Tra arte e numismatica, un rarissimo testone di Paolo V raffigura la conversione dell’apostolo delle genti ispirandosi ad un grande capolavoro della pittura

 

di Roberto Ganganelli | Negli Atti degli Apostoli san Paolo scrive: “[…] mi recai a Damasco per condurre prigionieri a Gerusalemme anche quelli che stanno là, perché fossero puniti. Mentre ero in viaggio e mi stavo avvicinando a Damasco, verso mezzogiorno, all’improvviso una grande luce dal cielo sfolgorò attorno a me; caddi a terra e sentii una voce che mi diceva: ‘Saulo, Saulo, perché mi perséguiti?’.

Io risposi: ‘Chi sei, o Signore?’. Mi disse: ‘Io sono Gesù il Nazareno, che tu perséguiti”. Quelli che erano con me videro la luce, ma non udirono la voce di colui che mi parlava. Io dissi allora: ‘Che devo fare, Signore?’.

E il Signore mi disse: ‘Àlzati e prosegui verso Damasco; là ti verrà detto tutto quello che è stabilito che tu faccia’. E poiché non ci vedevo più, a causa del fulgore di quella luce, guidato per mano dai miei compagni giunsi a Damasco. […]”

Camillo Borghese, papa col nome di Paolo V dal 1605 al 1621, così come lo ritrae Michelangelo Merisi da Caravaggio, uno dei suoi artisti favoriti
Camillo Borghese, papa col nome di Paolo V dal 1605 al 1621, così come lo ritrae Michelangelo Merisi da Caravaggio, uno dei suoi artisti favoriti

Tutti conoscono queste parole, che descrivono in prima persona la conversione di san Paolo immortalata, nei secoli, in tante opere d’arte, una su tutte il quadro che Caravaggio realizzò su questo soggetto per la Cappella Cesari nella chiesa di Santa Maria del Popolo, a Roma, nel 1601.

Quattro anni dopo sarebbe stato eletto papa, col nome di Paolo V, Camillo Borghese, ammiratore del Merisi e pontefice dalla raffinata sensibilità artistica tanto da farsi ritrarre, proprio dal “genio maledetto” del chiaroscuro in una magnifica tela oggi alla Galleria Borghese.

La predilezione di Paolo V per l’arte del suo tempo, e in special modo per Caravaggio, la troviamo tuttavia espressa anche nella monetazione di questo papa e, oggi, prendiamo in esame un rarissimo testone coniato nell’anno XII di pontificato (1615-1616) su cui, ad un dritto con busto a sinistra del pontefice, con solenni paramenti, si abbina al rovescio la legenda VAS ELECTIONIS con, appunto, la scena della conversione di san Paolo (Muntoni 84).

Il papa, in omaggio al santo di cui aveva preso il nome da pontefice, approva l’emissione di un conio che ha molto del caravaggesco, anche nei tratti “estremi” della composizione: il santo è a terra, si copre gli occhi dalla luce divina che di diffonde dall’alto – resa con raggi non certo eleganti, ma sicuramente evocativi – mentre uno dei suoi compagni lo sostiene con le braccia. Altri personaggi si aggirano in secondo piano.

La conversione di san Paolo incisa, con la citazione VAS ELECTIONIS tratta dagli Atti delgi Apostoli, sul testone dell'anno XII di pontificato coniato dalle zecca di Roma
La conversione di san Paolo incisa, con la citazione VAS ELECTIONIS tratta dagli Atti delgi Apostoli, sul testone dell’anno XII di pontificato coniato dalle zecca di Roma

La citazione più “caravaggesca” di questo piccolo capolavoro della monetazione papale è, tuttavia, data da quel cavallo impennato, che ha appena disarcionato l’apostolo delle genti e che, con un realismo fuori da ogni canone precedente, volge il muso all’indietro e, addirittura, “mostra le terga” all’osservatore.

Nella raffigurazione del rovescio riecheggiano il dinamismo e la complessità pittoprica del Merisi anche se, vuoi per le limitate dimensioni della moneta, vuoi per la mano dell’incisore – bravo, di certo, ma non certo un “Caravaggio del bulino” – la scena appare nel complesso un po’ goffa e squilibrata.

Alla conversione di san Paolo si abbina, sul testone, la legenda latina VAS ELECTIONIS (“Vaso di elezione”, “Vaso eletto”) presa proprio dagli Atti degli Apostoli (9, 15) e riferita dal Signore all’indirizzo di Saulo inteso come simbolico “contenitore” della grazia divina che, tramite il suo apostolato, si riverserà sulle genti.