Facciamo chiarezza su alcuni fraintendimenti in merito a quanto valeva un sesterzio ai tempi di Traiano

La copertina del libro di Alberto Angela
La copertina del libro di Alberto Angela

 di Fiorenzo Catalli | Il volume di Alberto Angela Una giornata nell’antica Roma. Vita quotidiana, segreti e curiosità è stato dalla Mondadori nel 2007 nella collana Ingrandimenti e nel 2008 nella collana Oscar grandi bestseller.

Nel libro è presente una scheda il cui scopo dichiarato è quello di stabilire il valore e il potere di acquisto, rapportato al nostro euro, di un sesterzio durante l’età imperiale. Purtroppo, però, alcuni errori nella valutazione dei testi antichi utilizzati in questa operazione compromettono irrimediabilmente il risultato.

Una doverosa premessa

Occorre premettere che Alberto Angela ed il padre Piero sono, ad opinione di chi scrive, tra i migliori rappresentanti di quella divulgazione scientifica di ottima qualità di cui in Italia c’è un bisogno enorme e da cui sono drammaticamente assenti gli scienziati.

Quanto valeva un sesterzio ai tempi di Traiano? Un centesimo di aureo (questo es. è del 116, mm 19 per g 7,12)
Quanto valeva un sesterzio ai tempi di Traiano? Un centesimo di aureo (questo es. è del 116, mm 19 per g 7,12)

Gli “addetti ai lavori”, infiatti, si sono dimostrati spesso niente affatto interessati o incapaci di trasmettere il loro sapere scendendo dalle cattedre e con un linguaggio più comprensibile a tutti.

E’ comunque importante anche ricordare che non è così facile fare della buona divulgazione scientifica semplificando concetti complessi senza rischiare di banalizzarli. Vale comunque sempre la pena di provarci!

Quanto valeva un sesterzio ai tempi di Traiano? Un quarto di denario d’argento (questo es. è del 108-109, mm 19 per g 3,52)
Busto in marmo dell'imperatore Traiano dai Musei Capitolini, Roma
Busto in marmo dell’imperatore Traiano dai Musei Capitolini, Roma

Il buon successo da parte del pubblico e i primi posti nella classifica delle vendite ottenuti dal volume di Alberto Angela sono una prova della riuscita della sua operazione: narrare in modo semplice i momenti della vita quotidiana a Roma, sotto Traiano (98-117 d.C.), dal risveglio mattutino ai piaceri notturni.

A maggior ragione, si rende necessario proporre alcune osservazioni a proposito della scheda citata, senza per questo voler essere pignoli, ma all’unico scopo di contribuire alla buona divulgazione scientifica, obiettivo del volume.

 

Uno splendido esempio di sesterzio in bronzo dell'epoca di Traiano (questo es. risale al 116-117, mm 33 per g 25,45)
Uno splendido esempio di sesterzio in bronzo dell’epoca di Traiano (questo es. risale al 116-117, mm 33 per g 25,45)

Il sesterzio: carta d’identità di una moneta

Come precisa lo stesso Angela, il sesterzio romano era una moneta di medio valore ed era il nominale più altro tra quelli in bronzo: una moneta d’oro valeva 25 denari di argento oppure 100 sesterzi di bronzo oppure, ancora, 400 assi di bronzo secondo la tabella comparativa ben nota per gli anni del regno di Traiano.

A questo punto l’autore della scheda si propone di scoprire cosa si riusciva a comperare con un sesterzio utilizzando testi antichi ed iscrizioni presenti in alcuni siti archeologici. Queste ultime, in particolare, provengono da Pompei ed Ercolano ma sono stati trascritte scambiando, purtroppo, l’asse per il sesterzio e, dunque, aumentando di ben quattro volte il costo dichiarato dalle iscrizioni stesse.

Quanto valeva un sesterzio ai tempi di Traiano? Due dupondi di bronzo (questo es. è del 105-107, mm 28 per g 13,54)
Quanto valeva un sesterzio ai tempi di Traiano? Due dupondi di bronzo (questo es. è del 105-107, mm 28 per g 13,54)
Epigrafe funeraria da Isernia su cui è riportato nei dettagli il conto che l’oste e albergatore presenta al suo cliente
Epigrafe funeraria da Isernia su cui è riportato nei dettagli il conto che l’oste e albergatore presenta al suo cliente

 

Quanto valeva un sestezio: alcuni esempi

Per esempio, il costo del vino di diversa qualità è tratto da una iscrizione graffita all’interno di una osteria in Ercolano il cui testo originale è il seguente: Calòs Hedonè / valeat qui legerit / Hedonè dicit / assibus (singulis) hic bibitur/ dupundium si dederis, meliora bibes / qua(rtum?) (assem) si dederis, vina Falerna bibes

Traducendo: “La bella Hedonè. Stia bene chi legge, Hedonè dice: qui si beve con un asse, se darai un dupondio [due assi] berrai vino migliore, se darai quattro assi, berrai vino Falerno”).

