Gettoni, medaglie di solidarietà e di benemerenza nella Grande guerra | Il valore dell’assistenza volontaria un secolo fa come oggi, nella pandemia Covid-19

 

di Roberto Ganganelli | Il 24 maggio 1915 l’Italia entra ufficialmente in quella che sarebbe stata chiamata “la Grande guerra” e che, entro i confini del Regno, prese inizialmente il nome di Quarta guerra d’indipendenza per il suo scopo dichiarato di completare l’Unità nazionale con le terre – per lo meno – del Trentino, dell’Alto Adige e con la città di Trieste.

Un conflitto che, a conti fatti, costerà all’Italia ben 650.000 caduti, oltre ad un numero enorme di invalidi, e che porterà sì ad una vittoria ma, come definita da molti, “mutilata”. Come mutilati o segnati per sempre, nel fisico e nella psiche, rimangono tanti giovani tornati dal fronte e tanti civili.

creoce rossa grande guerra

Ventiquattro maggio 1915: l’Italia entra in guerra per completare la propria unità territoriale. Inizia per il nostro paese un conflitto che durerà quattro anni e mezzo

La Croce Rossa in Italia nella Prima guerra mondiale

Il numero delle vittime e dei menomati, tuttavia, sarebbe infatti stato ben più alto se, tra il 24 maggio 1915 e il 4 novembre del 1918, la Croce Rossa Italiana non avesse svolto, sul fronte bellico nord-orientale del nostro Paese come sul “fronte interno”, un ruolo di enorme importanza in termini assistenziali ed umanitari.

Oltre mille sono le infermiere, negli staff delle decine di ospedali da campo allestiti al fronte o dietro le linee, che partecipano al conflitto. Le guida la duchessa Elena D’Aosta, col grado di generale. A queste donne, entrate nella Croce Rossa a partire dal 1908, per redenre evidente la loro autorità in un mondo prettamente maschile, vengono attribuiti gradi da ufficiale.

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La duchessa Elena d’Aosta è a capo delle crocerossine; qui la vediamo in due immagini d’epoca, al centro un bel distintivo da ispettrice di comitato della Croce Rossa

Nel resto del Paese per curare gli oltre 700.000 feriti vengono allestiti ovunque ospedali, in cui prestano servizio circa 6000 volontarie che, al di fuori della retorica esaltante la tenacia e l’eroismo sul campo di battaglia, affrontano con preparazione e coraggio l’aspetto meno “epico” della guerra, dalle desolanti scene di cadaveri e mutilati fino ai ricoverati per gli effetti dei gas e per traumi psichici.

Complessivamente, la Croce Rossa mobilita circa 9500 uomini, 8200 crocerossine e 1200 ufficiali, la maggior parte dei quali in servizio nelle strutture sanitarie interne, mentre una parte viene assegnata alle unità sanitarie del Regio Esercito. Altro personale è occupato nella assistenza come gli ufficiali farmacisti, gli autisti d’ambulanza, d’amministrazione, i cappellani e i volontari civili.

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Istantanee dal fronte: l’azione di medici e volontarie fra i militari feriti, nelle retrovie, negli ospedali da campo e tra la popolazione civile martoriata dal conflitto

Nel 1916 gli ufficiali medici al fronte sono 8000 (altri 6000 nelle retrovie), mentre nel 1918 il numero sale a 17000 grazie alla mobilitazione di studenti di Medicina e medici civili. Alla fine del conflitto, anche la componente femminile conta i propri caduti: 44 per ferite o cause di servizio e tre decedute in prigioni.

Prima e durante la guerra in tutto il Regno fioriscono dunque, ad opera delle strutture territoriali della Croce Rossa, iniziative di beneficenza e assistenza che vanno dalle sottoscrizioni a premi alle riunioni per il confezionamento di bende, biancheria e pacchi dono, alle raccolte di fondi attuate mediante la vendita di cartoline, etichette chiudilettera, distintivi ed oggettistica di vario genere.

Medaglie, gettoni, francobolli per un “cwordfunding” di solidarietà

E proprio per contribuire alle ingenti spese sanitarie di guerra, sollecitando la generosità popolare, nelle due città più importanti d’Italia – Roma e Milano – la Croce Rossa fa approntare anche alcune bellissime medaglie e gettoni che, ancora oggi, a distanza di quasi un secolo, in quanto testimonianze di una vicenda del tutto originale sono ricercate ed apprezzate dai collezionisti numismatici.

