Francesco Muntoni classifica questa moneta come un quarto di ducato da due giuli e mezzo di papa Giulio III (1550-1555) ma secondo Mario Traina – si veda Il linguaggio delle monete – si tratta forse di un piedfort del testone o di un doppio testone: sta di fatto che l’argenteo tondello del peso di circa otto grammi a nome papa Ciocchi del Monte di cui ci occupiamo in queste righe risulta una delle emissioni pontificie più rare del XVI secolo.

GENS ET REGNVM QVOD NON SERVIERIT TIBI PERIBIT si legge sul rovescio, in sei righe entro una corona d’alloro con in basso le lettere AC (attribuite allo zecchiere Bartolomeo Canobio), mentre il dritto è dominato dal ritratto papale rivolto a destra con paramenti solenni e triregno sul capo.

Il dritto del rarissimo quarto di ducato (?) in argento di Giulio III Chiocchi del Monte

La legenda latina è tratta dal Libro di Isaia (cap. 60 v. 12, per l’esattezza), e fa parte del testo risalente, secondo i biblisti, al periodo dopo il ritorno dall’esilio da Babilonia, in cui sono riportati oracoli contro l’idolatria e inni di speranza nella conversione delle nazioni pagane.

Secondo Muntoni, che si rifà all’opera di Saverio Scilla, la legenda sulla moneta di Giulio III ricorda l’obbedienza prestata alla alla Santa Sede da tutti i sovrani d’Europa non protestanti; secondo altri allude allo scisma consumato con la Chiesa d’Inghilterra o al rientro nel seno della Chiesa di Roma dei monofisiti d’Armenia (coloro che negavano la duplice natura divina ed umana di Cristo). Traduzione: “Il popolo e il regno che non ti avrà servito perirà”.

Al rovescio un minaccioso versetto biblico tratto da Isaia contro i popoli e i regni pagani

Tenuto conto della data indicata sulle medaglie di Giulio III con lo stesso soggetto (1552) e della legenda che si rifà al capitolo 60 del profeta Isaia (l’esaltazione della Chiesa di Roma e la sconfitta delle chiese separate), la moneta dovrebbe ricordare il ritorno, sia pure temporaneo, dell’Inghilterra all’obbedienza al papa con l’ascesa al trono della regina Maria I Tudor (1552).

Sottolinea poi Adolfo Modesti come con la stessa impronta e legenda furono emesse anche medaglie in argento e bronzo, che si distinguono dalle monete, oltre che per il peso, per la mancanza delle lettere A C (che Modesti ritiene più probabile indicative di Alessandro Cesati detto “il Grechetto”). Una moneta e delle medaglie, dunque, ancora con qualche mistero da svelare.

Nel 1879, la stessa “minaccia” viene rivolta in medaglia da Leone XIII contro le “teorie sovversive”, sia politiche che filosofiche, del mondo moderno

La stessa legenda la ritroveremo molto tempo dopo sulla medaglia annuale dell’anno II, 1879, di Leone XIII Pecci commemorativa dell’enciclica Quod apostolici muneris, promulgata nel 1878 contro le “teorie sovversive” del comunismo, socialismo e nichilismo.