Cosimo II de’ Medici appare con Maria Magdalena d’Asburgo-Tirolo in una rara medaglia di Gaspare Mola

 

di Giancarlo Alteri | Ferdinando I de’ Medici, granduca di Toscana, decise di far sposare il primogenito Cosimo appena questi ebbe raggiunto i 18 anni, perché non accadesse anche al ragazzo di dover cambiare improvvisamente i progetti per la sua vita, come era accaduto a lui stesso, che, già cardinale, era stato costretto dalla “ragion di Stato” a rinunciare alla porpora ed a diventare granduca di Toscana.

Il granduca cerca moglie

Dunque, la diplomazia medicea si mise alla ricerca di una futura sposa per il futuro giovane rampollo. Fu trovata in Maria Magdalena d’Asburgo-Tirolo, figlia dell’arciduca Carlo e, quindi, cugina dell’imperatore d’Austria.

Il granduca di Toscana Cosimo II de' Medici (1590-1621)
Il granduca di Toscana Cosimo II de’ Medici (1590-1621)

La promessa sposa non era bellissima, aveva il viso un po’ allungato, le forme non aggraziate e soprattutto una certa antipatia naturale verso i futuri sudditi, che considerava “rozzi”; per di più aveva pure un anno di più del futuro marito.

Però parlava bene l’italiano ed era molto colta: amava in particolare le scienze “fisiche”, cioè l’astronomia che Galileo Galilei, a Padova, stava elevando al rango di vera e propria scienza.

D’altronde, neppure Cosimo era bellissimo: piuttosto basso (sebbene la ritrattistica ufficiale lo faccia sempre apparire più alto di quanto non fosse in realtà), leggermente balbuziente, malaticcio e, sopraqttutto, completamente succube della madre Cristina di Lorena. Le nozze avvennero nel 1608 e fu una cerimonia fastosa, nel più puro stile dei Medici.

Gaspare Mola alla zecca di Firenze

Dritto della medaglia di Gaspare Mola con ritratto di Cosimo II de' Medici, granduca di Toscana
Dritto della medaglia di Gaspare Mola con ritratto di Cosimo II de’ Medici, granduca di Toscana

In quel momento, alla zecca di Firenze si trovava a lavorare uno dei più grandi incisori italiani, Gaspare Mola. Nato intorno al 1575 a Coldriè, nei pressi di Como, da una famiglia di piccola nobiltà, fin da giovanissimo, date le sue attitudini artistiche, era stato mandato a Milano ad impratichirsi nell’arte dell’incisione di pietre e di metalli.

Però nella città meneghina aveva svolto anche il lavoro, ben più remunerativo, di “mercante d’arte”, comprando e rivendendo quadri antichi o presunti tali.

L’attività che lo aveva ben presto reso famoso in tutta l’Italia ed anche oltre le Alpi, tuttavia, era stata la realizzazione di finissime armature, corazze, scudi, spade ecc… Così, nel 1596, il granduca Ferdinando lo aveva chiamato a Firenze come “orafo privato” della famiglia e, vista l’abilità del Mola nell’incidere conii, lo aveva destinato ad occupare il posto, una volta reso vacante, di incisore capo alla zecca.

Pertanto, mentre era impegnato a fare armature e conii di monete e di medaglie per il granduca padre, il Mola aveva avuto sicuramente modo di conoscere il piccolo Cosimo ed i suoi fratelli.

Nel 1597, il Mola subentrò al Mazzafirri come incisore-capo ed un paio d’anni dopo, realizzò una bellissima medaglia, che rappresentava il gruppo marmoreo di Ercole e Nesso, del Giambologna, inaugurato nel 1599 e sistemato sotto la Loggia dei Lanzi, in Piazza della Signoria.

La banconota italiana dedicata a Galileo Galilei; con facciale di 2000 lire, venne stampata tra il 1973 e il 1983
La banconota italiana dedicata a Galileo Galilei; con facciale di 2000 lire, venne stampata tra il 1973 e il 1983

Il dritto della medaglia “dei due sposi”

Sul dritto di questa medaglia risaltava il busto del granduca Ferdinando, con indosso l’armatura che lo stesso Mola aveva provveduto a realizzare. Tuttavia, quando avvennero le nozze fra Cosimo e Maria Magdalena, il Mola non stava più a Firenze, dal momento che era stato costretto ad allontanarsene – non sappiamo per quale motivo – e si era messo al servizio di Carlo Emanuele di Savoia, non tanto e non solo come medaglista ma, soprattutto, come “consulente d’arte”, cioè acquistando pezzi artistici, quadri e statue, per conto del duca sabaudo. Ma un giorno – sembra – gli diede “un bidone”, come si suol dire (almeno così raccontano alcuni biografi dell’artista) vendendogli per pezzo autentico una “crosta”; fu così che l’aria di Torino diventò irrespirabile per il Mola.

