Decori Liberty per un progetto di banconote di alto valore | Soggetti Partenope, il cavallino e Mercurio tra spighe e fiori | Esistono anche prove di stampa o bozzetti?

 

di Roberto Ganganelli | C’è tutto un mondo “dietro le quinte” della cartamoneta, fatto non solo di informazioni ancora disperse sull’origine di tante banconote, sull’iconografia dei biglietti, sulla loro circolazione, ma anche sul ciclo produttivo e le dotazioni di sicurezza.

In merito a queste ultime sappiamo più o meno tutti come – oltre alla complessità della stampa, ai filetti di sicurezza, a moderne dotazioni come ologrammi, inchiostri cangianti e tattili, micro lettering e così via – esista da lunghissimo tempo, nelle carte valori, un “segreto” che rende quei fogli del tutto speciali: la filigrana.

Un mistero in trasparenza, un elemento di sicurezza

La ninfa Europa sulla filigrana delle euro banconote seconda serie: un soggetto classico per la più antica tra le dotazioni di sicurezza del denaro cartaceo
La ninfa Europa sulla filigrana delle euro banconote seconda serie: un soggetto classico per la più antica tra le dotazioni di sicurezza del denaro cartaceo

Ottenuta direttamente sulla sul supporto cartaceo, la filigrana consiste nella creazione per via fisica di parti di foglio con spessori differenziati nelle quali le fibre di cellulosa – grazie ad un telaio apposito, vero e proprio “conio” del caso – delineano marchi, elaborati decori, iscrizioni senza spessore e visibili solo in trasparenza.

A seconda della maggiore o minore pressione esercitata, inoltre, elementi filigranati possono apparire più chiari o più scuri, rendendo questa tencica una vera e propria forma d’arte.

E proprio da tre filigrane partiremo per ricostruire, in parte per ipotesi, una pagina di storia legata ad uno degli istituti di emissione più importanti d’Italia.

Un tris di filigrane per carte valori da una collezione privata

Le filigrane qui presentate provengono dalla una delle più importanti collezioni italiane del settore e facevano parte, visti lo stile comune, di un medesimo progetto di monetazione cartacea mai portato a compimento.

Sul primo foglio filigranato decori vegetali, la testa del "cavallino" che appare su vari biglietti del Banco di Napoli e il volto della ninfa Partenope, mitologica eponime della città
Sul primo foglio filigranato decori vegetali, la testa del “cavallino” che appare su vari biglietti del Banco di Napoli e il volto della ninfa Partenope, mitologica eponime della città

Filigrana 1 | Misure foglio: mm 315 x 203, bordo irregolare | Misure impronta: mm 231 x 138 | Descrizione: cornice rettangolare entro cui cartiglio centrale sfrangiato con all’interno BANCO DI NAPOLI e LIRE 1000, tutto attorno decori vegetali; a sinistra scudetto con protome equina, a destra scudetto con profilo diademato di Partenope.

Un elegante e moderno decoro "Liberty" con spighe di grano, fiori e foglie per la seconda "millelire" in filigrana appena individuata in un'importante collezione privata
Un elegante e moderno decoro “Liberty” con spighe di grano, fiori e foglie per la seconda “millelire” in filigrana appena individuata in un’importante collezione privata

Filigrana 2 |  Misure foglio: mm 313 x 205, bordo irregolare | Misure impronta: mm 236 x 140 | Descrizione: cornice rettangolare; a sinistra tre spighe di grano, in basso a destra fiori e foglie; in cartella sagomata, in alto, BANCO DI NAPOLI su due righe; sotto, in cartiglio sfrangiato, il valore su due righe LIRE 1000.

Mercurio, divinità protettrice dei commerci, assieme a fiori e decori per il foglio che completa il "tris di filigrane" attribuibili al Banco di Napoli e risalenti a fine '800 - inizio '900
Mercurio, divinità protettrice dei commerci, assieme a fiori e decori per il foglio che completa il “tris di filigrane” attribuibili al Banco di Napoli e risalenti a fine ‘800 – inizio ‘900

Filigrana 3 | Misure foglio: mm 316 x 204 | Misure impronta: mm 233 x 140 | Descrizione: cornice rettangolare; in alto al centro tre fiori; in cartella sagomata, al centro, 1000 in cifre grandi; a destra scudetto con profilo elmato di Mercurio; nel campo decori vegetali.

Per un tentativo di collocazione cronologica

Appare chiaro, dalle iscrizioni su due dei tre fogli, che si possano attribuire queste carte speciali al Banco di Napoli, istituto di emissione autorizzato come tale in Italia fino al 1926; anche la terza campionatura, infatti, pur non recando il nome della grande banca del Meridione è stampata con misure del foglio e del piatto filigranato quasi identiche alle altre due e proviene in modo chiaro dalla stessa cartiera e, probabilmente, anche dallo stesso autore.

