Il ducato, il mezzo ducato, il tarì e il carlino, monete napoletane di propaganda negli anni della Guerra delle riunioni contro la Francia del Re Sole

 

di Roberto Ganganelli | È l’inizio degli anni Ottanta del Seicento la sete di potere di Luigi XIV, il Re Sole, non sembra avere limiti. Così, l’ambizioso sovrano inizia a guardare a nord est, in particolare ai ricchi Paesi Bassi, sbocco commerciale e marittimo di strategica importanza, che sono in mano ad uno dei nemici per eccellenza della Francia, la Spagna retta da Carlo II d’Asburgo.

Carlo II d'Asburgo, ancora bambino e già ritratto con gli attributi della gloria e della regalità: sarà re di Napoli e Sicilia dal 1655 al 1700
Carlo II d’Asburgo, ancora bambino e già ritratto con gli attributi della gloria e della regalità: sarà re di Napoli e Sicilia dal 1655 al 1700

Scoppia così quella che passerà alla storia come la Guerra delle riunioni (1683-1684) che vede Luigi XIV e le sue armate contrapporsi alla Spagna e al Sacro Romano Impero cui si unisce, come alleata, la Repubblica di Genova.

La Spagna dichiara guerra alla Francia il 26 ottobre 1683 e da quel momento al giugno seguente le forze spagnole nei Paesi Bassi sono costrette a cedere progressivamente terreno, fino a ritirarsi nei territori del Sacro Romano Impero dopo scontri sanguinosi.

Il Trattato di Ratisbona, il 15 agosto 1684, pone fine al conflitto e Luigi XIV ottiene, oltre a parte dei territori conquistati sul campo, anche la città di Strasburgo e il Lussemburgo rinunciando però alle città contese di Courtai e Dixmude.

In realtà, si tratta di una tregua che tuttavia durerà per un ventennio e che viene firmata nel convento domenicano di Ratisbona (in Baviera) tra Luigi XIV, l’imperatore Leopoldo I e il re di Spagna Carlo II, coinvolto in quanto sovrano dei Paesi Bassi spagnoli, che fanno parte del Sacro Romano Impero.

monete napoletane

Mezzo ducato per Napoli e Sicilia, anno 1684 (argento, mm 35, g 14)

Lontano dai teatri di battaglia, il Regno di Napoli e di Sicilia è fra i tanti possedimenti di Carlo II, che regna già dal 1665 e che lo farà ancora fino al 1700. E proprio nei territori spagnoli del Meridione italiano viene coniata una magnifica moneta di propaganda, un mezzo ducato in argento che al dritto riporta un fine ritratto del re, drappeggiato e corazzato, con legenda CAROLVS II D G HISP E VTR SICIL REX.

Al rovescio, invece, una figura femminile siede sul globo terrestre, la penisola italiana in bella evidenza, e regge con la destra uno scudo con l’araldica del Regno e con la sinistra un ramo di palma. Il tutto al motto di RELIGIONE ET GLADIO (“Con la fede e con la spada”), in allusione alle armi – concrete e spirituali – con cui si sperava di vincere la guerra.

Ducato di Carlo II con lo scettro, la corona e i “due mondi” (argento, mm 42, g 28)

La moneta viene coniata solo nei due anni del conflitto – 1683 e 1684 – e rappresenta una delle più belle coniazioni napoletane del XVII secolo; si inserisce peraltro in modo mirabile in una serie di emissioni che comprende il ducato d’argento con i “due mondi”, lo scettro e la corona al motto di VNVS NON SVFFICIT ossia “Uno solo [di mondo] non basta” e il tarì con il globo sormontato da corona, fascio e cornucopia abbinato allo stemma e con con legenda HIS VICI ET REGNO (“con queste [le armi e il benessere della popolazione] ho vinco e regno”).

La Spagna e l’Italia in evidenza su questo tarì del 1684 (argento, mm 27, g 5,60)

Completa questa bellissima serie di tipologie in argento della zecca di Napoli il carlino sul quale, al classico ritratto del re, si abbina un leone accosciato a guardia dei simboli regi della corona e dello scettro, e al motto di MAIESTATE SECVRVS (“Sicuro nella [sua] maestà”).

Colpisce soprattutto, di queste monete napoletane, quella ricorrente presenza del globo terrestre, addirittura raffigurato da due diversi punti di vista sul ducato: una iconografia che mette in luce in modo esemplare la geopolitica della Spagna nel tardo Seicento e che mostra come questo paese fosse, all’epoca, ancora una superpotenza planetaria.

monete napoletane
I simboli del potere e l’animale “regale” per eccellenza sul carlino (argento, mm 23, g 2,90)

Il ducato e il mezzo ducato, come accennato, vengono coniati solo nel biennio di guerra 1683-1684 mentre il tarì e il carlino avranno maggior fortuna, venendo battuti a Napoli anche per alcuni degli anni successivi; tutto questo, fino a che sulle monete napoletane in argento di Carlo II non si affermeranno, come iconografie standard, il ben più prosaico stemma coronato e il pendente del Toson d’oro.