La granduchessa Maria Magdalena d’Asburgo-Tirolo (1589-1631)
La granduchessa Maria Magdalena d’Asburgo-Tirolo (1589-1631)

Rifiutando la proposta di trasferirsi a Roma fattagli da un lontano parente di sua madre, Giacomo Antonio Mori, che aveva aperto una bottega d’incisione nella città dei papi, Gaspare Mola tornò ancora una volta a Firenze e fece una bellissima armatura per il giovane Cosimo, succeduto al padre, alla morte di questi, nel febbraio del 1609. E sempre per Cosimo, con questa armatura, il Mola coniò pure una bella medaglia che ne celebrava la presa di potere.

E la successione del giovane sposo favorì, come era naturale, anche la coniazione di una medaglia in onore dell’augusta sposa, che intanto aveva dato alla luce il primo degli otto figli che nasceranno da quel matrimonio. L’occasione la offrì all’artista una scoperta scientifica di grande rilevanza.

Cosimo e Maria Magdalena, protettori di Galileo

A Padova, Galileo Galilei, esplorando il cielo con il suo cannocchiale, aveva scoperto che intorno al pianeta Giove ruotavano quattro satelliti, proprio come quattro erano i fratelli del granduca Cosimo. La notizia della scoperta si era diffusa in breve tempo negli ambienti scientifici, tanto più che lo scienziato pisano li aveva cumulativamente chiamati Siderea Medicea, cioè “stelle medicee”.

Proprio l’annuncio ufficiale e la dedica al granduca di questi quattro corpi celesti, con la pubblicazione, nel marzo 1610, del Sidereus Nuncius, valsero al Galilei il richiamo in patria, nello Studium pisano, e alla scoperta una medaglia del Mola, sul cui rovescio, l’artista raffigurò Giove seduto fra le nubi dell’Olimpo, con in mano le folgori e con accanto l’aquila, il re dei volatili e suo simbolo. Però il dritto, con il busto di Cosimo, era quello inciso solo pochi mesi prima per una medaglia, che il Mola aveva dedicato a Cosimo ed a Maria Magdalena.

Quest’ultima medaglia, infatti, mostrava, sul dritto, il busto di profilo di Cosimo con la gorgiera di pizzo e con quella stessa corazza, finemente intarsiata, che sempre il Mola aveva eseguito per il granduca

Rovescio della medaglia di Gaspare Mola con ritratto della consoret di Cosimo II: un capolavoro di incisione del XVII secolo
Rovescio della medaglia di Gaspare Mola con ritratto della consoret di Cosimo II: un capolavoro di incisione del XVII secolo

Il rovescio della medaglia, un capolavoro del bulino

Sul rovescio, il ritratto quasi frontale della granduchessa; un ritratto, che non lascia spazio alla piaggeria adulatoria, ma che mostra i tratti di Maria Magdalena riprodotti con spietato realismo: i capelli, corti e piuttosto ispidi, lo sguardo “austero e verecondo”.

Ma dove risalta tutta l’abilità incisoria del Mola è nei particolari della decorazione degli abiti della nobildonna: la gorgiera di trine, finemente lavorata, i bottoni, costituiti da pietre semipreziose e da ambra, i cordoncini delle cuciture resi con eccezionale minuzia; particolari, tutti questi, che ben giustificano la fama del Mola.

Impegnato a districarsi nel complesso gioco delle potenze europee e, nel contempo, a sviluppare l’economia del Granducato, dando impulso al porto di Livorno e curando sia la flotta mercantile sia quella militare, Cosimo morì a soli 31 anni, il 28 febbraio 1621, mentre la numerosa figliolanza passava sotto la tutela della madre Maria Magdalena e della nonna, Maria Cristina.

L’ultima opera fiorentina del grande Mola

Ed il Mola incise un’altra medaglia in onore della granduchessa. Stavolta la riprodusse di profilo, con i tratti addolciti dalla maturità e con il velo funereo di vedova, che le copre il capo. Nel rovescio pose il pavone, simbolo di Giunone, la sposa di Giove, e, sullo sfondo, i dolci colli fiorentini con il panorama della città.

Risale al 1621 l'ultima medaglia del Mola eseguita a Firenze: è questa con Maria Magdalena con velo vedovile e il pavone sul roverscio
Risale al 1621 l’ultima medaglia del Mola eseguita a Firenze: è questa con Maria Magdalena con velo vedovile e il pavone sul roverscio

Fu l’ultima opera fiorentina di Gaspare Mola, che nel 1623 cedette finalmente alle numerose insistenze di Giacomo Antonio Mori, oramai incisore camerale della zecca pontificia, e lo raggiunse a Roma; non sarebbe mai più tornato nella città dei Medici.

Maria Magdalena di Toscana morì invece nel 1631, poco più che quarantenne (era nata a Graz nell’ottobre del 1589), a Padova, dove era entrata a far parte di un “cenacolo”, in cui gli allievi del Galilei discutevano ed approfondivano le teorie scientifiche del maestro.