L’arte “del picciol cerchio”, nei secoli, ha spesso reso omaggio a Leonardo da Vinci: ecco le coniazioni più belle

 

di Leonardo Mezzaroba | Il 2019 può, a ragione, essere definito l’anno di Leonardo da Vinci di cui ricorre il quinto centenario dalla morte. In onore di questo grande genio rinascimentale sono stati organizzati, in Italia e nel resto dell’Europa, mostre e convegni di cui sarebbe davvero difficile stilare un elenco completo.

Basterà ricordare che importanti iniziative sono state doverosamente assunte nel comune di Vinci, dove Leonardo nacque (per la precisione, ad Archiano) il 15 aprile 1452, così come ad Amboise, in Francia, dove l’artista morì il 2 maggio 1519, ma anche a Milano, a Roma, a Torino, come pure a Parigi, a Londra, a Edimburgo e a Madrid.

Fin dall’autunno del 2018, a varie riprese, dalle pagine di questa rivista sono state segnalate iniziative ed emissioni numismatiche legate al geniale artista e scienziato toscano; scopo del presente articolo è di rendere omaggio a Leonardo proponendo un percorso tra le medaglie che, a diverso titolo, si rifanno alla sua figura e alla sua opera.

Si tratta di una rassegna che non pretende di avere un carattere esaustivo, ma che può testimoniare in modo efficace la strana “dimenticanza” di cui fu vittima, in ambito medaglistico, per almeno tre secoli un personaggio così rilevante, “riscoperto” poi nei primi decenni del XIX secolo e, soprattutto, attraverso le numerose emissioni della seconda metà del Novecento.

Fig. 1. 1669. Omaggio a Leonardo da Vinci (Gérard Léonard Hérard; AR, g 76,2; mm 55,8)

In effetti, a quanto è dato sapere, nel corso del XV, XVI e XVII secolo a Leonardo venne dedicata una sola medaglia (fig. 1), opera dello scultore belga Gérard Léonard Hérard (1637-1675). Sul dritto essa propone il ritratto dell’artista palesemente ispirato a quello pubblicato nell’edizione del 1568 de Le vite de’ piu eccellenti pittori scultori et architettori. di Giorgio Vasari.

Nel giro del rovescio è riportato il motto SCRIBIT QVAM SVSCITAT ARTEM che si richiama a quanto raffigurato nel campo: una corona d’alloro posta sopra una penna e un pennello; in basso un paesaggio con, nell’esergo, l’anno 1669. Pietro Antonio Gaetani nel suo Museum Mazzuchellianum seu numismata virorum doctrina praestantium (Venezia 1761-1763, pp. 171-172) afferma che scritta e iconografia del rovescio hanno “rapporto al libro della Pittura, e del Disegno da esso composto, il quale è fama, ch’ei scrivesse con caratteri a rovescio, comechè fatti colla sinistra mano”. Curioso il fatto che, nella medesima opera, la medaglia venga rappresentata priva della data (tavola XXXVIII, n. 2) (fig. 2). Esistono repliche moderne di questa medaglia, realizzate in vari moduli (da 54 a 43 mm).

Fig. 2. La raffigurazione della medaglia dell’Hérard, proposta nel Museum Mazzuchelianum

Per ritrovare medaglie legate a Leonardo da Vinci occorre poi portarsi addirittura al secondo decennio del XIX secolo. In effetti, tra il 1816 e il 1820, Francesco Putinati, incisore nato a Verona nel 1875, ma attivo prevalentemente a Milano (dove morì nel 1848), realizzò varie medaglie raffiguranti il busto di Leonardo, variamente replicato, e uno dei massimi capolavori dell’artista toscano: il Cenacolo.

Fig. 3. 1816 Riproduzione del Cenacolo (Francesco Putinati; AE, mm. 65,4)

Sul capolavoro, conservato nell’ex refettorio rinascimentale del convento adiacente al Santuario di Santa Maria delle Grazie, a Milano, Putinati ritornò varie volte, dapprima raffigurandolo in una medaglia uniface recante, in alto, il busto dell’artista e, in basso, la data 1816 (fig. 3); poi con una seconda medaglia di modulo minore (mm 43,4) e priva del busto e della data.

Nel 1819 Putinati propose la riproduzione del Cenacolo in una placchetta rettangolare di maggiori dimensioni (mm 78×138), che ottenne entusiastici apprezzamenti, come riportato da A. Turricchia nella sua approfondita monografia dedicata a questo incisore (Le medaglie di Francesco Putinati, Roma 2002, n. 20, pp. 36-38).

Fig. 4. 1819 Riproduzione del Cenacolo (Francesco Putinati; AE, mm. 78×138)

Il busto di Leonardo compare poi in altre tre medaglie del Putinati: in una prima, del 1817, di fatto dedicata a Carlo Augusto, granduca di Sassonia, ma recante, al rovescio, i busti affrontati di Leonardo da Vinci e di Giuseppe Bossi (1877-1815), pittore, collezionista e appassionato studioso del Cenacolo.

