La DOPPIA dei misteri e le MONETE LUCCHESI con san Paolino

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Fra arte e numismatica,una rarità dalla storia poco nota tra le monete lucchesi con san Paolino

 

di Roberto Ganganelli | Giovan Battista Tonelli – artista di zecca quasi dimenticato – nacque a Lucca negli anni ‘30 del XVIII secolo ed ebbe la sua prima formazione presso l’Accademia di Belle arti della città.

Tratti biografici di un artista di zecca

Artista di umili origini, nel 1751 Tonelli iniziò a lavorare come apprendista incisore presso la zecca della città toscana e nel 1755 venne inviato a perfezionarsi presso la officina monetaria pontificia di Roma dove, nel 1759, al termine del proprio soggiorno di studi, realizzò una bella medaglia celebrativa per l’arcivescovo di Cracovia Andreas Zaluski, fondatore della Biblioteca di Varsavia.

Un’altra delle sue rare opere firmate è la cosiddetta “medaglia dei pittori”, realizzata nel 1766 per conto dell’Accademia Lucchese, che reca al dritto la figura del patrono san Paolino nell’atto di benedire la città e, al rovescio, un’allegoria della musa della Pittura.

Disegno originale del maestro incisore Giuliano Marchetti che raffigura Tonelli, l'allegoria della Repubblica di Lucca e san Paolino: realizzata per il volume "Il santo e l'incisore" edito nel 2005 dall'Antica zecca di Lucca
Disegno originale del maestro incisore Giuliano Marchetti che raffigura Tonelli, l’allegoria della Repubblica di Lucca e san Paolino: realizzata per il volume “Il santo e l’incisore” edito nel 2005 dall’Antica zecca di Lucca

Risale invece al 1767 una bella coniazione per l’Accademia dei Georgofili di Firenze che, nella forza e nell’espressività del ritratto di Leopoldo II, ci rivela un artista ormai maturo e affermato.

Tonelli lavorò in zecca a Lucca per quasi mezzo secolo, realizzando molti coni e punzoni per monete e si ritirò nel 1796 iniziando, contemporaneamente, ad istruire come suo allievo Giovanni Pietro Marsili, che gli subentrò alla zecca.

Il Tonelli morì a Lucca, tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo; artista di buon talento, nelle sue composizioni risentì in modo spiccato dell’influenza del tardo Barocco romano e della scuola pittorica lucchese del ‘700, in special modo di Batoni e Lombardi.

La doppia dei misteri e la sua storia

La moneta di cui ci accingiamo a parlare è opera proprio di Giovan Battista Tonelli; considerata, al pari della mezza doppia e della quadrupla con l’effigie del Volto Santo, una della più rare emissioni lucchesi del Settecento, la doppia del san Paolino datata 1758 ha alle spalle, per di più, una storia misteriosa che solo di recente è stato possibile riportare alla luce.

Battuta, come le doppie del 1749 e del 1750, con un peso di 108 grani lucchesi (g 5,5 circa) ed un titolo di 22 carati (916 millesimi), la doppia del san Paolino nacque da un’iniziativa dei Commissari della Zecca.

Unoi dei rarissimi esemplari di doppia lucchese del san Paolino (1758) passati sul mercato
Unoi dei rarissimi esemplari di doppia lucchese del san Paolino (1758) passati sul mercato

Questi, nel 1757 proposero al Consiglio Generale della Serenissima Repubblica di variare il conio di rovescio della moneta aurea (il dritto era occupato dallo stemma dello Stato) sostituendo al Volto Santo l’effigie del patrono secondo un modello proposto dal giovane incisore lucchese Giovan Battista Tonelli.

Della nuova doppia, tuttavia, nei documenti d’archivio si perdono presto le tracce a dimostrazione del fatto che, dopo un iniziale entusiasmo, il progetto cadde in disgrazia presso le autorità.

I pochi esemplari conosciuti indicano che, della doppia del san Paolino del 1758, furono eseguite solo due battiture di prova con coni differenti (si veda in particolare la forma delle torri della città) e, probabilmente, anche un avvio di produzione che, tuttavia, venne immediatamente interrotto.

Una rarità nell’oblio e i quattrini del patrono

Varie ipotesi sono state avanzate a proposito dei motivi che portarono all’abbandono del progetto: alcuni studiosi, ad esempio, parlano di carenza di paste auree da monetazione presso la zecca, mentre altri sostengono che sia stato il peso calante degli esemplari battuti a determinarne l’insuccesso.

Quattrino lucchese del XVII secolo con l'effigie del patrono al rovescio
Quattrino lucchese del XVII secolo con l’effigie del patrono al rovescio

La vera ragione dell’oblio in cui cadde la doppia del san Paolino, tuttavia, è da ricercare nella tradizione stessa della monetazione lucchese.

Dal Medioevo in poi, infatti, tutte le emissioni in oro della zecca di Lucca (i grossi del XII secolo, i fiorini del San Martino del XIII e quelli del San Pietro del XIV, gli scudi del sole, gli zecchini e i mancusi nel Cinquecento e le doppie, le mezze doppie e le quadruple settecentesche) avevano ritratto, senza eccezione alcuna, l’effigie del Volto Santo, simbolo dello Stato, soggetto di una fortissima devozione popolare e, dunque, imprescindibile sigillo di garanzia per la moneta della Repubblica.

Un altrro quattrino di Lucca al tipo di san Paolino, di fine XVIII secolo
Un altrro quattrino di Lucca al tipo di san Paolino, di fine XVIII secolo

Paolino, figura pur benevola e familiare per il popolo lucchese, effigiato più volte su soldi in bassa mistura, non avrebbe certo potuto competere, a livello “di immagine”, con il Santo Volto e sostituirlo a quest’ultimo sulla più preziosa moneta dello Stato sarebbe risultata, perciò, un’operazione azzardata e politicamente controproducente.

Fu così che il Volto Santo continuò a troneggiare sull’oro lucchese fino all’inizio del XIX secolo mentre al “povero” san Paolino rimasero, è il caso di dirlo, solo gli spiccioli.