A Roma, già nel 1914, viene coinvolta nell’operazione niente meno che la Regia Zecca la quale mette a disposizione i coni realizzati dall’artista Domenico Trentacoste e incisi da Luigi Giorgi per i 10 centesimi detti “del Cinquantenario” – coniati in rame nel 1911, giubileo della proclamazione del Regno d’Italia – sui quali viene applicato un cammeo circolare smaltato di bianco e rosso a formare il simbolo della Croce Rossa.

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Un magnifico esemplare del gettone Croce Rossa da 10 centesimi coniato con i tipi della moneta Cinquantenario e impreziosito da smalti

Venduti con un sovrapprezzo destinato alle iniziative dell’organizzazione, questi gettoni-medaglia finiscono spesso per circolare, anche negli anni immediatamente dopo la guerra, e per essere accettati come veri e propri mezzi di pagamento, come testimonia anche l’usura di numerosi esemplari che si trovano sul mercato.

La moneta in sé, sia nella versione originaria che in questa ad uso della Croce Rossa, costituisce un piccolo capolavoro liberty sul quale è raffigurato al D/ Vittorio Emanuele III e, al R/, le personificazioni dell’Italia e di Roma (la figura elmata) con, sullo sfondo, una nave ornata di festoni e dello scudo sabaudo e in primo piano un aratro. Voluta da Vittorio Emanuele III, il “re numismatico”, fa parte della serie commemorativa che comprende anche le 2 lire e le 5 lire in argento e le 50 lire in oro.

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La serie di monete del 1911 per il mezzo secolo del Regno d’Italia: non fu un caso riutilizzare gli stessi soggetti per i gettoni benefici e propagandistici della Croce Rossa

Realizzata in rame con diametro di mm 30, nella versione pro Croce Rossa la moneta-gettone pesa 12 grammi a fronte dei 10 della moneta originale ed è oggi considerata rara, anche se non se ne conosce il numero esatto di esemplari coniati.

Lo Stabilimento Johnson, “in prima linea” con la Croce Rossa

Ancor più fiorente, in termini di gettoni-medaglia a scopo di beneficenza, è l’attività del comitato di propaganda milanese. Nel capoluogo lombardo, dove dal 1836 è attivo lo stabilimento di coniazione Johnson, grazie al “patriottico e spontaneo concorso” di Stefano Carlo Johnson, consigliere della Società Numismatica Italiana, su iniziativa del vicepresidente Gian Franco Cagnoni e su progetto di Adolfo Padovan, verso la fine del 1915 viene fatta coniare una prima serie di tre gettoni, opera dello scultore Albino Del Castagnè che, al D/, mostrano, anche in questo caso in puro stile liberty, una crocerossina che fascia il capo di un soldato ferito. Lungo l’orlo, come leggenda, il verso del Pascoli, tratto dalla poesia Carcere di Ginevra: È LA PIETÀ CHE L’VOMO ALL’VOM PIV’ DEVE.

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La bravura di Albino Del Castagné e la perizia dello Stabilimento Johnson di Milano danno vita alla seconda serie di gettoni Croce Rossa nella Grande guerra

Al R/, invece, in alto, tra punte di baionette italiane e austriache, campeggia lo scudo della Croce Rossa, con la croce di smalto rosso su fondo bianco. In basso, in quattro righe. la legenda CROCE ROSSA |‌ ITALIANA | 24 MAGGIO | 1915.

I gettoni vengono battuti con le caratteristiche dei 10 centesimi (in rame), delle 2 lire (in argento) e delle 50 lire (in oro) con un diametro di mm 31 e vengono commercializzati al prezzo, rispettivamente, di 2, 10 e 100 lire. Sull’esemplare in oro viene apposto anche un numero progressivo che lo distingue e ne garantisce l’unicità.

Riporta il Bollettino Italiano di Numismatica n. 4 del 1916 (pp. 62-63), a proposito di queste belle coniazioni: “Vi sono anche cerchietti per farne un ciondolo da braccialetto o da catena, o uno spillone per signora. Basta rivolgere domanda con cartolina vaglia relativa all’Amministrazione della Croce Rossa Italiana Via Berchet 2 o all’ufficio iscrizioni Piazza della Scala 3, Milano. Nessuno dei nostri lettori dovrebbe mancare della piccola opera d’arte, in nome della medaglistica e della beneficenza italiana di guerra!”.