Il biglietto al portatore da 1000 lire dle Banco di Napoli emesso tra il 1909 e il 1922, ultimo "alto valore" dell'istituto di credito del Meridione prima della revoca del diritto di emissione nel 1926 (courtesy Cartmoneta.com)
Il biglietto al portatore da 1000 lire dle Banco di Napoli emesso tra il 1909 e il 1922, ultimo “alto valore” dell’istituto di credito del Meridione prima della revoca del diritto di emissione nel 1926 (courtesy Cartmoneta.com)

Il “tris di filigrane” fu ideato dunque per biglietti del valore di 1000 lire, il più alto taglio che l’istituto partenopeo abbia stampato in serie sotto forma prima di fedi di credito e poi di biglietti al portatore che, vale la pena ricordarlo, dal punto di vista giuridico erano gli unici strumenti monetari che il Banco di Napoli era autorizzato ad emettere.

Le prime fedi di credito post unitarie napoletane con nominale di 1000 lire risalgono al 1869-1870, mentre nel periodo 1977-1885 vedono la luce i primi biglietti al portatore di pari valore seguiti da due emissioni con caratteristiche diverse, nel 1896 e 1903, e dall’ultima “millelire” stampata nel periodo 1909-1922.

Ed è proprio a queste – si tratta del bellissimo biglietto con il ritratto di Giovanbattista Vico e la Psiche del Museo archeologico di Napoli – che le tre filigrane appaiono più affini per lo stile Liberty dei decori, la complessità dei motivi floreali e vegetali, le forme dei cartigli che contengono le iscrizioni.

Tuttavia, se possiamo azzardarci a collocare con buona approssimazione i campioni tra fine XIX e inizio XX secolo, è da escludere che essi siano collegabili a quell’emissione, dal momento che i biglietti al portatore da 1000 lire del Banco di Napoli del 1909-1922 misurano mm 185 x 111 contro i 305 x 140 (misure medie) ddel nostro “tris di filigrane”.

Rivaleggiare con le 1000 lire Barbetti? Una sfida impossibile

Per tentare un’ipotesi ulteriore sulle tre filigrane ricordiamo che, nel 1897, aveva debuttato nel Regno – la Banca d’Italia esisteva appena dal 1893 – la banconota da 1000 lire tipo Barbetti. Una creazione raffinata, complessa e “importante” anche nel formato che, inizialmente, era di ben 235 x 140 millimetri e sarebbe addirittura aumentato nel tempo.

Viene da supporre, perciò, che la dirigenza del Banco di Napoli – fiera della propria storia e desiderosa di far apprezzare ovunque il proprio denaro cartaceo – abbia progettato, ovviamente in modo riservato, di emettere una “millelire” sotto forma di un biglietto al portatore di grande formato, paragonabile al tipo di Bankitalia.

La "millelire" per antonomasia, quella tipo "Grande M" ideata da Rinaldo Barbetti e che, emessa per la prima volta con matrice nel 1897, circolò nelle tasche degli italiani fino al secondo dopoguerra
La “millelire” per antonomasia, quella tipo “Grande M” ideata da Rinaldo Barbetti e che, emessa per la prima volta con matrice nel 1897, circolò nelle tasche degli italiani fino al secondo dopoguerra

Tanto grande da far storcere il naso al governo o alle alte sfere di Via Nazionale, che ovviamente dovevano essere informati e approvare il tutto? Così imponente da “offuscare” il prestigio della “Grande M” uscita dal bulino di Rinaldo Barbetti? E’ possibile, anche se nessun dato di archivio e nessun documento ci permettono di avvalorare questa tesi.

Come, del resto, non ci è dato sapere quale cartiera produsse questo “tris di filigrane” – se, ad esempio, gli stabilimenti di Fabriano oppure quelli di Serravalle Sesia, entrambi attivi nella fornitura di carte speciali allo Stato – o se mai si passò dalle campionature di carta a qualche effettivo esperimento di stampa, e con quali soggetti.

Ulteriori ipotesi e scenari di ricerca ancora aperti

Più prosaicamente, le tre filigrane che vi abbiamo presentato in esclusiva potrebbero essere state solo degli specimen di produzione inviati da qualche cartiera al Banco di Napoli per procacciarsi delle commesse e dimostrare la qualità del proprio lavoro, anche se non sembra probabile che uno stabilimento produttivo abbia azzardato fino ad “appropriarsi” del nome dell’istituto per semplice pubblicità. Lo zampino del Banco deve esserci, per forza.

Cartolina d'epoca con veduta del grande stabilimento della Cartiera Italiana di Serravalle Sesia, in provincia di Vercelli
Cartolina d’epoca con veduta del grande stabilimento della Cartiera Italiana di Serravalle Sesia, in provincia di Vercelli

Ovviamente, sarebbe interessante scoprire qualcosa in più ma è probabile che, anche se vennero realizzati dei bozzetti o magari delle lastre per la stampa – e, quindi, anche delle prove – per una 1000 lire “fantasma” del Banco di Napoli, il tutto venne distrutto – o, magari, archiviato gelosamente – e ci è ad oggi sconosciuto.

In attesa di poter condurre ulteriori ricerche presso l’Archivio storico dell’istituto partenopeo, a voi lettori – se vorrete – il compito di darci qualche indicazione e suggerimento. O magari di correggerci se, qua e là, abbiamo dato di questi tre affascinanti reperti cartacei una lettura un po’ troppo “in filigrana”!