Lo scambio tra il sesterzio e l’asse (che vale un quarto del sesterzio) è poi evidente anche nelle altre citazioni che vengono da graffiti pompeiani.

Uno di questi visto su una colonna della Grande Palestra a Pompei riporta una lista della spesa quotidiana: (Cibaria empta) / Pompe(iis) / iu(?) (assibus) III (tribus) S (et semis) / p(ondo?) lard(i) a(ssibus) III / vinum a(sse) S / cas(e)um a(sse) S / oleum a(sse) I / panem a(ssibus) II (duobus) S (et semis) / suar(ium?) a(ssibus) IIII (quattuor) ossia: “Cibarie acquistate a Pompei: iu(?) 3 assi e mezzo, un porzione di lardo 3 assi, il vino [un sestario = litri 0,545] mezzo asse, il formaggio mezzo asse, l’olio un asse, pane 2 assi e mezzo, carne di maiale 4 assi”.

Gli stessi prezzi per il vino, differenziati per qualità, sono riportati sull’insegna di una taverna vinaria di Ercolano che raffigura quattro contenitori per il vino sfuso al costo di 4 assi, 3 assi, 4 assi e mezzo e 2 assi e mezzo al sestario.

Quanto valeva un sesterzio ai tempi di Traiano? Quattro assi di bronzo (questo es. è del 99-100, mm 27 per g 11,41)
Quanto valeva un sesterzio ai tempi di Traiano? Quattro assi di bronzo (questo es. è del 99-100, mm 27 per g 11,41)

Infine, una famosa epigrafe funeraria da Isernia ci ha trasmesso il conto che l’oste e albergatore presenta al suo cliente: Copo computemus habes vini ) [sestario] I pane / a I pulmentar a II / convenit puell / a VIII hoc convenit faenum / mulo a II iste mulus me ad factum / dabit.

Vale a dire: “Oste, facciamo i conti. Tu hai: un sestario di vino un asse, il pane un asse, il companatico 2 assi. Sono d’accordo. La fanciulla 8 assi. Anche su questo sono d’accordo. Il fieno per il mulo 2 assi. Questo mulo mi manderà in rovina”.

Espressivo ritratto bronzeo del banchiere pompeiano Lucius Caecilius Iucundus
Espressivo ritratto bronzeo del banchiere pompeiano Lucius Caecilius Iucundus

Il banchiere Iucundus e il suo archivio

Esatto, invece, nel volume di Angela il riferimento al costo di 520 sesterzi per un mulo, dedotto dall’archivio di tavolette cerate rinvenute nella casa pompeiana del banchiere Lucius Caecilius Iucundus (clicca qui per una visita virtuale alla sua casa), come pure il costo dello schiavo variabile da 1.200 a 2.500 sesterzi (variabile in considerazione dell’età, del sesso e della prestanza fisica del soggetto) che però sono in questa scheda del tutto superflui, perché non contribuiscono a ricostruire il quadro delle esigenze di vita quotidiana.

E’ utile invece, a questo punto, integrare i dati citando, ad esempio, come l’ammontare dello stipendio annuo di un legionario, negli anni del regno di Domiziano, fosse di 300 denari (1.200 sesterzi o, in modo equivalente, 4.800 assi)

L’ammontare medio dei gruzzoli rinvenuti negli scavi di Pompei o recuperati addosso ai cittadini in fuga risulta invece compreso tra 1.000 e 3.000 sesterzi ed ancora come, nella metà delle transazioni commerciali curate dal citato banchiere Iucundus, le somme fossero comprese tra 1.000 e 5.000 sesterzi.

Quanto valeva un sesterzio ai tempi di Traiano? Otto semissi di bronzo (questo es. è del 109, mm 25 per g 3,98)

Per concludere: quanto valeva un sesterzio?

In conclusione, la lista della spesa quotidiana di Pompei citata sopra, documenta come fossero necessari almeno 14 assi (ovvero 3 sesterzi e mezzo), quasi la metà del totale di 6 sesterzi riportato nel volume di Angela come necessari per il vitto di una famiglia di tre persone.

In realtà, non abbiamo certezze sui quantitativi acquistati nella lista e, dunque, non possiamo, se non in via del tutto ipotetica, individuare il nucleo familiare cui la spesa era destinata e dare una definizione esatta di “quanto valeva un sesterzio”.

D’altra parte lo stipendio del legionario, ammesso che fosse tutto utilizzato per la spesa quotidiana, poteva destinare meno di tre sesterzi e mezzo al giorno, somma coincidente con quella della lista pompeiana.