Otone, narciso e gaudente sul trono che infine seppe riscattarsi | Vitellio, dalla carriera militare ad un’effimera parabola imperiale

 

di Roberto Diegi | Marcus Salvius Otho era nato nel 32 d.C. da una buona famiglia dell’ordine equestre elevata al patriziato da Claudio I. Otho era un amante della bella vita e curava molto anche la sua persona (qualcuno sostiene che la sua capigliatura, ondulata e sempre in ordine, fosse dovuta ad una parrucca…); era stato marito di Poppea e venne tolto elegantemente di mezzo da Nerone, che lo aveva nominato governatore della Lusitania, quando l’imperatore si era invaghito della stessa Poppea che poi aveva sposato.

Era il 15 gennaio dell’anno 69, lo stesso giorno dell’assassinio di Galba, quando i pretoriani acclamarono imperatore Otho, che ottenne anche una ovazione dal Senato, che pure già conosceva l’elezione di Vitellio in Germania alla massima carica.

Il nuovo imperatore aggiunse al suo nome quello di Nerone: Marcus Salvius Otho Nero. Ma Otho non era affatto un nuovo Nerone: tentò infatti di ripristinare in Roma un clima basato sulle antiche tradizioni, facendo di tutto per evitare lo scoppio di una guerra civile.

Tuttavia, la guerra era inevitabile dopo che erano falliti i tentativi dello stesso Otho e del Senato di indurre Vitellio a rinunciare al principato. Troppe le diversità tra i due perché si potesse giungere ad un accordo: l’uno rispettoso delle leggi della democrazia e l’altro dittatore militare incline alla violenza pur di conservare il potere.

Le sorti della guerra, dopo alcuni primi parziali successi delle armate di Otho, volsero presto in favore di Vitellio. Otho venne sconfitto a Bedriacum, presso Cremona e, viste le sorti della contesa, preferì suicidarsi sul campo: il gaudente, amante della bella vita aveva dimostrato una grande dignità di soldato: era il 16 aprile del 69 e Vitellio restava unico imperatore.

Del brevissimo principato di Otho si sa poco se non che tentò di ristabilire un clima di “normalità”, ripristinando le elargizioni al popolo e, soprattutto, ai pretoriani: nei tre mesi di regno Otho coniò aurei e denari – ovviamente assai rari, come del resto le altre coniazioni di questo periodo turbolento – e solo nella zecca di Roma. In provincia funzionò soprattutto la zecca di Alessandria.

Si parla poco di questo imperatore, anche perché poco si sa di lui, anche se, a nostro modo di vedere, merita più di quanto normalmente gli si attribuisce. E, come detto, le sue monete sono decisamente rare e mi sembra giusto ricordarne qui alcune.

Rarissimo aureo di circa 7,5 grammi coniato a Roma nel gennaio-febbraio del 69 d.C. Al D/ busto con testa nuda di Otho e legenda IMP M OTHO CAESAR AVG TR P. Al R/ la Pax con caduceo e ramo d’ulivo con la scritta PAX ORBIS TERRARVM. Cohen 2, RIC 3 (Bertolami Fine Art; asta 12/2014)
Aureo coniato a Roma nel gennaio/febbraio del 69 d.C. Al D/ testa di Otho e legenda come sopra. Al R/ SECVRITAS P R, la Securitas stante a sinistra. Cohen 16, RIC 7 (Internet: Wildwinds Ancient Coins)
Aureo coniato a Roma nel gennaio /febbraio del 69 d.C. Al D/ testa di Otho e IMP M OTHO CAESAR AVG TR P. Al R/ la Vittoria andante a sinistra e VICTORIA OTHONIS. Cohen 23, RIC 15. (Wildwinds Ancient Coins)
Denario di circa 3,5 grammi coniato a Roma nel gennaio/febbraio del 69 d.C. Al D/ testa nuda di Otho e IMP M OTHO CAESAR AVG TR P. Al R/ la Pax stante a sinistra e PAX ORBIS TERRARVM . Cohen 3, RIC 4 (LaMoneta.it)
Denario di circa 3,5 grammi coniato a Roma nel gennaio/febbraio del 69 d.C. Al D/ testa di Otho e IMP M OTHO CAESAR AVG TR P. Al R/ la Vittoria a destra e VICTORIA OTHONIS. Cohen 27, RIC 14/16 (Moruzzi Numismatica) Si osservi il bellissimo ritratto
Denario di circa 3,50 grammi coniato a Roma nel gennaio/febbraio del 69 d.C. Si tratta della stessa tipologia di cui all’aureo precedentemente illustrato. Al D/ IMP OTHO CAESAR AVG TR P con testa nuda dell’imperatore. Al R/ SECVRITAS P R. Cohen 17, RIC 8 (Artemide Aste asta XXVIII/2010)
Denario coniato a Roma nel marzo/aprile del 69 d.C. Al D/ testa a destra dell’imperatore e IMP OTHO CAESAR AVG TP R. Al R/ Otho su cavallo impennato e PONT MAX. Cohen 12, RIC 22 (Wildwinds Ancient Coins)
Denario coniato a Roma nel marzo/aprile del 69 d.C. Al D/ testa di Otho e IMP OTHO CAESAR AVG TR P. Al R/ Vesta seduta a sinistra e legenda PONT MAX. Cohen 7, RIC 24 (Wildwinds Ancient Coins)

