Oggi, 2 giugno, torniamo indietro nel tempo con tre monete in lire commemorative per la Repubblica Italiana, tre coniazioni forse un po’ dimenticate ma che, nel giorno in cui ricorrono 79 anni dal referendum che sancì lo storico cambiamento istituzionale del nostro Paese dopo la fine della Seconda guerra mondiale, ci piace presentarvi per un motivo preciso, ossia perché anche le monete anche recenti possiedono un potere simbolico, un valore culturale e un fascino che – come i valori fondanti del nostro Paese – non dobbiamo mai dimenticare.

Ci sono voluti ben cinquant’anni – correva il 1996 – perché la Zecca di Roma decidesse di emettere una moneta dedicata alla ricorrenza della nascita della Repubblica Italiana. Correva l’anno 1996, si festeggiava mezzo secolo di Italia democratica e il compito di celebrare questo importante anniversario venne affidato a Ettore Lorenzo Frapiccini.

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Anno 1996: la Zecca emette una moneta da 10.000 lire d’argento per i 40 anni della Repubblica

L’artista modellò una moneta da 10.000 lire che sarebbe stata poi coniata in argento in 38.440 esemplari fior di conio e 7900 a finitura fondo specchio: 22 grammi di peso per 34 millimetri di diametro, la moneta aveva il titolo allora in voga di 835 millesimi, mutuato da quello delle storiche 500 lire in argento Caravelle.

Sul dritto un busto di giovane donna, che rappresenta l’Italia, rivolto verso destra all’interno di una ruota dentata (simbolo del lavoro e parte dell’emblema di Stato). Insieme alla ruota sono presenti altri elementi che sono simboli della Repubblica Italiana: la stella (a destra dietro la testa) e due rami, uno di quercia e uno di ulivo (sotto il collo, parzialmente all’interno della ruota).

Sul rovescio, all’interno di una ruota dentata uno dei Dioscuri, dal gruppo scultoreo situato nella Piazza del Quirinale a Roma, di fonte al palazzo sede della Presidenza della Repubblica. Insieme alla statua all’interno della ruota si trovano anche il valore, la data e il segno di zecca. All’esterno della ruota la legenda 50° ANNIVERSARIO DELLA PROCLAMAZIONE DELLA REPUBBLICA.

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Il dritto delle bellissime 500 lire del 1988 celebrative dei 40 anni della Costituzione

“Freddina”, venne definita questa moneta al momento del suo debutto sul mercato; tra le lire commemorative per la Repubblica, invece, aveva avuto un’accoglienza entusiastica la 500 lire in argento emessa nel 1988 e modellata da Laura Cretara in occasione del 40° anniversario dall’entrata in vigore della Costituzione.

Moneta elegante che – caratterizzata al dritto da una giovane Italia turrita con, sul capo, una corona con le forme di Castel del Monte – aveva nel rovescio il suo punto di forza: due rami incrociati, uno di quercia e uno di ulivo e in secondo piano il testo dell’articolo 1 della Costituzione italiana su quattro fasce in rilievo.

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Al rovescio della moneta l’articolo 1 della nostra carta fondamentale

In basso le date 1948 e 1988, il segno R e il valore. Furono 67.000 gli esemplari fior di conio di questa 500 lire (argento 835 millesimi, mm 29,3 per 11,0 grammi di peso) mentre la versione proof ebbe una tiratura di 13.400 pezzi complessivi.

“L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”, queste le parole incise al rovescio della moneta: una dichiarazione messa nero su bianco dai padri costituenti ma, troppo spesso, disattesa nei fatti nel corso della nostra storia.

Il trittico delle lire commemorative della Repubblica con cui celebriamo questo 2 giugno “numismatico” si completa con un’altra celebrativa da 10.000 lire in argento, millesimata 1997, quella scaturita dalla mano di Maria Angela Cassol e dedicata al bicentenario dalla nascita del tricolore.

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Nel 1997 un omaggio in moneta ai due secoli del primo tricolore italiano

Una doppia figura femminile – a mezzo busto sul dritto, a figura intera al rovescio – simboleggia l’Italia ammantata della sua bandiera, quella nata nel lontano 1797, il 7 gennaio, quando a Reggio Emilia il Parlamento della Repubblica Cispadana la adottò con questi colori, gli stessi con cui sarebbe stata mutuata dal Regno di Sardegna a partire dal 1848, poi da quello d’Italia dal 1861 e, infine, dalla Repubblica Italiana con il 1946, ovviamente senza lo stemma sabaudo. Le 10.000 lire del 1997 ebbero una produzione di 36.000 esemplari fior di conio mentre altri 7695 furono battuti a finitura fondo specchio.

Nel 2026 festeggeremo gli ottant’anni di questa nostra Italia democratica, così sfaccettata e capace di lottare, ma anche così contraddittoria e non priva di problemi sociali ed economici che toccano gran parte della popolazione. Speriamo che il Poligrafico e zecca dello Stato, per il prossimo anno, mettano in cantiere anche qualche moneta per questa ricorrenza, magari per sottolineare quei valori e quelle radici comuni alle decine di milioni di donne e di uomini che, nonostante tutto, sentono ancora l’orgoglio di abitare nel Paese più bello del mondo.