Le coniazioni di Innocenzo XII Pignatelli legate alla alla Guerra dei nove anni: “contro” il Re Sole e agli Asburgo, bellissime monete d’autore

 

di Roberto Ganganelli | Guerra dei nove anni, Guerra della Lega d’Augusta o Guerra di successione del Palatinato: tre nomi per lo stesso conflitto sanguinoso che, a partire dal 1688, sconvolse buona parte dell’Europa – e che arrivò a toccare anche il Nuovo mondo – avendo come contendenti le dinastie degli Asburgo e dei Borbone, sotto il segno della rivalità fra Guglielmo III e il Re Sole, Luigi XIV.

La guerra dei nove anni, una premessa storica

Si calcola che, sui due fronti, quasi 700 mila armati si diedero battaglia mentre, sul mare, venivano impegnate flotte per circa 500 navi. Fu un conflitto durissimo, combattuto in nome del concetto di monarchia universale e durante il quale gli scontri terrestri e marittimi si protrassero per nove anni in diverse regioni europee, con esiti per la maggior parte a favore degli eserciti francesi, fino a sfociare nel Trattato di Rijswijk del 1697.

Fu una pace sofferta, tuttavia, quella siglata da Luigi XIV, dal momento che la Francia dovette arrivare a un accordo perché non riusciva più a sostenere le enormi spese belliche. Il Re Sole, pur vincitore sul campo, perse così tutte le terre conquistate tranne l’Alsazia, Strasburgo, alcune città catalane e Pondichéry, nella lontana India.

Papa Innocenzo XII e l’opera diplomatica della Chiesa

Come in altri conflitti, la Santa Sede si adoperò per giocare un ruolo politico di pacificazione; dal 1961 sedeva sul trono di Pietro papa Innocenzo XII Pignatelli il quale, tuttavia, alla fine vide quasi ignorate le missioni diplomatiche che inviò presso i contendenti e le esortazioni, più volte ripetute, alla conclusione della guerra.

Il Pignatelli, in ogni caso, si rivelò un abilissimo comunicatore grazie alle monete e, come su molte delle sue coniazioni figurano allegorie e legende che ricordano le sue generose elemosine e le opere benefiche compiute, tra il 1694 e il 1697 il papa focalizzò varie, importanti emissioni sul proprio ruolo – come detto, nella realtà, abbastanza marginale – di pacificatore tra i contendenti.

monete guerra dei nove anni

Piastra 1694 anno IV: il papa e la Chiesa “meditano pensieri di pace”

In piastre, mezze piastre, testoni e perfino in una doppia d’oro sembra quasi di leggere la cronaca di un’azione diplomatica e dei suoi (sbandierati) frutti. Già nel 1964, infatti, il papa fa imprimere su una rara piastra (Muntoni 15) le parole COGICO COGITATIONES PACIS (“Medito pensieri di pace”, da Geremia c. 29, v. 11) accanto ad una figura femminile – la Chiesa – seduta, in atteggiamento pensoso, con armi sotto i suoi piedi mentre contempla una croce e si appoggia ad un’ara su cui stanno un libro e la tiara.

Si prosegue con il testone datato 1695, anno V di pontificato (Muntoni 49), su cui ad un’elaborata versione dello stemma papale si abbina la scena in cui il pontefice in trono, col triregno sul capo e affiancato da due cardinali, ascolta un chierico proclamare “Urbi et orbi” il monito alla pace che il papa ha appena emesso sotto forma di esortazione apostolica. A destra, due musici suonano le trombe per richiamare l’attenzione sull’importante messaggio.

ROGATE QVAE AD PACEM SVNT (“Chiedete ciò che porta alla pace”) si legge nel campo di queste monete; un versetto tratto dal Salmo 121 (v. 6) che in latino recita “Rogate quae ad pacem sunt Ierusalem” (“Chiedete quanto arreca pace a Gerusalemme”). Nell’incisione – anonima, ma probabilmente opera di Pietro Paolo Borner – che ha tratti di freschezza quasi “fumettistica”, il papa ci appare curvo sotto il peso degli anni e del triregno, mentre il cardinale alla sua destra sembra fissare lo sguardo su un impossibile “fotografo” che riprende la scena e il prelato sul pulpito appare impietosamente calvo.