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La serie completa (oro, argento, bronzo con smalti) dei gettoni Johnson

Le prenotazioni sono numerosissime, – accompagnate dall’importo maggiorato di 40 più centesimi per l’invio raccomandato – e vengono ricevute, oltre che dal comitato milanese, dai comitati di tutte le delegazioni della Croce Rossa attive nel Regno a testimoniare da una parte l’originalità dell’idea e, dall’altra, sia la raffinatezza della coniazione che l’interesse, oggi purtroppo non altrettanto diffuso, per il collezionismo numismatico e la medaglistica d’arte.

Dalle coniazioni di guerra a quelle per la vittoria

A riscontro della felice iniziativa della medaglia-gettone di guerra qui illustrata – come documenta il n. 3-4 del 1918 del Bollettino, alle pp. 40-41, a firma di Serafino Ricci – il comitato di propaganda della Croce Rossa Italiana, sezione di Milano, che ha ancora a capo “quei due infaticabili spiriti del comm. Gian Franco Cagnoni e del prof. comm. Adolfo Padovan”, fa coniare dallo Stabilimento Johnson, nel 1918, una seconda serie di medaglie-gettone, cosiddette “della pace vittoriosa” meglio “della vittoria che porterà alla pace”.

Queste coniazioni sono interessanti, a parere del Ricci, “più pel diritto più che pel rovescio, cioè per il tondino che presenta il lavoro artistico dello scultore Giannino Castiglioni” (lo stesso artista che avrebbe contribuito in modo determinante al progetto del Cimitero degli Italiani sul Monte Grappa e alla realizzazione del Sacrario Militare di Redipuglia).

Questa rara stampa riporta i distintivi delle infermiere volontarie: al centro, quello coronato della duchessa d’Aosta, ispettrige generale

Al D/ vi è un’austera figura di donna in piedi, di fronte, con un ramo d’alloro nella destra e la fiaccola della fede accesa nella sinistra. Sullo sfondo, tra grossi cannoni, reticolati ed aeroplani, si delineano le Dolomiti. Sui nastri le parole PACE e CIVILTA’.

Al R/, sotto un campo di spighe rigogliose da cui escono e spiccano rami di alloro, un ottagono bianco con croce di smalto rosso e leggenda CROCE ROSSA | ITALIANA. Sullo sfondo, il sole della pace che sorge contornato dalla data dell’ingresso italiano a Trieste, 3 NOVEMBRE | 1918.creoce rossa grande guerra

Un esemplare in argento, con raffinata montatura, del gettone Johnson per la Croce Rossa del 1918 che già riporta la data della vittoria italiana nella Grande guerra

Anche queste emissioni, realizzate sia in bronzo che in argento ed oro, vengono vendute con sovrapprezzo e, precisamente, a 10, 25 e 200 lire. Forse anche per questo loro costo o, più probabilmente, perché la popolazione è già provata dopo tre anni e mezzo di guerra, queste medaglie-gettone hanno minor successo rispetto alla prima serie e oggi sono considerate più rare. Di esse si conoscono anche esemplari di prova nei tre metalli coniate nel 1917.

Anche le Regie Poste scendono i campo con quattro francobolli

Maggior diffusione hanno invece, per l’uso generalizzato da parte della popolazione e per il modesto contributo richiesto, i quattro francobolli della serie “Pro Croce Rossa” del 1915. Con valori di 10 centesimi in colore rosa, 15 centesimi in colore ardesia, 20 centesimi soprastampato sul 15 centesimi e 20 centesimi in giallo arancio, presentano un sovrapprezzo di 5 centesimi che era devoluto a favore della Croce Rossa Italiana.

I due valori più bassi vengono emessi già il 20 novembre 1915, il valore da 20 soprastampato sul 15 nel febbraio del 1916 ed il rimanente valore da 20 centesimi arancio nel marzo del 1916. Tutti i valori avranno però validità fino al 30 settembre 1921.

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Quattro francobolli e un numero incredibile di belle cartoline: anche in questo modo il ruolo del personale sanitario volontario viene comunicato durante il conflitto

Il valore soprastampato viene concepito il per far fronte all’aumento della tariffa postale avvenuto all’inizio del 1916. La stessa serie viene anche prodotta con soprastampa per l’uso coloniale in Eritrea, Libia e Somalia.

