Anche gli elefanti

di Roberto Ganganelli | Non ce ne vogliano i lettori per il titolo un po’ “sopra le righe”: stiamo solo parafrasando quello di una raccolta di battute – circa tremila – messe insieme e pubblicate nel 1997 con grande successo a firma della coppia di umoristi Gino & Michele. E la citazione ci è venuta in mente sfogliando il catalogo dell’asta 73 della Numismatica Varesi del prossimo 13 novembre in cui, al lotto 285, spicca la seguente descrizione:

Vincenzo II Gonzaga, VII duca di Mantova, ritratto da Justus Sustermans
Vincenzo II Gonzaga, VII duca di Mantova, ritratto da Justus Sustermans

MANTOVA VINCENZO GONZAGA (1627). Soldo con l’elefante. D/ Due pissidi R/ Elefante. CNI 38 MIR 636 Cu g 3‚49 Rarissima. Il duca Vincenzo II Gonzaga regnò su Mantova appena sette mesi‚ dal 26 maggio al 25 dicembre 1627. In questo periodo, però, coniò ben 23 diversi tipi monetali con molte imprese mai prima viste nella monetazione mantovana. Questo straordinario soldo con l’elefante avvisa chi osteggia il duca che‚ come l’elefante‚ il signore ha sangue caldo contro i nemici. All’epoca di Vincenzo II probabilmente era presente nel Palazzo Ducale di Mantova l’onorificenza dell’elefante della quale Cristiano I di Danimarca aveva insignito Ludovico II Gonzaga nel 1474”. La moneta, come detto rarissima, è giudicata Bb/Spl dagli estensori del catalogo e parte da una base di 2.000 euro.

Notate la precisione con cui è resa la figura dell’animale all’attacco: le zanne protese, il capo abbassato, la proboscide ritorta; un elefante effettivamente arrabbiato, tanto che a circondare l’effigie dell’elefantino rivolto a sinistra troviamo la legenda latina ACCENSVS SANGVINE IN HOSTES (che Mario ed Alfonso Traina traducono come “Infiammato dal sangue contro i suoi nemici”) e ricordandoci che Vincenzo II Gonzaga, duca VII di Mantova ed ultimo esponente del ramo diretto della famiglia, con la medesima legenda coniò anche un doppio grosso anonimo, una prova in rame del doppio grosso e il soldo qui illustrato.

Il dritto del soldo con le due pissidi contenenti la terra intrisa del sangue di Cristo
Il dritto del soldo con le due pissidi contenenti la terra intrisa del sangue di Cristo

Al dritto, come da altra tradizione mantovana, appaiono i due reliquiari con il sangue di Cristo e con le parole NIHIL TRISTE RECEPTO ossia “[Non ci sarà] nulla di avverso, ricevuto questo”, adattamento del verso di Virgilio, (Eneide, 9, 262): Nihil illo triste recepto “([Non ci sarà] nulla di avverso, dopo averlo ritrovato”), messo in riferimento alla presenza del sangue di Cristo nel reliquiario.

Vari autori sottolineano lo stretto rapporto esistente tra il sangue di Cristo, conservato a Mantova, e il sangue che spinge l’elefante alla carica. Come testimoniano i versi tratti dal terzo libro della Lira di Giambattista Marino, riportati da Picinelli: “Monsignor Aresio, per inferire quanto i nostri cuori siano avvalorati alla sofferenza di ogni più duro incontro dal contemplare la passione di Cristo, figurò l’elefante che, mirando attentamente il vino premuto dall’uva, diceva ‘Acuor in proelium’, ’Mi stimolo al combattimento’” (Ferro, 1623, p. 299). Concetto applicato da Marino a Cristo, “che, sudando sangue, s’avvalorò a sostenere la morte: Suda sangue il mio Dio,/ elefante guerriero in pugna hostile,/ c’ha la vista del sangue/ ardito e forte divien,/ già moribondo, incontro a morte”.

Minaccioso, niente da dire, l'elefante impresso sul rovescio di questa rarissima moneta mantovana
Minaccioso, niente da dire, l’elefante impresso sul rovescio di questa rarissima moneta mantovana

A sua volta Riccardo di San Lorenzo nelle sue Laudi alla beata Vergine scrive: “Elephas viso sanguine non timet mori, sed magis acuitur in proelium”ossia L’elefante visto il sangue, non ha paura di morire, ma maggiormente si stimola al combattimento” (Picinelli, 1653, pp. 174, 243).

Ancora, nel Primo Libro dei Maccabei (5, 34) si legge: “Et elephantis ostenderunt sanguinem uvae et mori ad acuendos eos in proelium” cioèE mostrarono agli elefanti il sangue dell’uva e della mora per aizzarli alla battaglia”. Si riteneva infatti che l’elefante, eccitato dalla vista del colore, confondendo il rosso del succo dell’uva con quello del sangue, combattesse con maggiore impegno (Aldrovandi, 1639, p. 461).

Dunque, come l’elefante sarebbe stato stimolato alla vista del sangue ad assalire il nemico, così Vincenzo II Gonzaga duca di Mantova, mosso dalla fede e dal sangue di Cristo, volle dichiarare in moneta che sarebbe stato sempre pronto a lottare contro i nemici della religione cristiana. Purtroppo, la pinguetudine e salute cagionevole non glielo permisero…