Testone 1695 anno V: il papa esorta le potenze in lotta alla risoluzione del conflitto

Prosegue la serie la piastra dell’anno VI (Muntoni 20) che, bulinata e firmata dallo stesso Borner, vede al rovescio – scenografico, senza dubbio – il pontefice in trono, attorniato da alti prelati seduti su due file di scranni e da dignitari laici in piedi mentre, illuminato dallo Spirito Santo, prosegue negli sforzi suoi e della Chiesa ad adoperarsi per la pace.

PACEM LOQVETVR GENTIBVS (“Parlerà di pace alle genti”, dal Salmo 84, v. 9: “Dominus […] loquetur pacem in plebem suam”) si legge al rovescio, in alto, in riferimento all’esortazione apostolica pubblicata l’anno prima e che, come la moneta sottolinea nei dettagli della scena, era stata frutto sia di un lavoro diplomatico che di un’ispirazione dal Cielo.

Divertentissimo, nella sua impostazione pittorica, il quadretto al rovescio: i cardinali, infatti, sembrano parlottare in capannelli tra opinioni contrastanti mente il papa guarda verso l’alto e invoca l’ispirazione divina. Uno dei laici – tanto di fluente parrucca in testa – si accorge della sorta di “estasi” del pontefice e lo addita agli altri.

Piastra anno VI: un’istantanea dell’adunanza di laici e chierici con il papa ispirato dal Cielo

La stessa legenda, variata nella forma (LOQVETVR PACEM GENTIBVS) la ritroviamo su una seconda piastra dell’anno VI (sempre opus Borner, Muntoni 21) nella quale la scena assume un’ancor maggiore solennità grazie ad una prospettiva centrale con il pontefice in trono, sotto un elaborato baldacchino, attorniato da guardie svizzere con tanto di alabarde e cardinali riuniti in concistoro.

Fenomenale il livello dei dettagli nell’incisione di queste spledide monete, dal minuscolo stemma Pignatelli che sormonta il baldacchino papale alla decorazione del pavimento, dalle fisionomie dei prelati – barocche a tutti gli effetti nelle loro pose – all’armetta del presidente di zecca apposto in basso.

Come sulla moneta precedente, al dritto ritroviamo il mezzo busto a destra del papa con camauro, mozzetta e stola. E se, sulla prima piastra, a decorare la stola era un’immagine della Vergine – Regina Pacis, probabilmente – sulla seconda sono una croce e la colomba dello spirito Santo, ispiratore dell’esortazione papale, a richiamare l’attenzione.

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Piastra anno VI, secondo tipo: bellissimi i dettagli incisori della scena al rovescio

Anche nel 1696 ritorna in moneta il motto “Chiedete ciò che porta alla pace”, stavolta su un testone epigrafico e con legenda variata in ROGATE EA QVAE AD PACEM SVNT (Muntoni 48). Quasi un ribadire, ai sovrani e alle potenze ancora  in conflitto, non solo l’interesse della Santa Sede nel veder finalmente tacere le armi, e un invito a mettere le diatribe in mano al papa, possibile conciliatore e mediatore tra opposti interessi.

Testone 1696  anno VI: il messaggio di pace è affidato alle parole

Il papa, è bene sottolinearlo, aveva sinceramente a cuore la pace; a dimostralo, in moneta, è del resto la mezza piastra (Muntoni 31) su cui Innocenzo XII appare, al rovescio, genuflesso in preghiera col triregno deposto a terra; dismesso il simbolo del potere, l’uomo a capo della Chiesa – a capo scoperto, le mani giunte sul petto – invoca l’aiuto divino che si manifesta attraverso lo Spirito Santo. Il motto è il famoso FIAT PAX IN VITRVTE TVA (dal Salmo 121, v. 7) e in cui la parola VIRTVS va intesa nel senso di “fortezza”: la pace, insomma, si auspica ritornare presento entro le simboliche mura del mondo cattolico.

