Indagare sulle tracce della zecca di Roma significa seguire le vicende dell’Impero e i capovolgimenti storici

 

di Francesco Billi | Durante la lunga e complessa epopea dell’Impero romano, solo due certezze rimasero immutate nei secoli: la centralità di Roma capitale (almeno fino alla fondazione di Costantinopoli nel 330 d.C.) e il prestigio della sua moneta.

Del resto il controllo simultaneo di questi aspetti assicurava la gestione politica ed economica dei gruppi dirigenti, del populus, dell’esercito, degli alleati, delle province… Insomma di tutto il vasto Impero.

Ma dove era situata esattamente la zecca della capitale? E quali indizi numismatici possono ricondurci sulle sue tracce?

Grazie al conforto delle fonti letterarie e archeologiche possiamo tentare di rispondere a queste domande individuando per la zecca romana almeno tre periodi diversi, e altrettante collocazioni, da Ottaviano (27 a.C.) al III secolo d.C.

 

Sulle tracce della prima zecca di Roma: dal 19 a.C. all’84 d.C. circa

Con la battaglia navale di Azio (31 a.C.) Ottaviano trionfò definitivamente sul rivale Antonio, spianando la strada al suo principato: tuttavia le monete d’oro e d’argento commissionate dopo questa vittoria furono coniate verosimilmente a Brindisi, dove si trovava la base della flotta.

Ottaviano, denario in argento celebrante la vittoria di Azio (31 a.C.) e coniato probabilmente a Brundisium, prima della riapertura ufficiale della zecca di Roma (RIC 267)
Ottaviano, denario in argento celebrante la vittoria di Azio (31 a.C.) e coniato probabilmente a Brundisium, prima della riapertura ufficiale della zecca di Roma (RIC 267)

Infatti la zecca di Roma aveva sospeso l’attività nel 40 a.C. circa, a causa delle guerre civili, e venne riaperta solamente intorno al 19 a.C., su iniziativa dell’Augusto stesso. In questo primo periodo, quasi sicuramente, le officine e la logistica per la trasformazione del metallo in moneta coniata rimasero quelle di età repubblicana, riconducibili in particolare al periodo sillano (82-79 a.C.) e alla monumentale sistemazione delle pendici del colle Capitolino promossa dal Console Lutazio Catulo.

Tale ristrutturazione di inizio I secolo a.C., infatti, potrebbe aver coinvolto l’attività della zecca in un’ottica di riorganizzazione complessiva del processo produttivo: la costruzione di camere riparate presso il Tabularium (l’Archivio di Stato) e la creazione di un passaggio caratterizzato da eccezionali misure di sicurezza per collegare l’Arx (sede della zecca primitiva, vicino al tempio di Iuno Moneta) all’Aerarium (cioè il “tesoro” nella sottostante piazza del foro), fanno pensare alla necessità di ricavare nuovi spazi  per soddisfare la crescente richiesta di moneta, proteggendo, al contempo, il trasporto dei metalli preziosi.

Ottaviano, sesterzio a nome del Magistrato Gallius Lupercus, coniato presso la zecca di Roma nel 16 a.C. (RIC I, 377), pochi anni dopo la riapertura dell'officina nella capitale su iniziativa imperiale
Ottaviano, sesterzio a nome del Magistrato Gallius Lupercus, coniato presso la zecca di Roma nel 16 a.C. (RIC I, 377), pochi anni dopo la riapertura dell’officina nella capitale su iniziativa imperiale

Il trasferimento della zecca: dall’84 d.C. circa al 271 d.C.

Il secondo periodo della zecca imperiale di Roma coincise con il suo trasferimento nei pressi dell’Anfiteatro Flavio e del Ludus Magno (caserma e palestra dei gladiatori), come confermato negli elenchi dei principali monumenti romani di IV secolo d.C. (i cosiddetti “Cataloghi Regionari”).

Ma perché alla fine del I secolo d.C. si dovette traslocare l’officina monetae? Perché nell’80 d.C. un disastroso incendio aveva devastato il Campidoglio, danneggiando il vecchio impianto sillano riattivato in età augustea.

