Le monete poligonali oggi sono diventate comuni, soprattutto per l’appeal che hanno sui collezionisti (leggi qui per un esempio italiano), in passato le coniazioni di forma non circolare erano un’eccezione e solo nella seconda metà del Novecento sono diventate, con capofila il Regno Unito e alcuni paesi del Commonwealth, parte del circolante quotidiano.
Quando, attorno alla metà del XVII secolo, furono introdotti i primi macchinari per la coniazione in grande serie, uno dei miglioramenti che apportarono fu la regolarizzazione della forma delle monete che, al contrario di quanto avveniva con la battitura a martello, grazie a fustellatrici e torchi a vite risultavano perfettamente circolari.
A sinistra, poligoni di Reuleaux a tre, cinque, sette e nove lati; a destra un motore rotativo Wankel con pistone a forma di triangolo a apessore costrante
L’esigenza di ottenere monete uniformi dal punto di vista geometrico, del resto, era avvertita da secoli anche se, a causa dei limiti imposti dalle tecnologie di fabbricazione, si tendevano a privilegiare la regolarità del peso e il contenuto di metallo prezioso rispetto all’omogeneità formale dei tondelli messi in circolazione. È comune, infatti, imbattersi in esemplari d’epoca classica, medievale e rinascimentale che presentano irregolarità di contorno e di spessore quando non mostrino, addirittura, fessure, schiacciamenti, ribattiture, eccedenze o mancanze di metallo.
Se si eccettuano, dunque, le alterazioni fraudolente prodotte da tosatura, limatura o attraverso metodi fisico-chimici, la coniazione meccanizzata sortì l’effetto di standardizzare l’aspetto del prodotto-moneta togliendo, se vogliamo, un po’ di “personalità” al singolo esemplare ma aggiungendo, anche grazie ai bordi godronati o incisi con legende, un nuovo margine di sicurezza alla valuta metallica.
La forma circolare, forma principe associata alla moneta, si è vista tuttavia rubare la scena, soprattutto nel corso del XX secolo, da altri profili geometrici, prescelti talvolta per motivi estetici, artistici o d’emergenza ma, più spesso, secondo precise proprietà: sono nate così le monete poligonali.
La moneta britannica da 50 pence, analogamente a quella 20, adottò con la riforma decimale della sterlina, a inizio anni ’70, la forma poligonale a sette lati
Si rende necessaria, a questo punto, una digressione geometrica che ci porta ad osservare come un cerchio o, in modo analogo, una moneta di un dato diametro che rotola su una retta si mantiene sempre all’interno della striscia di piano delimitata dalla retta d’appoggio e dalla sua parallela posta a distanza pari al diametro del cerchio stesso. Per questa proprietà la circonferenza è classificata dai matematici tra le curve “ad ampiezza costante” o, in modo equivalente, “a spessore costante”.
Tra le figure a spessore costante vi sono, inoltre, i “poligoni di Reuleaux”, dal nome dell’ingegnere e matematico tedesco Franz Reuleaux (1829-1905) che, per primo, ne formalizzò la definizione: si tratta di poligoni regolari aventi un numero dispari di vertici (triangoli, pentagoni, ettagoni e così via) e i lati costituiti da archi di cerchio opportunamente raccordati.
Le figure a spessore costante hanno avuto, negli ultimi cento anni, numerosi impieghi industriali tra cui il motore di Wankel (che adotta un pistone rotante a forma di triangolo di Reuleaux), i dispositivi d’avanzamento dei proiettori cinematografici e, addirittura, speciali punte da trapano per realizzare fori quadrati ma l’applicazione che, ovviamente, ci interessa di più è quella che ha visto queste speciali figure debuttare in numismatica, prestando la forma a monete poligonali circolanti e commemorative del Regno Unito e di altre nazioni.
Una moneta commemorativa da 60 dollari in oro di Bermuda, anno 1996, coniata con profilo a forma di triangolo di Reuleaux
In seguito alla riforma decimale del sistema britannico, avviata il 15 febbraio 1971, hanno fatto la loro comparsa nelle tasche dei sudditi di sua maestà – alle’epoca Elisabetta II – due pezzature in cupro-nichel, con nominali di 20 e 50 new pence, caratterizzate da una curiosa forma a sette lati e rispondenti ai canoni dei poligoni di Reuleaux. Molti altri paesi, in seguito, hanno adottato forme simili per le loro monete poligonali, a cominciare da quelli del Commonwealth che, con denominazioni e raffigurazioni diverse, hanno riproposto le monete eptagonali o, come nel caso di Bermuda, sono giunti addirittura a coniare esemplari per collezionisti aventi un’inconsueta forma di triangolo.
Le monete poligonali “a spessore costante”, oltre a possedere lo stesso perimetro del corrispondente cerchio, presentano caratteristiche di ingombro e rotolamento analoghe a quelle con tondello circolare e, quindi, risultano adatte per l’uso nelle macchine distributrici automatiche, ormai in grado di erogare di tutto, dai biglietti della metropolitana agli snack, dai ticket di parcheggio ai servizi digitali.
La forma poligonale è stata mantenuta anche nelle emissioni del Regno Unito a nome di Carlo III, come questa 20 pence della nuova serie dedicata alla natura
Per quanto riguarda la monetazione britannica, inoltre, l’introduzione delle monete poligonali fu motivata dall’esigenza di non generare confusione con le vecchie monete da 5 e 10 pence, dal diametro e colore molto simili ai nominali riformati da 20 e 50 pence.
Nelle monetazioni moderne, dunque, nulla è lasciato al caso e può addirittura accadere che, per rendere più originali le monete da collezione o, semplicemente, più pratici ed utilizzabili gli spiccioli di tutti i giorni, si ricorra anche ai segreti della geometria.