Alcuni media e siti cattolici hanno criticato la Madre Terra (scambiata per Pachamama) modellata sulla nuova moneta da 10 euro del Vaticano

 

di Roberto Ganganelli | “L’importante è che se ne parli”, si è detto in tante, simili circostanze. E stavolta, dato che la deriva sensazionalistica di parte del giornalismo italiano ha deciso di occuparsi non di coronavirus, tensioni sociali o crisi economica, ma di numismatica, si è parlato e sparlato davvero un po’ troppo di una moneta vaticana che ha debuttato il 16 ottobre, i 10 euro per la Giornata mondiale del pianeta Terra.

La coniazione, modellata e firmata dal medaglista e artista bergamasco Luigi Oldani, è stata presentata su Cronaca numismatica (leggi qui) il 12 ottobre e, da quel momento, si sono scatenate reazioni impreviste e contrastanti, che vale la pena di riassumere almeno in parte e per sommi capi.

Oggetto del contendere quella giovane donna incinta, il capo ornato di spighe, che si accarezza il pancione sul quale l’artista ha tratteggiato i profili dei continenti. Una madre che, ad esempio, a Il Messaggero ha fatto titolare Torna la Pachamama in Vaticano, stavolta su una moneta celebrativa del Papa (leggi qui) mentre il quotidiano Libero, nella sua edizione digitale, almeno nel titolo si è limitato a sottolineare Vaticano, le nuove monete di Papa Francesco? Un inno ai migranti e all’ecologia (leggi qui).

Da questi come da altri articoli, tuttavia, quello che emerge è un’accusa, nemmeno troppo velata, rivolta al Vaticano per aver – a detta degli autori dei pezzi – “sdoganato” la Pachamama, la divinità amazzonica che rappresenta la fertilità, ossia la stessa Madre Terra, introducendo elementi pagani, blasfemi e riprovevoli niente meno che su un conio a nome di papa Francesco.

E allora, dagli con la crociata: a commento degli articoli, su Facebook come su alcuni siti cattolici si sono sprecate le condanne al Vaticano, all’incolpevole artista e allo stesso papa Bergoglio; alcuni, evidentemente allarmati dalla “pericolosa deriva” della monetazione vaticana, novello strumento di minaccia all’ortodossia dottrinaria, si sono addirittura appellati alla Santa Vergine e a Nostro Signore affinché intervenissero dall’alto a sanare cotanta offesa.

Viene da sorridere quando il collega Fausto Carioti, su Libero, vede nelle spighe di grano un richiamo al rastafarianesimo, “religione monoteista originata in Etiopia e diffusa in Giamaica, che si proclama nata da re Salomone e predica l’uso della marijuana come strumento di elevazione spirituale”. Una lettura che “non fa che accentuare la sensazione distopica che si ha guardando quell’immagine in rilievo accanto alla scritta Città del Vaticano”.

La moneta del maestro Oldani – peraltro, realizzata dall’artista, come sempre accade, su commissione dell’Ufficio filatelico numismatico e approvata, nel tema come nella sua realizzazione, dalla Segreteria di Stato vaticana – sarebbe un oggetto figlio del “panteismo ecologista” e un frutto tardivo del Sinodo sull’Amazzonia che proprio a Roma, nella chiesa di Santa Maria in Transpontina, fece “trovare casa” alle statuette di Pachamama, prima che finissero scaraventate nel Tevere per essere poi ipescate dai Carabinieri.

In mezzo a tanta grancassa, però, viene da pensare che né gli autori degli articoli né quanti – paladini di fede e ortodossia – hanno stigmatizzato l’emissione numismatica e il suo presunto messaggio abbiano riletto (o mai letto) quello che è il più antico testo poetico in lingua italiana di cui si conosca l’autore, il Cantico delle creature.

Semplicissimo, di una religiosità vera e disarmante, al tempo stesso profondamente cristiano e meravigliosamente laico, venne composto nel 1224 da un giovane di Assisi, di nome Francesco – scomodo ai suoi tempi ben più di quanto lo sia il suo omonimo pontefice ai giorni nostri – il quale, tra le lodi a Dio per il sole, il vento e l’acqua, la luna e le stelle, ad un certo punto scrisse: “Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa”.

Perciò, quando ci si avventura a parlare di numismatica, siano un po’ di buon senso e un minimo di elsaticità e du approfondimento – non sempre la voglia di cercare il diavolo (o lo scoop) a tutti i costi, per averne in cambio qualche click o qualche like – a “sustentare” e “governare” tanto quelli che scrivono, tanto quelli che leggono…