In particolare le indagini archeologiche hanno portato a identificare la nuova zecca di Roma con l’edificio conservato sotto la basilica di San Clemente. Infatti questi locali, realizzati sicuramente prima del 90 d.C., non solo sono situati  nella zona urbana indicata dalle fonti antiche, ma presentano caratteristiche inusuali e compatibili con l’attività monetaria.

In questo contesto storico la monetazione dell’epoca ci fornisce direttamente un altro accattivante indizio: a partire dall’84 d.C. l’imperatore Domiziano (81-96 d.C.) introdusse sui rovesci delle emissioni ènee il nuovo tipo della Moneta Augusti.

La personificazione di Moneta ricalcava quella dell’Aequitas e ed erarappresentata iconograficamente da una figura femminile con bilancia e cornucopia.

Domiziano, asse in bronzo coniato a Roma nell'86 d.C.: al rovescio la personificazione della Moneta Augusti caratterizzata da bilancia e cornucopia sul modello iconografico dell'Aequitas (RIC 493)
Domiziano, asse in bronzo coniato a Roma nell’86 d.C.: al rovescio la personificazione della Moneta Augusti caratterizzata da bilancia e cornucopia sul modello iconografico dell’Aequitas (RIC 493)

Dunque, coerentemente con le fonti a disposizione, possiamo concludere che, in segito ad un rovinoso incendio sul Campidoglio, l’imperatore Domiziano decise di traslocare la zecca della capitale nel quartiere del Colosseo, realizzando un nuovo edificio adeguato ad ospitare la sempre più intensa attività di coniazione.

Secondo la consueta strategia politica degli imperatori, anche in questo caso l’iniziativa ebbe propaganda attraverso le monete stesse e il tipo inedito Moneta Augusti potrebbe essere correlato proprio all’inaugurazione della nuova zecca, avvenuta entro gli anni ottanta del I secolo d.C.

 

I due secolo della zecca di Domiziano e…  dal 271 d.C. in poi

La nuova zecca realizzata da Domiziano rimase attiva per circa due secoli. Poi, alla fine del III secolo, un’intera porzione subì la completa distruzione e l’interramento: iniziò così la fase di abbandono conclusasi nel IV secolo, quando sulle sue strutture si ebbe la fondazione del primo impianto di una chiesa.

Ad oggi non sappiamo dove avvenne il trasferimento della sede dell’officina monetae di Roma, tuttavia, per concludere, sarà interessante indagare brevemente le motivazioni del trasloco.

Aureliano, aureo coniato presso la zecca di Mediolanum nel 271 d.C. (RIC 87): al dritto il ritratto dell'imperatore in armatura e al rovescio la personificazione della Concordia seduta fra due insegne militari
Aureliano, aureo coniato presso la zecca di Mediolanum nel 271 d.C. (RIC 87): al dritto il ritratto dell’imperatore in armatura e al rovescio la personificazione della Concordia seduta fra due insegne militari

Infatti viene difficile non accostare questa circostanza ad un evento particolare avvenuto durante il regno dell’Imperatore Aureliano (270-275 d.C), ovvero la rivolta dei monetierii guidati dall’alto funzionario noto come Felicissimus (Historia Augusta, Divus Aurelianus, XXXVIII, 2-3).

Tale sommossa, provocata probabilmente dalle iniziative imperiali per  ristabilire l’ordine in un periodo di corruzione diffusa e anarchia delle emissioni (Bernareggi, 1974; Estiot, 1995, pp. 22-4), sedata nel 271 d.C. con l’impiego dell’esercito e a costo di 7.000 morti.

Le dimensioni drammatiche assunte da questo scontro fanno supporre il coinvolgimento, al fianco dei rivoltosi, dell’ordine senatorio, o almeno della parte più ostile al principato di Aureliano: una congiuntura assolutamente coerente con gli stretti legami esistenti nella Roma imperiale fra potere politico, controllo della capitale e gestione della produzione monetale.

La distruzione di fine III secolo, e il conseguente abbandono, dell’edificio identificato come zecca domizianea potrebbe rappresentare, dunque, la traccia tangibile della sanguinosa repressione di Aureliano per riportare gli interessi collegati alla moneta sotto l’egida dell’imperatore.

Ecco alcune sintetiche, ma crediamo utili coordinate per camminare, da numismatici appassionati, sulle tracce della zecca di Roma…