 

La produzione monetaria a nome di Otho – ricordiamo che coniò solo aurei e denari – non spicca certo per varietà e originalità di tipologie, come si è visto: d’altra parte, non si può dimenticare che questo imperatore regnò per soli tre mesi e fu praticamente sempre alle prese con grossi problemi.

Ma torniamo alla sua vita. Era l’anno 58 d.C. quando Marcus Salvius Otho, a ventisei anni circa, venne inviato da Nerone a governare la Lusitania… e sarebbe stato un grande onore se la carica gli fosse stata data per i suoi meriti. In realtà Otho era stato “allontanato” da Roma, o meglio “cacciato” per lasciare camapo libero a Nerone che aveva messo gli occhi su Poppea, sua moglie.

A Nerone non mancavano certo i mezzi, e gli scrupoli, per prendersi quello che voleva ed Otho, così, si ritrova a governare la Lusitania perdendo la consorte. La coscienza di Otho, rabbia a parte per il comportamento del’ex amico Nerone, comunque è a posto: amministra con saggezza la provincia di Lusitania usando moderazione e buon senso, cosa non comune per quei tempi.

Dopo un decennio, allontanati i ricordi ed i rimpianti, arriva il momento di guardarsi attorno e di “presentare il conto” all’ex amico Nerone. Nel 68 d.C. aveva infatti aiutato Galba a rovesciare Nerone e a prendere il potere imperiale, ma quando vide le sue speranze di essere designato erede andare in fumo, si ribellò e prese egli stesso il potere. Dopo pochi mesi di tranquillità e ordinaria amministrazione, tuttavia, iniziò una guerra con il generale Vitellio, nel frattempo proclamato imperatore.

Già Valente e Cecina, generali di Vitellio, si trovavano a Cremona con le loro truppe germaniche per fronteggiare le armate di Otho ma le sorti della battaglia non risultarono favorevoli a quest’ultimo. Era il 14 aprile del 69 e lo scontro avvenne a Bedriacum.

Otho, che aveva sempre vissuto la sua vita nella mollezza e negli agi, due giorni dopo la sconfitta, il 16 aprile, si suicidò a Brescello, dove in suo onore viene eretta una tomba molto semplice recante l’iscrizione: DIIS MANIBUS MARCI OTONIS. Così, dopo aver passato quasi tutta la sua vita a curare la propria persona, che pare non fosse affatto attraente, a dispetto della sua natura “effimera” finì la sua brevissima esistenza da vero uomo.

Aulus Vitellius era nato, invece, nel 15 d.C.: suo padre, Lucius Vitellius, era stato primo consigliere di Claudio, console per tre volte e collega dell’imperatore nella carica di censore. Il 2 gennaio dell’anno 69 d.C. Vitellio venne proclamato imperatore dalle legioni che erano sotto il suo comando nella Germania inferiore: sulle sue monete figura l’appellativo di GERMANICUS, non perché avesse sconfitto queste popolazioni, ma semplicemente perché era stato eletto dai legionari di stanza in quelle terre.

Vitellio, non appena eletto imperatore, mandò verso Roma una armata comandata dai due generali Valente e Cecina: costoro, appena saputo dell’uccisione di Galba e della elezione di Otho, affrettarono i tempi della discesa in Italia, dividendosi in due colonne e scontrandosi con le legioni di Otho a Bedriacum presso Cremona.

La sconfitta e la morte di Otho indussero Vitellio a lasciare la Gallia e a dirigersi su Roma: il suo ingresso nella città fu però preceduto da saccheggi e vandalismi compiuti dai soldati mercenari germanici che costituivano l’ossatura del suo esercito.