La medaglia (fig. 5) era stata ideata da Gaetano Cattaneo (direttore del Museo Numismatico di Milano) a ricordo della visita granducale del 1817, nel corso della quale Carlo Augusto aveva mostrato grande interesse per le opere di Leonardo da Vinci e Giuseppe Bossi.

Il granduca aveva molto apprezzato il dono della medaglia di cui si era affrettato a dar notizia a Wolfgang Goethe; costui, a sua volta, ne era rimasto così entusiasta che “ricercò notizie e dettagli sulla vita del Bossi, bramoso di pubblicarne relazioni ed encomi” (cfr. Turricchia, Le medaglie di Francesco Putinati, op. cit., n. 5, pp. 15-16).

Fig. 5. 1817. Medaglia dedicata al granduca di Sassonia, Carlo Augusto (Francesco Putinati; MB, mm. 40,5)

Specificamente dedicata a Leonardo è invece la medaglia che il Putinati realizzò, forse nel 1818 (fig. 6); sul dritto campeggia il busto di Leonardo e sul rovescio è riportata la scritta che attribuisce erroneamente la nascita del grande genio toscano al 1443 e la morte al 1518.

È appena il caso di ricordare che su tali date perdurò una notevole confusione; a lungo ci fu chi ritenne che Leonardo fosse morto nel 1518 e lo stesso Giorgio Vasari sosteneva che egli non fosse vissuto 67 anni ma 75, ragion per cui la data di nascita veniva anticipata al 1443.

Le indicazioni contenute in una lettera del pittore Francesco Melzi, testimone della morte dell’amico Leonardo, attestarono in modo inconfutabile la data esatta del decesso. È dunque possibile che Putinati avesse voluto realizzare una medaglia celebrativa del quarto centenario della morte dell’artista.

Fig. 6. 1818 ca. Probabile commemorazione del quarto centenario della morte di Leonardo (Francesco Putinati; AE, mm. 44; Venezia, Museo Correr, XXXIX, 2600)

Successivamente (probabilmente nel 1820) Putinati volle accostare il busto di Leonardo a quello di Tiziano, replicando in certo qual modo la fortunata accoppiata Tiziano-Palladio, realizzata nell’estate del 1819 come medaglia premio della Regia Accademia di Belle Arti in Venezia. Ne risultò una medaglia di grande effetto (fig. 7), soprattutto grazie al busto di Tiziano, a lungo giudicato come “un pezzo di bravura inarrivabile”.

Fig. 7. 1820 ca. Leonardo e Tiziano (Francesco Putinati; AE, mm. 43,8)

A sua volta, sempre a Milano, nel 1820, Luigi Cossa (1789-1867), incisore nella locale zecca, mise a punto una medaglia in omaggio a Leonardo da Vinci (fig. 8), che proponeva, al dritto, il busto in tutto simile a quello delle medaglie del Putinati, ma volto a destra, e al rovescio una scritta (priva di date) che ricordava il luogo di nascita, la permanenza in Francia e il luogo di sepoltura dell’artista toscano. La medaglia, descritta da A. Turricchia nel suo Le medaglie di Luigi Cossa (Roma 2002, n. 16, p. 28), venne coniata in bronzo e in argento.

Fig. 8. 1820. Omaggio a Leonardo da Vinci (Luigi Cossa; AR, g 53,4; mm 49,8)

Del 1822 è una grande medaglia uniface (mm. 98,5) realizzata da Giovanni Beltrami (Cremona, 1770-1854) tramite tecnica galvanica, in onore di Leonardo da Vinci, raffigurato in modo molto simile a come compariva nella medaglia del 1669.

La medaglia faceva parte di una serie dedicata agli ‘Italiani illustri del passato’ e venne forse portata avanti anche dal figlio di Giovanni, Luigi. È ancora Turricchia a precisare che un esemplare “conservato presso le Civiche Raccolte Numismatiche di Milano ha un dorso ligneo su cui è incollata una striscia di carta con la scritta a penna: ‘Gio. Beltrami incisore in pietre e Giacinto Zambruni fabricano la presente medaglia senza l’uso del torchio. In Cremona 1822’ ” (A. Turricchia, Il Regno Lombardo-Veneto attraverso le medaglie, Roma 2003, p. 351.

Fig. 9. 1822 ca. Leonardo da Vinci nella serie ‘Italiani illustri’ (Giovanni Beltrami; PB arg., mm 98,5). Fig. 10. 1872. Inaugurazione a Milano del monumento a Leonardo da Vinci (incisione tratta da Emporio pittoresco, 1872)

Un salto di cinquant’anni ci porta poi a una medaglia del 1872, realizzata in occasione dell’inaugurazione, in piazza della Scala, del monumento a Leonardo da Vinci, opera dello scultore Pietro Magni (1816-1877).

