La numismatica è ben più di una collezione di monete. “Ogni moneta è una miniatura della Storia” affermava George F. Hill, già direttore del British Museum. È una scienza viva, dinamica che spesso apre nuovi capitoli. Il caso che andremo ad analizzare ci proietta, in modo inaspettato, verso una più ampia comprensione di alcuni aspetti della produzione monetaria dell’antica Campania. A far scattare l’approfondimento è la scoperta di un inedito, una didracma di Hyria che per vari elementi appare fortemente collegata ad una didracma attribuita ad Allifae.
Nell’asta Classic Numismatic Group Electronic Auction 559, del 3 aprile 2024, svoltasi negli USA, è stata proposta una didracma di Hyria che appare con un rovescio sconosciuto. In pratica un inedito. Il fatto già di per sé rilevante risultava ancor più interessante poiché la didracma in oggetto presentava caratteristiche molto simili ad una didracma attribuita, forse un po’ troppo arditamente, ad Allifae. L’inedito di Hyria sembra infatti talmente similare a quella di Allifae da metterne in discussione l’attribuzione.
Hyria e la sua monetazione: qualche cenno
Nonostante la sua copiosa monetazione Hyria resta una città misteriosa. Il buon Montenegro ci ricorda come l’ubicazione di Hhyrian èstata da sempre molto contrastata tra i diversi autori: Il Millingen la pone “verso l’imboccatura del Sarno” (fiume situato nei pressi di Nola), il Fiorelli la posiziona tra Capua e Napoli, mentre Cavedoni sostiene che Nola e Hyria fossero la stessa città.
Per la numismatica Hyria è principalmente nota per le numerose emissioni di didracme d’argento prodotte tra il 405 e il 385 a.C. Secondo quanto rilevato dal catalogo Campaniae Nummis di Luigi Graziano, la produzione di stateri di Hyria, dal 405 al 385 a.C. fu superiore a qualsiasi altra produzione della Campania Antica.
Hyria durante quel periodo conia circa 130 diverse varianti di statere o didracam. Tanto per fare un paragone, Neapolis nello stesso periodo, ne aveva coniate circa 105 (anche se successivamente, fino al 250 a.C., ne produsse altre 200 varianti in più). Ciò significa inequivocabilmente che Hyria tra il V e il IV secolo a.C. fu una potenza commerciale tra le più importanti nell’antica Campania. Quella che produsse e immise sul mercato più risorse valutarie, si direbbe oggi.
Però, non essendo mai stata trovata l’ubicazione di una città tanto importante da non poter scomparire nel nulla, tutto lascia pensare che Hyria non fosse altro che la stessa Nola con un nome diverso, probabilmente variato a seguito delle complesse vicissitudini che interessarono la città, che fu un tempo etrusca, poi sannita e infine romana. Un’altra ipotesi è che furono due centri vicini che poi si unirono.
Ma al di là delle congetture sull’ubicazione di Hyria, quello che appassiona numismaticamente è la considerevole produzione delle tante varianti di didracme che sono senza dubbio anche la gioia dei collezionisti. E’ bene sottolineare che Hyria produsse solo didracme e non altre monete di diverso valore.
L’inedito di Hyria sottto la lente di ingradimento
Classical Numismatic Group, nella Electronic Auction 559 del 3 aprile 2024, descrive così il lotto n. 5: “CAMPANIA, Hyrianoi. Circa 405-400 BC. AR Nomos (21mm, 6.76 g, 7h). Testa di Atena a sinistra, con elmo attico crestato decorato con corona d’alloro e una civetta sull’elmo / Toro con testa umana in piedi a destra. Rutter 36–47 var. (O26/R– [Rovescio non elencato]); HN Italy 539; Monete di Italia Antica e Magna Grecia pag. 214”.
La descrizione sembra non lasciare dubbi: per gli esperti di CNG, il pezzo proposto non è elencato, è un inedito. In particolare il rovescio non è censito e l’etnico riportato sopra il toro androcefalo posizionato verso sinistra, VMIAV, non si riscontra in nessun catalogo di numismatica conosciuto. Quindi un nuovo tassello si dovrà semplicemente aggiungere alla congrua monetazione di Hyria, già ricca di circa 130 varianti conosciute.
