vittoria degli Inglesi, ma Kruger guidò la Repubblica boera con coraggio e determinazione; saranno solo la superiorità militare e i duri comportamenti di guerra britannici a fiaccare la resistenza locale.

Il krugerrand, iconica moneta in oro da investimento coniata dal Sudafrica e dedicata al presidente Paul Kruger, fautore dell'indipendenza del paese
Il krugerrand, iconica moneta in oro da investimento coniata dal Sudafrica e dedicata al presidente Paul Kruger, fautore dell’indipendenza del paese

Alle radici storiche del Sudafrica, Bartolomeo Diaz e e Jan van Riebeeck

La storia del Sudafrica affonda le radici nel 1487 quando Bartolomeo Diaz, con tre navi portoghesi e centocinquanta uomini, doppia il Capo di Buona Speranza, l’odierna Città del Capo; in precedenza Enrico il Navigatore (1394-1460) aveva intrapreso un’ambiziosa ed oculata politica di espansione e di riconquista dei territori controllati dall’Islam, che prevedeva anche la creazione di nuove vie di collegamento tra Portogallo e Africa orientale, evitando di sottostare ai pesanti dazi imposti dai Turchi che occupavano gran parte della costa est.

Per mantenere i contatti commerciali con l’Asia, ricca di merci preziose, e per continuare la tratta degli schiavi sulle coste orientali, Diaz si spinse fino al confine meridionale dell’Africa, una sorta di limite invalicabile per i tempi, durissimo da affrontare visto che il Capo è molto battuto da venti e le correnti che s’incontrano sono molto potenti. Infatti, per molto tempo, il Capo di Buona Speranza (il nome è molto esplicito nel suo significato) non fu abitato da bianchi se non da quelli che scamparono ai naufragi, frequenti in quella zona.

Il navigatore Jan van Riebeeck effigiato su una moneta in oro sudafricana da 2 rande assieme al motto "L'unione fa la forza" e a uno "sprigbock", animale simbolo del paese
Il navigatore Jan van Riebeeck effigiato su una moneta in oro sudafricana da 2 rande assieme al motto “L’unione fa la forza” e a uno “sprigbock”, animale simbolo del paese

Fu nel 1652 che l’olandese Jan van Riebeeck ebbe l’incarico dalla Compagnia delle Indie di allestire un fortino, nucleo originario dell’odierna Città del Capo (ricordiamo a questo proposito che molte banconote sudafricane hanno portato il ritratto del colonizzatore van Riebeeck). Si creò così una base che crebbe molto rapidamente perché, oltre a svolgere la funzione primaria di rifornire le navi di passaggio, divenne ben presto un centro di attività commerciali ed agricole grazie all’iniziativa di alcuni dipendenti della Compagnia che chiesero ed ottennero il permesso di stabilirsi nella zona.

L’insediamento dei Boeri e il Great Trek alla conquista del Transvaal

Da questi primi insediamenti di Boeri, contadini olandesi e tedeschi, l’espansione e la crescita divennero sempre più consistenti e sempre più forte divenne il desiderio di autonomia dall’Europa. Quando gli Inglesi, dopo aver conquistato la zona del Capo (1795), intrapresero una politica di imposizione di leggi economiche, politiche e di condizionamento culturale, i Boeri risposero con il Great Trek, cioè la “grande migrazione”, mitica spedizione su carri trainati da buoi alla ricerca di terre su cui vivere, senza leggi imposte e condizionamenti esterni di nessun genere.

Coloni boeri si spingono alla conquista di nuove terre in Sudafrica nel corso del XIX secolo, in una marcia epica che sarà ripagata dalla scopetra di ricche miniere d'oro e diamanti
Coloni boeri si spingono alla conquista di nuove terre in Sudafrica nel corso del XIX secolo, in una marcia epica che sarà ripagata dalla scopetra di ricche miniere d’oro e diamanti

L’epica marcia verso le terre dell’interno portò alla scoperta di miniere d’oro e diamanti nel Transvaal che, nel 1852, divenne una repubblica indipendente (Repubblica Sudafricana); assieme allo Stato Libero dell’Orange (1854), per alcuni anni le due repubbliche riuscirono a sfuggire alle mire inglesi, aumentate per la ricchezza del territorio.

