E’ quella, cardinalizia, voluta da Eugéne Tisserant per l’Anno Santo del 1950 | Pur anonima, è da attribuire al virtuoso bulino di Adolfo Sirletti

 

La Posrta Santa, simbolo stesso di ogni Anno Santo, che viene aperta e chiusa dal pontefice con solenni cerimonie
La Posrta Santa, simbolo stesso di ogni Anno Santo, che viene aperta e chiusa dal pontefice con solenni cerimonie

di Giancarlo Alteri | La Porta Santa è quella porta presente in ciascuna delle quattro basiliche patriarcali di Roma, cioè San Pietro in Vaticano, San Giovanni in Laterano, San Paolo fuori le Mura e Santa Maria Maggiore, che durante l’Anno Santo i fedeli varcano onde lucrare le indulgenze temporanee e plenarie.

“L’invenzione” della Porta Santa

Il rito della Porta Santa fu “inventato” da Giovanni Burcardo, cerimoniere di Alessandro VI, qualche giorno prima del Natale 1499, quando fece aprire nella facciata della vecchia Basilica di San Pietro un varco, detto Porta Aurea, a somiglianza della Porta d’Oro della Gerusalemme celeste che i giusti varcheranno alla fine dei tempi. Il pontefice l’attraversò la notte di Natale recitando il Salmo 118: “Aperite mihi portas Justitiae / Introibo in domum tuam, Domine / Aperite portas quoniam nobiscum est Deus.

Alla vigilia del Natale successivo, quello del 1500, a significare che il Giubileo era terminato, Alessandro VI iniziò di persona la muratura della Porta Santa della Basilica Vaticana, deponendo sulla soglia tre mattoni e fissandoli con la calce. Nel muro che gli operai provvidero ad erigere subito dopo, furono inserite, mescolate alla calcina, alcune medaglie. Era iniziata, così, la tradizione di chiudere la Porta Santa e di murarvi dentro delle medaglie commemorative dell’Anno Santo appena trascorso!

Anno Santo 1525, le Porte Sante diventano quattro

A partire dal Giubileo del 1525, furono aperte e, quindi, chiuse, anche le Porte Sante delle altre tre basiliche patriarcali, che durante l’Anno Santo dovevano esser visitate un numero prestabilito di volte. E da quella stessa data, anche i cardinali delegati dal pontefice a presiedere il rito simbolico dell’apertura e della chiusura delle stesse, vollero porre dentro quelle porte alcune medaglie, che ricordassero il loro nome e il ruolo di legati pontifici, l’Anno Santo di riferimento ed il nome del papa che lo aveva indetto e celebrato: tutte caratteristiche, queste, che sono rimaste immutate nei secoli successivi.

Però, dalla fine del XVII secolo, con il prepotente affermarsi della medaglistica ed il conseguente aumento di collezionisti di medaglie soprattutto papali, invalse l’uso di distribuire alle personalità presenti alla cerimonia di chiusura delle singole Porte Sante, medaglie dello stesso tipo di quelle che vi venivano murate dentro.

Il cardinale Eugéne Tisserant, vicedecano del Sacro Collegio durante l'Anno Santo del 1950
Il cardinale Eugéne Tisserant, vicedecano del Sacro Collegio durante l’Anno Santo del 1950

Durante gli Anni Santi del ‘700 e dell’800, questa pratica divenne una consuetudine soprattutto per le medaglie murate dai vari cardinali nelle Porte Sante delle altre tre basiliche; anzi, talvolta, il cardinale legato regalava non solo medaglie identiche a quelle che egli aveva fatto murare nella Porta Santa, ma anche altre leggermente diverse, sempre commissionate, comunque, per ricordare l’avvenimento.

Per di più, medaglie con la Porta Santa di una, o più, delle basiliche romane oppure con l’effigie del santo eponimo, oppure con un qualche simbolo che le identificasse, erano vendute come “devozionali”: una specie di “prova tangibile” che il pellegrino si era recato presso quelle basiliche ed adempiuto a quanto stabilito.

Medaglie papali e cardinalizie

La tradizione di tali medaglie giubilari “cardinalizie” diverse da quelle murate nelle Porte Sante è durata praticamente fino alla metà del secolo scorso, ed è cessata completamente con l’Anno Santo del 2000, che ha aperto il Terzo millennio della Chiesa.