L’etnico al rovescio, se osservato bene, sembra avere altre caratteristiche che, come vedremo in seguito, diventeranno sorprendenti. Anche lo stile del toro androcefalo appare stilisticamente simile ad un’altra didracma attribuita ad Allifae.
La città di Allifae e la sua monetazione
L’ubicazione dell’antica Allifae, a differenza di Hyria, è invece ben nota. Tanto è vero che l’antica Allifae, pur se il suo primo nucleo venne fondato sulle pendici del Monte Cila, nei pressi del massiccio del Matese, oggi combacia con l’attuale Alife, cittadina sannita posta in provincia di Caserta, il cui centro storico è ancora incluso tra le mura romane dell’antica Allifae, dopo che ne divenne Colonia Triumvirale nel I sec a.C.
L’antica Allifae fu dunque uno dei più importanti centri sanniti nel V e IV secolo a.C. anche se la sua monetazione fu piuttosto scarsa. Proprio per questo motivo è considerata oggi tra le più rare e affascinanti della Campania Antica. Principalmente la monetazione Alifana si compone di didracme, oboli in argento e bronzo. Fino al 4 dicembre 1996 la monetazione alifana era composta da un unico tipo di didracma, basato su piede campano o foceo, di cui attualmente si conoscono pochissimi esemplari. L’unico tipo di didracma conosciuta, fino al 1996, viene classificata come segue:
DIDRACMA AG. 400-395 a.C. mm 20 ca. g 6,91. D/ Testa di Atena con elmo attico crestato e coronato a destra. R/ Toro androcefalo a sinistra, sopra Λ IOHΛ.
Il numero conosciuto di esemplari di questo raro statere è di soli quattro pezzi, più un altro che si presume fosse stato nei Musei Vaticani e che risulta disperso, ma di cui abbiamo notizie grazie alla testimonianza di Raffaele Marrocco che nel 1916 scriveva: “Il Didramma alifano non si trova più nel Medagliere del Vaticano, come me ne assicura il Direttore Camillo Serafini, il quale pur trovandolo citato dal Garrucci come esistente invece nel Museo Borgiano, ha ragione di credere d’essersi disperso” (nota 2 pag. 303 in RIN 1916).
Un’altra curiosità di questa particolare didracma è che ad eccezione del pezzo conservato nel Museo di Napoli, Collezione Santangelo, al n. 410 (quello riportato nell’immagine) gli altri tre esemplari risultano suberati e rispettivamente: Collezione Santangelo n. 411, peso g 6,57; Museo di Berlino, peso g 5,46, per il quale secondo il Sambon (pag. 324) questo pezzo “proviene dal Comune di Piedimonte d’Alife”; Casa d’asta Canessa, Asta del 22 maggio 1992 lotto n. 3, peso g 5,45.
Oltre la didracma Allifae ha poi prodotto: cinque diversi tipi di oboli in argento con diverse varianti dell’etnico; due mezzi oboli in argento; tre mezzi oboli in bronzo di attribuzione controversa. Poi nel 1996 all’attuale tipo di dicracma di Allifae, se ne aggiunse un altro, pur se l’attribuzione alla cittadina sannita venne fin da subito contrastata.
La seconda didracma di Allifae in asta a New York nel 1996
E così, come per magia, il 4 dicembre 1996, durante l’asta ancora una volta della Classic Numismatic Group (coincidenza particolare) che si svolse a New York, venne posta in vendita al lotto n. 551 una moneta che venne classificata come didracma di Allifae.
DIDRACMA AG. 400-395 a.C. mm 20 ca. g 7,02. D/ Testa elmata di Atena con elmo decorato con una corona di Lauro. R/ Toro androcefalo a destra; oggetto incerto tra le zampe, sopra VHΛII.
Per gli studiosi della Campania Antica la notizia è notevole: Allifae parrebbe non aver coniato un solo tipo di didracma (di cui conosciamo pochissimi esemplari), ma ve ne sarebbe un secondo, anche se appare diverso e non consono per stile da quella conosciuto. La moneta sembra quindi essere davvero un pezzo raro e pregiato e non a caso viene valutato con una stima piuttosto alta per l’epoca, di ben 1500 dollari.