La cerimonia ebbe luogo il 4 settembre 1872 (fig. 10), nell’ambito delle manifestazioni che accompagnarono l’apertura a Milano del II Congresso artistico italiano, abbinato al Congresso degli Ingegneri e degli Architetti. La medaglia (fig. 11) propone realisticamente, al dritto, la raffigurazione della statua dell’artista circondata dai suoi alunni: Cesare da Sesto, Giannantonio Boltraffio, Marco d’Oggiono, Andrea Salaino.

Fig. 11. 1872. Inaugurazione a Milano del monumento a Leonardo da Vinci (autore sconosciuto; MB, mm 50)

Non risulta invece collegata ad avvenimenti specifici la medaglia coniata dalla ditta Donzelli di Milano nel 1908 (fig. 12). Come nel caso delle medaglie di Putinati e Cossa, il busto si ispira al celebre Autoritratto conservato presso la Biblioteca Reale di Torino.

La natura celebrativa della medaglia è testimoniata in particolare dalla citazione riportata sul rovescio e tratta dall’introduzione al capitolo Lionardo da Vinci pittore e scultore fiorentino contenuto nel già citato Le vite de più eccellenti architetti, pittori, et scultori, di Giorgio Vasari (Firenze 1550, vol. II, p. 562).

Fig. 12. Omaggio a Leonardo da Vinci (ditta Donzelli di Milano; AE, mm 50)

Ben più interessante la medaglia emessa dalla stessa ditta nel 1913 (fig. 13), non tanto per il busto di Leonardo, riportato nel dritto, quanto per il rovescio che sottolinea come “La vinciana ‘Gioconda’ rinnova nella sua patria l’entusiasmo d’arte della Rinascenza”; segue, in basso, la precisazione: “Parigi 1911 / Firenze – Roma / Milano 1913”.

In realtà la medaglia venne realizzata in occasione della felice soluzione del misterioso furto della Gioconda, avvenuto nel Museo del Louvre nella notte tra il 20 e il 21 agosto 1911. Solo 28 mesi più tardi si scoprì che a rubare il prezioso quadro era stato un ex impiegato del Museo, Vincenzo Peruggia, originario di Luino (VA), convinto che la tela “dovesse ritornare” in Italia.

Nel dicembre del 1913 il Peruggia, recatosi a Firenze, tentò goffamente di rivendere il quadro a un antiquario ma venne subito arrestato e il capolavoro leonardesco fu così recuperato. In segno di riconoscenza e amicizia verso l’Italia, il governo francese concesse che, prima di rientrare a Parigi, la Gioconda venisse esposta a Firenze, Roma e Milano.

Il clamoroso furto però non mancò di sollevare, in una parte dell’opinione pubblica italiana, atteggiamenti di rivalsa e rigurgiti di patriottismo, in qualche modo attestati anche da questa medaglia.

Fig. 13. Festeggiamenti per la Gioconda ritrovata ed esposta in Italia nel 1913 (ditta Donzelli di Milano; AE, mm 23)

Il busto di Leonardo è presente affiancato a quello di Cristoforo Colombo, in una placchetta (mm 47×65), opera di Giannino Castiglioni, e realizzata presso lo Stabilimento Johnson, che ricorda il viaggio inaugurale del transatlantico Saturnia da Trieste a Marsiglia tra il 21 e il 24 settembre 1927 (v. 150 anni di medaglie Johnson 1836-1986, Milano 1986, n. 834, pp. 218-219).

Del 1939 è ancora una medaglia dello Stabilimento Johnson (fig. 14), che riproduce, al dritto, il profilo di Beatrice d’Este (fig. 14), ispirato al disegno fatto da Leonardo intorno al 1500 (attualmente conservato a Parigi presso il Museo del Louvre).

Al rovescio essa ricorda l’imponente mostra Leonardo da Vinci e delle invenzioni italiane allestita a Palazzo dell’Arte di Milano e inaugurata il 9 maggio 1939. Per l’occasione furono esposti una quantità straordinaria di dipinti, disegni e codici; inoltre, sulla base dei disegni leonardeschi, vennero costruiti numerosissimi modelli di macchine.

Fig. 14. 1939. Medaglia per la mostra Leonardo da Vinci e delle invenzioni italiane a Milano (Stabilimento Johnson; AE, mm 26,8)

Considerata l’epoca (ormai a ridosso della Seconda guerra mondiale) e il clima di autarchia che vigeva in Italia, la finalità della mostra era evidentemente quella di esaltare non tanto e non solo il genio di Leonardo, quanto il primato culturale italico dal Rinascimento a Guglielmo Marconi. Come ebbero a scrivere i giornali dell’epoca, Leonardo era lo “specchio della universalità italiana”.

Un ennesimo omaggio a Leonardo da Vinci in medaglia; una tradizione che proseguirà anche in tempi più recenti e con modalità diverse, e di cui parleremo nella seconda parte.