Pertanto, era ancora ben viva quando, nel tardo pomeriggio, un po’ uggioso, del 24 dicembre 1950, un corteo di automobili, scortato dalla Polizia stradale, si fermò davanti alla Basilica di san Paolo; quel giorno, da una elegante berlina nera, scese il cardinale Eugéne Tisserant, vescovo della dicesi suburbicaria di Porto e Rufina, delegato da Pio XII ai riti di apertura e chiusura della Porta Santa della Basilica di san Paolo fuori le Mura.

Medaglia di Aurelio Mistruzzi (bronzo, mm 44) con ritratto di Pio XII e iscrizione per il cardinale Tisserant celebrativa delle cerimonie di apertura e chiusura della Porta Santa
Medaglia di Aurelio Mistruzzi (bronzo, mm 44) con ritratto di Pio XII e iscrizione per il cardinale Tisserant celebrativa delle cerimonie di apertura e chiusura della Porta Santa

Tra i fedeli si erano mescolati alcuni fotoreporter, dal momento che si era diffusa la voce, risultata poi infondata, che il porporato avrebbe letto un messaggio del papa dai toni decisamente anticomunisti. Invece, nulla di ciò accadde; il cardinale si limitò a dare lettura della volontà papale di concedere l’indulgenza plenaria a chi avesse visitato le altre tre basiliche nel seguente giorno di Natale, benché le Porte Sante fossero già chiuse.

La medaglia “privata” di sua eminenza Tisserant…

Quindi, diede inizio alla cerimonia di chiusura della Porta Santa della Basilica ostiense, inserendo nel muro tirato su dai “sampietrini” una cassetta contenente le medaglie giubilari “ufficiali”, con al dritto il ritratto di Pio XII, circondato dalla legenda PIVS XII ROMANVS PONTIFEX MAXIMVS

Al rovescio, un’iscrizione che ricordava come il cardinal Tisserant, vicedecano del Sacro Collegio, Legato pontificio a latere avesse provveduto ai riti giubilari previsti: SEDENTE PIO PAPA XII EVGENIVS CARD. TISSERANT EPISCOPVS PORTVENSIS ET S. RVFINAE S. C. SVBDECANVS A LATERE LEGATVS APERVIT ET CLAVSIT ANNO JVBILAEI MCML.

La coniazione anonima (bronzo, mm 57), attribuibile all'incisore Adolfo Sirletti, voluta dal cardinale Tisserant per l'Anno Santo 1950 in cui l'alto prelato ebbe un ruolo pubblico di notevole rilievo
La coniazione anonima (bronzo, mm 57), attribuibile all’incisore Adolfo Sirletti, voluta dal cardinale Tisserant per l’Anno Santo 1950 in cui l’alto prelato ebbe un ruolo pubblico di notevole rilievo

Ma il cardinale fece coniare anche un’altra “giubilare” in ricordo delle cerimonie presiedute per l’apertura e la chiusura della Porta Santa alla Basilica di san Paolo. Questa presenta, al dritto, la Porta Santa di San Pietro in Vaticano, riprodotta con precisione quasi fotografica, con ai lati il piccone e la cazzuola, e intorno la legenda: PORTAM SANCTAM BASIL. S. PAVLI APERVIT ET CLAVSIT; al rovescio, lo stemma del cardinale, circondato dalla legenda: EVGENIVS MIS. DIV. EPS. PORTVEN. ET. S. RVFINAE S. R. E. CARD. TISSERANT S. COLL. SVBDEC.

Adolfo Sirletti, figlio d’arte e valente bulino

Questa medaglia (mm 57) è stata a lungo considerata di autore anonimo, perché non presenta alcun tipo di firma; ma recenti indagini archivistiche hanno permesso di attribuirla ad Adolfo Sirletti, figlio di Augusto, incisore della Regia Zecca italiana ai primi del ‘900, al quale si deve pure un’altra medaglia dall’identico dritto, ma dedicata al cardinale Clemente Micara, che aprì e chiuse la Porta Santa della Basilica di san Giovanni in Laterano, sempre in occasione dell’Anno Santo del 1950.

Un esemplare in argento da ammirare nei dettagli