L’attribuzione della “nuova didracma” ad Allifae, tuttavi, non trova molto consenso tra gli studiosi ed esperti della monetazione campana, poiché “non convince lo stile che non compare nei coni usati per Allifae. Anche l’epigrafe del rovescio desta molti dubbi. Se la moneta dovesse essere originale si tratterebbe o di una moneta di Hyria o di qualche altro centro campano” come sostiene ad esempio Antonio Morello a pag. 27 del quaderno di studi Alife tra Storia e Moneta del 1998.
Tuttavia il desiderio di poter proporre, far possedere, vendere un pezzo di storia numismatica così particolare era troppo forte. E otto anni dopo la moneta “alifana” in questione, dalla CNG arrivò in possesso della Numismatica Ars Classica che la rimise in vendita durante l’asta organizzata a Zurigo il 13 maggio del 2004 a Zurigo: anche questa volta l’attribuzione al lotto 1010 fu netta: “Didracma di Allifae”.
ALLIFAE. DIDRACMA 400-395 a.C. g 7,02. D/ Testa elmata di Atena a sinistra. R/ Toro androcefalo a destra; Rutter cf pag. 181, 1. Apparentemente unica e non classificata. CHF 2500
Insomma dopo la CNG anche la NAC (una delle case d’asta più autorevoli del settore) confermava l’attribuzione ad Allifae, nonostante le molte critiche, i dubbi e i sospetti di un errata attribuzione che vennero sollevati.
Venti anni dopo, ecco la svolta
Passano vent’anni ed ecco che il 3 aprile del 2024 appare un inedito di Hyria che sembra avere molte caratteristiche in comune con la didracma attribuita ad Allifae.
Da un’analisi della moneta la prima cosa che salta subito all’occhio sullo statere di Hyria è il suo etnico VMIAV. Un primo importante elemento di confronto è la prima lettera osca dell’etnico di Hyria che appare una A rovesciata o se vogliamo una V con una stanghetta trasversale, che è identica per stile, fattezza, angolazione e posizione alla prima lettera dell’etnico della didracma attribuita ad Allifae. Una somiglianza molto forte e singolare. Una perfetta compatibilità, sicuramente non casuale, lascia intendere che le due didracme siano apparentate.
Un secondo elemento sempre al rovescio è lo stile del toro. Messi a confronto visivo, sembrano molto similari. La stessa robustezza e proporzionalità del corpo egualmente distribuiti sul tondello, la posizione della coda che compone sul posteriore una curvatura uguale tra gli stateri e finanche la protuberanza del petto del toro androcefalo sembra avere fattezze simili.
Quello che differisce è la base del toro che è evidentemente differente. C’è una linea singola nella didracma di Hyria e una linea doppia, con traversine, nella didracma di Allifae. Ciò significa che sono due emissioni diverse, ma non per questo non sono della stessa polis. In linea di massima il rovescio lascia intravedere che lo stile generale, molti particolari, l’etnico, alcune lettere dell’osco sono troppo coincidenti per non considerare che le monete appartengano allo stesso conio.
Non resta che eseguire la prova regina, ossia dopo una serie di analisi, di dubbi, di confronto non resta che eseguire la sovrapposizione delle due monete al dritto. Per quanto la centratura delle due monete al dritto sia fortemente differente, alla sovrapposizione, la dea Atena rivolta a sinistra risulta essere assolutamente identica, come volevasi dimostrare.
Pertanto le monete appartengono allo stesso conio. Per cui o entrambe sono di Hyria o entrambe sono di Allifae. Dal momento che sembra difficile smentire il Rutter, che su Hyria riconosce spesso quella M che sembra essere una lambda sdoppiata, ne conviene che l’inedito di Hyria svela un’errata attribuzione della didracma di Allifae venduta prima dalla CNG nel 1996 e poi riproposta dalla NAC nel 2004. Con buona pace della monetazione di Allifae.