di Roberto Ganganelli | Di recente, chi scrive ha avuto modo di tornare – con un Dritto & Rovescio – sul disegno di legge Orlando-Franceschini che, approvato alla Camera, è ora all’esame del Senato e che, così com’è, rischia di mettere in difficoltà notevoli sia i collezionisti che i mercanti di oggetti da collezione, tanto antichi che moderni (leggi qui).

E’ recentissima l’iniziativa, che condividiamo con voi lettori, di una petizione online sulla piattaforma Change.org (clicca qui) promossa dall’USFI, l’Unione Stampa Filatelica Italiana presieduta da Fabio Bonacina. Scrive il sito USFI:

Il logo dell’USFI

“Tempi duri per i collezionisti, se il testo, già approvato dalla Camera dei deputati ed ora all’esame del Senato, venisse approvato così com’è. È il disegno di legge 882 ‘Disposizioni in materia di reati contro il patrimonio culturale’, che si pone la finalità di bloccare i traffici di reperti archeologici ed antichità (il documento originale.

Nella stessa legge viene introdotto però anche il titolo VIII-bis, ‘Dei delitti contro il patrimonio culturale’, diciannove articoli che trattano situazioni come il furto, la ricettazione, il riciclaggio, la falsificazione in scrittura privata, le violazioni in materia di alienazione, l’importazione e l’esportazione illecite, la distruzione e la devastazione, il traffico illecito, la confisca di beni culturali.

Fin qui, sarebbe perfetto. Purtroppo la legge non definisce a quali beni culturali si debbano applicare le norme e tale genericità implica che qualsiasi cosa possa essere considerata, dal mobiletto della nonna alle lettere dei soldati della Prima guerra mondiale, dal dipinto di un minore dell’Ottocento al diario scolastico di un ragazzo, dall’auto d’epoca alla fotografia [alla monetina di fine Ottocento o alla medaglia al merito del bisnonno, NdA]. Basta che tali oggetti abbiano almeno settant’anni per rientrare nella casistica, ed ogni dodici mesi la stessa mannaia scatterebbe per una molteplicità di altre cose, magari detenute da tempo immemore in famiglia o frutto di un’appassionata raccolta.

Cosa chiediamo: che il Senato modifichi il testo uscito dalla Camera indicando chiaramente quali oggetti intende subordinare alla normativa, evitando interpretazioni della norma che porterebbero milioni di cittadini a correre il rischio di subire procedimenti penali, anche per oggetti di scarso valore”.

A promuovere la petizione, che ciascuno può sottoscrivere online, sono state l’Accademia italiana di filatelia e storia postale, l’Associazione nazionale professionisti filatelici, Bolaffi Spa, la Federazione fra le società filateliche italiane, l’Istituto di studi storici postali “Aldo Cecchi” onlus e la stessa Unione stampa filatelica italiana.

A parte il gruppo Bolaffi che opera – sia con le aste che tramite vendita diretta – anche nel campo della numismatica, dove sono i soggetti istituzionali o i grandi mercanti del nostro settore? Non è questa la sede per fare dietrologia, ma qualche interrogativo sorge spontaneo: le associazioni numismatiche – sia quelle dei professionisti e mercanti sia quelle accademiche (anche queste ultime, in fondo, sempre da collezionisti sono formate) – non sono state coinvolte di proposito, a ribadire una “separazione” o peggio una “diffidenza” tra filatelici e numismatici che oggi, men che mai, ha ragione di esistere? Mi parrebbe assai strano…

Oppure le associazione numismatiche hanno, per qualche ragione, declinato l’invito a prendere parte alla petizione (e sarebbe l’ennesimo segno di una dannosa mancanza di coesione fra settori sia negli interessi che nelle difficoltà)?

Un’iniziativa – questa petizione – che del resto interesserebbe anche potenti associazioni nazionali più “omnicomprensive” come la FIMA (la Federazione Italiana Mercanti d’Arte) che certo ha maggior peso dei rappresentanti dei filatelisti e dei numismatici; un’iniziativa, per concludere, cui Cronaca numismatica, che da testata giornalistica indipendente, invita i propri lettori a valutare e, nel caso, ad esprimersi o meno sull’argomento e, altrettanto liberamente, a sostenerlaeconomicamente o meno nella pagina promossa dall’USFI.

Vedremo se, chi e come riuscirà a “salvare il collezionismo”…