Vitellio diede grandi feste per ingraziarsi la popolazione e forse per rimediare ai danni compiuti dai suoi soldati; tuttavia, commise alcuni errori assai gravi: sciolse il corpo dei pretoriani e lo sostituì con una sua guardia personale forte di ben sedicimila uomini, licenziò alcuni validi consiglieri per sostituirli con suoi amici e soprattutto adulatori.

Il nuovo imperatore non aveva però fatto i conti con la capacità dei pretoriani messi da parte di cambiare il corso degli avvenimenti: costoro misero infatti in circolazione voci su una presunta intenzione di Vitellio di effettuare grandi avvicendamenti nelle legioni di stanza nelle province, creando malumori tra i soldati che da anni erano stanziati in quelle terre lontane, dove si erano creati solidi affetti ed interessi.

Ma Vitellio, a parte questo, non fece nulla per farsi benvolere; anzi, fin dai tempi dei sui incarichi militari in Germania era mal visto dai suoi colleghi e, se le mie fonti sono veritiere, anche il suo comandate all’epoca, Vespasiano, non lo amava molto.

Anche il Senato fu molto tiepido, per usare un eufemismo, nei confronti di Vitellio, che accettò, o piuttosto pretese, di farsi nominare console a vita, cosa inammissibile per l’antica istituzione. E le reazioni non tardarono.

Vera o non vera la diceria sull’avvicendamento delle legioni provinciali, e stante il modo di fare rozzo e violento di Vitellio, sta di fatto che un forte malcontento cominciò a serpeggiare tra le armate romane, soprattutto nelle province orientali.

Siria e Giudea si rivelarono determinanti nella rivolta: Caius Licinius Mucianus, governatore della Siria e Titus Flavius Vespasianus, governatore della Giudea, futuro imperatore, stettero in un primo tempo alla finestra pur avendo giurato fedeltà a Galba; ma quando Vitellio rimase solo sul trono di Roma decisero di prendere l’iniziativa per dare all’impero un governo stabile (e possibilmente onesto).

Le legioni di stanza in oriente acclamarono imperatore Vespasiano, con il pieno consenso dei governatori delle altre province. Tra questi si distinse Muciano che restò al fianco di Vespasiano fino alla morte. Muciano appunto, affiancato da altri validi comandanti, tra i quali Marco Antonio Primo, marciò sull’Italia e su Roma, mentre Vespasiano restava in Africa, sia per controllare la ribelle Giudea, sia per assicurare la regolarità dei rifornimenti di grano dall’Egitto all’Italia.

Le armate di Muciano e quelle di Vitellio si scontrarono in una violenta battaglia campale, ancora a Bedriacum presso Cremona, il 28 o il 29 ottobre del 69. Vitellio questa volta fu sconfitto ma non si arrese e si rifugiò in Roma, dove diede vita ad una cruenta resistenza: alla fine prevalsero i soldati di Muciano, ma nei combattimenti per le strade della città perse la vita il fratello di Vespasiano, Sabino; anche il giovane Domiziano, figlio minore di Vespasiano, rischiò la sua. Alla fine, Vitellio fu catturato e ucciso: era il 20 dicembre del 69.