Con il valore da 10 centesimi potevano possono affrancate – ad esempio – cartoline postali per l’interno, avvisi di ricevimento e fatture commerciali. Fino al 31 dicembre 1915 il valore da 15 centesimi può essere usato per affrancare lettere. I valori da 20 centesimi fino a febbraio 1919 si possono adoperare, invece, per lettere ed avvisi di ricevimento.

Onore al merito: le benemerenze per uomini e donne in bianco

Non si può non concludere questo excursus che citando le medaglie ufficiali di benemerenza che furono istituite e distribuite dalla Croce Rossa Italiana durante la Grande guerra.

Lo studioso Alessandro Brambilla, nella sua opera Le medaglie italiane degli ultimi 200 anni cita innanzi tutto le medaglie “dei benemerenti per la propaganda” coniate, presumibilmente dal 1916, dalla Regia Zecca di Roma in tre moduli (mm 31,5, 28 e 22) e in tre metalli (oro, argento e bronzo) e conferite dal presidente generale in base ai meriti acquisiti da medici, crocerossine e volontari civili i quali, a vario titolo, si erano impegnati nel sostenere le attività della Croce Rossa Italiana nel corso del conflitto.

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Medaglia di primo grado della Croce Rossa Italiana e manifesto di propaganda

Tali medaglie – in forma simile, concesse ancora oggi – recano al D/ una crocerossina che regge una fiaccola accesa e, sullo sfondo, la croce. Al R/, invece, l’emblema e l’iscrizione CROCE ROSSA | ITALIANA con spazio per l’apposizione del nome del decorato.

Un altro tipo di decorazione, istituito con notificazione del 30 novembre 1917, è quindi la “croce al merito” riservata a capi di Stato, sovrani, principi ed alte autorità dello Stato e dell’associazione distintesi per l’opera compiuta a favore della Croce Rossa. I bracci della croce, sormontata da corona, sono in smalto bianco e, al centro, vi è al D/ la croce rossa e al D/ l’aquila sabauda in oro con scudo crociato bianco su fondo rosso. Entrambi gli inserti sono bordati in azzurro. Il nastro è bianco bordato da due tricolori.

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Variante in argento della medaglie precedente con al rovescio l’indicazione di appartenenza dell’insignito alla Commissione prigionieri di guerra

Un ulteriore segno di distinzione è la “croce di anzianità” nata per essere concessa ai militari con venticinque anni d’iscrizione nei ruoli di servizio. E’ prevista in oro (in realtà argento dorato) per gli ufficiali e in argento per la truppa ed è rimasta invariata fino a dopo la II Guerra Mondiale. Il nastro è verde-bianco-verde-bianco-verde.

Una medaglia anche per i feriti, a futura memoria

E per i feriti? La Croce Rossa pensa anche a loro, facendo coniare una medaglia raffigurante al D/ la Vittoria alata che guida i soldati d’Italia e, al R/, la stessa scena dell’infermiera già vista nei gettoni della serie del 1915, con croce rossa smaltata su fondo bianco.

Questa medaglia, rilasciata a tutti al momento della dimissione dagli ospedali militari e da quelli della Croce Rossa, si apre a libretto e, all’interno, vede due piccole pergamene con il nome del ferito, il periodo di degenza e altre informazioni autenticate dal responsabile della struttura di degenza. Purtroppo, di questa medaglia ricordo non è stato possibile reperire alcuna immagine.

croce rossa batte monetaLa croce al merito nella versione della Croce Rossa, un raro e ambito riconoscimento alla dedizione verso i sofferenti sui campi di battaglia

Così la Croce Rossa Italiana ha modo di avere le “sue” monete (o meglio, medaglie e gettoni), i propri francobolli pontendo raccogliere fondi e premiare, con decorazioni al merito e medaglie ricordo, quanti si erano distinti nell’assistenza e nella beneficenza nonché l’impegno profuso, in questa circostanza, in un teatro di guerra mai immaginato prima.

Segnali tangibili – queste medaglie, questi gettoni e questi francobolli – di come, già oltre un secolo fa, la Croce Rossa fosse una delle espressioni più alte dello sviluppo raggiunto dal nostro Paese e di come quegli uomini e quelle donne che ne facevano parte sapessero coinvolgere la società intera in iniziative benefiche.