Testone anno V: il romano pontefice, deposta la tiara, si ritira in preghiera

Di queste monete, datate anno VI e anno VII, esistono versioni con lo stemma (Muntoni 31) mentre quella con ritratto del papa al dritto (Muntoni 30) porta la data anno V (Muntoni 29) e già il medesimo rovescio a riprova di come quel soggetto – la figura del pontefice orante – fosse particolarmente piaciuto al Pignatelli che lo riteneva efficace ad esprimere il suo instancabile adoperarsi per la pace.

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Testone 1696 anno VI: al dritto lo stemma Pignatelli al posto del ritratto

Sta di fatto che, quando si pervenne alla pace di Ryswijck, vero la fine del 1697, non fu certo grazie al buon papa Pignatelli che, in ogni caso, continuò ad attribuirsi un certo ruolo nella fine dell’annoso conflitto e, almeno a livello di propaganda interna, non mancò di emettere monete per l’occasione.

La prima è una prestigiosa doppia in oro dell’anno VI (Muntoni 3), splendida nella sua semplicità e sulla quale un maestro del bulino, Ferdinand de Saint-Urbain, ritrae al dritto Innocenzo XII con camauro, mozzetta e stola mentre al rovescio incide l’arca di Noè che avvista il primo lembo di terra dopo il diluvio universale e una colomba, dall’alto, recando nel becco un ramoscello d’ulivo annuncia la fine del castigo divino.

Doppia anno VI: nell’oro, finalmente orizzonti di pace dopo anni di conflitti

NVNTIA PACIS, non a caso, ossia “Annunciatrice di pace” è quella colomba che simboleggia la notizia della firma dei trattati; una citazione biblica del profeta Nahum (c. 1, v. 15) che per esteso è: “Ecce super montes pedes evangelizantis et annuntiantis pacem” (“Ecco sui monti i piedi di chi porta la buona novella e annuncia la pace”).

La seconda tra le “monete per la pace raggiunta” tra Borbone e Asburgo è invece una mezza piastra in argento millesimata anno VII (Muntoni 31), quella su cui Saint’Urbain ci mostra sul dritto un papa più anziano, il ricco piviale decorato con le “pignatte” araldiche e un san Pietro con libro e chiami; al rovescio ancora l’arca di Noè, le finestrature aperte, poggiata al sicuro sulla montagna dopo che le acque si sono ritirate.

Mezza piastra anno VII: l’arca resiste al diluvio e porta l’umanità verso un’era nuova

FACTVS EST IN PACE LOCVS EIVS (“La sua casa è stata costruita sulla pace”, dal Salmo 75, v. 3) è la legenda prescelta per questa emissione e l’arca, come da tradizione biblica e cristiana, è simbolo della dimora protetta da Dio e quindi della salvezza; è al tempo stesso la Chiesa, nuova arca aperta a tutti per la redenzione del mondo; è, infine, la culla della vita sopravvissuta alle tempeste che guarda con speranza ad un futuro di quiete.

Chiude la serie di monete “di propaganda diplomatica” di Innocenzo XII un’ultima piastra, quella del 1698 al motto GRATIA VOBIS ET PAX MVLTIPLICETVR sul cui rovescio san Pietro in piedi, con le chiavi del suo mandato ben in vista, benedice i fedeli che lo circondano. “Si moltiplichi per voi la grazia della pace”, annuncia il principe degli Apostoli (dalla Prima lettera, c. 1 v. 2) nel primo anniversario della sofferta pace di Ryswijck.

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Piastra anno VIII: la Guerra dei nove anni è finalmente terminata

Ecco, dunque, le acque tempestose di uno dei peggiori conflitti armati del Seicento si sono finalmente placate, sul finire di quel tormentato Seicento che ormai si avvia alla sua conclusione. Papa Innocenzo vorrà celebrare il nuovo secolo – come tradizione da Bonifacio VIII in poi – con l’indizione di un Anno Santo del quale, tuttavia, non riuscirà nemmeno ad aprire la Porta Santa. E, anche questo, sarà raccontato puntualmente da quei formidabili documenti che sono le monete.