La prima moneta in oro, la sterlina del presidente Burgers

E’ proprio a questo periodo che si deve la moneta presa in esame: si tratta di una sterlina datata 1874, del peso di g 7,98, del diametro di mm 22, coniata a nome di Thomas François Burgers, di cui si vede un bel ritratto di profilo al dritto.

Il nome francese non deve stupire dal momento che, nel XVII secolo, molti Ugonotti, i protestanti francesi perseguitati, si rifugiarono nella regione del Capo e costituirono il primo nucleo degli odierni Afrikaaner assieme ad Olandesi e Tedeschi.

La prima moneta d'oro coniata a nome della Repubblica del Sudafrica nel 1874 è una sterlina con un magnifico stemma al rovescio
La prima moneta d’oro coniata a nome della Repubblica del Sudafrica nel 1874 è una sterlina con un magnifico stemma al rovescio

Al rovescio uno stemma, affiancato da sei bandiere, racchiude tutta la storia di quegli anni. In alto a sinistra n leone accucciato, simbolo della natura e delle difficoltà ambientali che i coloni hanno dovuto affrontare, nonché espressione di fierezza e di volontà di difesa del territorio.

A destra, invece, la figura di un boero, in piedi, su un campo, con pantaloni lunghi e maniche arrotolate, che regge un bastone nella sinistra. Tutta la zona in basso è occupata da un carro, quello del Great Trek, saldamente fermo su un campo, senza buoi attaccati e quindi indice di un percorso che è terminato, di un viaggio che ha raggiunto la sua meta.

Al centro dello scudo troviamo un’ancora, simbolo di viaggi per mare, ma anche di dimora stanziale, di un “porto” dal quale non ci si vuole allontanare e non si vuole cedere a nessuno. In alto un’aquila ad ali spiegate custodisce lo scudo e, ai lati, sei vessilli rappresentano la bandiera della Repubblica del Sudafrica, anche conosciuta come Vierkleur, di quattro colori: rosso, blu, verde e bianco.  La legenda recita, in lingua afrikaans, ZUID AFRIKAANSCHE REPUBLIEK (“Repubblica del Sudafrica”), mentre nel cartiglio sotto allo scudo troviamo EENDRAGT MAAKT MAGT (“L’unione fa la forza”, “L’unità è forza”).

Quasi come un sovrano, sicuramente un "padre della Patria", il presidente Thomas François Burgers è effigiato sul dritto della moneta
Quasi come un sovrano, sicuramente un “padre della Patria”, il presidente Thomas François Burgers è effigiato sul dritto della moneta

La lunga genesi delle monete d’oro del Sudafrica

Già dal 1853 il Parlamento (Volksraad) aveva deciso di coniare monete, ma questa del 1874 fu in realtà la prima emissione. L’incisione si deve a L. C. Wyon, attivo presso la Royal Mint e fu battuta a Birmingham, in Gran Bretagna, dalla ditta Ralph Heaton & Sons, con l’oro del Transvaal.

La moneta, molto curata e sicuramente prestigiosa per un paese di frontiera, fu causa di molte polemiche: il ritratto del presidente al D/, ma, soprattutto, l’indicazione del suo nome vennero visti come segni di protagonismo, un pericoloso atto di egocentrismo.

Effettivamente la presenza del nome di un presidente risulta piuttosto strana in un periodo in cui lo Stato deve ancora trovare un suo spazio ufficiale ed è minacciato su molti fronti. La circolazione venne ammessa solo dopo molti accese e lunghe discussioni in Parlamento. Ma la storia della nascita dell’odierno Sudafrica doveva essere ancora lunga, con difficoltà e guerre sanguinose per tutelare la propria indipendenza e problemi sociali e razziali avrebbero quasi cancellato del tutto il ricordo del signor Burgers.