Aureo, sempre di circa 7,5 grammi, coniato a Roma tra maggio e luglio del 69 d.C. Al D/ testa laureata e A VITELLIVS GERMAN IMP TR P. Al R/ CONCORIA P R: la Concordia seduta a sinistra. Cohen 19, RIC 72 (Bertolami Fine Art, asta 12/2014)
Aureo coniato a Roma tra il luglio e il dicembre del 69 d.C. Al D/ A VITELLIVS GERM IMP AVG TR P e testa laureata di Vitellio. Al R/ la Libertà e LIBERTAS RESTITVTA. Cohen 46, RIC 104. (Wildwinds Ancient Coins)
Aureo coniato a Roma tra il luglio e il dicembre del 69. Al D/ testa laureata di Vitellio e A VITELLIVS GERM IMP AVG TR P. Al R/ PONT MAXIM con Vesta seduta a destra. Cohen71, RIC 106 (Art Coins Roma, asta 6/2012)
Denario di circa 3,5 grammi coniato a Roma tra il luglio e il dicembre del 69 d.C. Al D/ testa laureata dell’imperatore e A VITELLIVS GERM IMP AVG TR P. Al R/ tripode con delfino e legenda XVVIR SACR FAC. Cohen 111, RIC 109 (Bertolami Fine Art, asta 19/2015).
Denario coniato a Roma nell’aprile/maggio del 69 d.C. Al D/ grande testa di Vitellio e legenda A VITELLIVS GERMANICVS IMP. Al R/ la Concordia seduta a sinistra e legenda CONCORDIA P R. Cohen 21, RIC 66 (Bertolami Fine Art, asta 19/2015)
Denario coniato a Roma nel maggio/luglio del 69 d.C. Al D/ testa laureata di Vitellio e legenda A VITELLIVS GERMANICVS IMP. Al R/ IVPPITER VICTOR e Giove seduto Cohen 44, RIC 75 (Wildwinds Ancient Coins).
Splendido sesterzio di 26/27 grammi coniato a Roma tra il luglio e il settembre del 69 d.C. Al D/ testa laureata di Vitellio e A VITELLIVS GERMANICVS IMP AVG P M TR P. Al R/ l’Onore e la Virtù affrontati; la legenda è HONOS ET VIRTVS; S C in esergo. Cohen 38, RIC 113.(Wildwinds Ancient Coins)
Un altro bel sesterzio, di circa 26 grammi, coniato a Roma tra il luglio e il settembre del 69 dC. Al D/ testa di Vitellio e A VITELLIVS GERMAN IMP AVG P M TR P. Al R/ la Pace con ramo d‘ulivo e cornucopia; S C ai lati; la legenda è PAX AVGVSTI. Cohen 67, RIC 118 (LaMoneta.it)
Dupondio di circa 16 grammi coniato a Roma tra ottobre e novembre del 69. Al D/ testa dell’imperatore e A VITELLIVS GERMA IMP AVG P M TR P. Al R/ la Concordia seduta a sinistra e legenda CONCORDIA AVGVSTI; con S C in esergo. Cohen 15, RIC 162 (Wildwiinds Ancient Coins)
Un rarissimo dupondio di 15,80 grammi, soltanto simile al precedente, coniato a Roma tra l’aprile e il dicembre del 69.Al D/ testa laureata di Vitellio e A VITELLIVS GERM IMP AVG P M TR P. Al R/ la Securitas seduta con davanti un altare e legenda SECURITAS P ROMANI; S C in esergo.Cohen 83var. , RIC 175 var. (Art Coins Roma,asta 6/2012)
Asse, di circa 8 grammi coniato a Roma tra ottobre e novembre del 69 d.C. Al D/ testa di Vitellio e A VITELLIVS GERMA IMP AVG P M TR P. Al R/ altare con S C ai lati e legenda PROVIDENTIA in esergo. Cohen 74, RIC 163 (Art Coins Roma asta 6/2012)
Asse di circa 8 grammi coniato probabilmente in Spagna nel secondo semestre del 69 d.C. Al D/ testa laureata e A VITELLIVS GERM IMP AVG PM TR P. Al R/ CONCORDIA AVGVSTI, la Concordia seduta; S C in esergo. Cohen 14, RIC 171. (Wildwinds Ancient Coins)

Come abbiamo avuto modo di annotare Vitellio non era molto amato, ma, antipatia a parte, bisogna ammettere che nel suo breve periodo di regno coniò una serie di monete assolutamente interessanti e contraddistinte de uno stile molto notevole, anche se nasce il sospetto che molti suoi ritratti non abbiano, “ad arte”, riprodotto le sue vere fattezze che non erano proprio eleganti.

Visti i ritratti coevi e la statuaria, anche Vitellio non era molto attraente, anzi pare che fosse un forte bevitore e che non disdegnasse mangiare molto e spesso. Era quel che si dice un “ghiottone”. Simpatico non fu ed anzi alcuni storici, quasi suoi contemporanei, lo definiscono senza mezzi termini crudele, vendicativo, pervertito e via dicendo.

A suo merito, invece, va sottolineato il fatto che fu sempre estremamente rispettoso delle antiche prerogative del Senato. Se, poi, lo fu per convinzione o per convenienza, questo non lo sapremo mai.

 

Nota finale

Lo spunto per una parte importante di questo mio lavoro è stato dato dall’ottima ricerca su Marcus Salvius Otho, curata da Alberto Campana e Giovanni Santelli, pubblicata nel fascicolo XXXI di Nummus et Historia, edito dalla Editrice Diana di Cassino e distribuito ai soci dell’Associazione “Italia Numismatica”.