La vita di un grande artista del bulino del XVII secolo | La carriera di Girolamo Lucenti alla corte pontificia | Monete e medaglie rimaste nella storia

 

di Eleonora Giampiccolo (da Historia Mundi 2019) | Girolamo Lucenti, definito da Ridolfino Venuti “cusorem ac sculptorem egregium”, nacque nel 1627. Era figlio di Ambrogio, titolare della Fonderia Lucenti, a quei tempi la più celebre di Roma, ove si realizzavano prevalentemente campane di elevato valore artistico, e responsabile della famosa Fonderia Camerale, che aveva la propria sede non lontano dal portone d’ingresso del Cortile del Belvedere in Vaticano.

In questa fonderia non si creavano solo bombarde, ma anche grandi capolavori d’arte della fusione: valgano per tutti le gigantesche colonne bronzee ed il coronamento del Baldacchino della nuova basilica di san Pietro ed in genere tutti i materiali di “ferramenta fusa” che servivano per la manutenzione dei Sacri Palazzi Apostolici e della basilica stessa.

La Fonderia, una bassa costruzione, esisteva fin dai tempi di Pio IV (1559-1565), che l’aveva fatta costruire lì essenzialmente per motivi pratici, primo tra tutti la vicinanza alla basilica ed al Palazzo; del resto, aveva incamerato il terreno su cui sorgeva quella vecchia per aprirvi Borgo Pio. Il suo massimo fulgore lo raggiunse sotto Paolo V, allorché qui vennero fusi tutti gli oggetti destinati alla costruzione della facciata di San Pietro, compreso il “coronamento” della Torre dell’Orologio.

Fig. 1 | Quadrupla di Clemente X che rappresenta, al rovescio, Davide inginocchiato nell’atto di suonare una cetra, realizzata da Girolamo Lucenti. Oro, 32,50 mm, 13,44 g. BAV-Mt. Pont. Clemens X, 1

 

Urbano VIII (1623-1644) la ampliò e ristrutturò profondamente dividendola praticamente in due parti: una, destinata alla produzione di armi e di materiale militare, l’altra, alla produzione di oggetti civili specialmente “ad usum Fabricae” (di San Pietro naturalmente), che avveniva nella parte occidentale, quella prospiciente il Torrione di Niccolò V.

Ambrogio Lucenti, in qualità di responsabile, fu colui il quale realizzò tutto l’apparato bronzeo sia del Baldacchino dell’altare papale di San Pietro sia, più tardi, dell’altare della Cattedra; alla sua morte, tale conduzione passerà ai suoi successori.

Ancora giovane, Girolamo venne inviato alla scuola di Alessandro Algardi (1595-1654), onde impratichirsi nella pittura e nella scultura; quando il maestro morì,subito dopo aver fuso la grande statua bronzea di Innocenzo X, posta nel Palazzo dei Conservatori, egli ne prese il posto all’Accademia di San Luca.

Oltre che pittore e scultore, Girolamo Lucenti divenne un ottimo tecnico fonditore, ereditando il posto paterno presso la Fonderia Camerale, e sviluppò un interesse per la balistica e l’artiglieria, ma nel contempo si dilettava a comporre musica, a scrivere versi, ad allestire spettacoli teatrali, i cui scenari egli disegnava da solo.

Probabilmente la sua prima medaglia risale al 1665 ed è quella che ritrae, al dritto, il cardinale Francesco Barberini mentre, al rovescio, vi si può ammirare la cripta della chiesa di Santa Maria, a Grottaferrata.

Il 12 gennaio 1668, il cardinale camerlengo Antonio Barberini nominò Girolamo Lucentiadiutore “in officio incisoris typorum zecchae medaliarum Pontificiarum” onde collaborasse col Morone Mola che, a causa di una grave malattia, non poteva se non con estrema difficoltà incidere coni.

Fig .2 | Medaglia del Possesso, realizzata da Girolamo Lucenti nel 1670. Argento,31,00 mm, 14,43 g. BAV-Md. Pont. Clemens X, 12

 

Non è escluso, quindi, che la mano del Lucenti sia da ravvisarsi anche nelle medaglie annuali del II e del III anno di pontificato di Clemente IX (1667-1669), che infatti non sono firmate, sebbene i documenti di pagamento siano a nome del Morone Mola.

Dopo la morte del Morone, il Lucenti rimase nella carica pro tempore di “coadiutore”, senza che nessuno, tantomeno il neoeletto papa Clemente X Altieri (1669-1676), si preoccupasse di ufficializzare la sua posizione, come invece era accaduto all’inizio del 1670, quando era stato nominato “mastro delli ferri”, però con semplice rescritto camerale, senza alcun documento papale.

Per l’elezione del nuovo pontefice, egli realizzò una quadrupla d’oro con, al dritto, lo stemma papale circondato dalla legenda CLEMENS X PONT. MAX. e, al rovescio, il re Davide coronato e inginocchiato che suona la cetra, scena questa incorniciata dalla legenda tratta dal Salmo 71, versetto 9, attribuito al re Davide: NE PROIICIAS ME IN TEMPORE SENECTVTIS (Fig. 1).

Il riferimento al suddetto salmo in cui il re Davide prega il Signore che gli dia il suo sostegno, preoccupato com’è dall’incombere della vecchiaia, allude allo stato d’animo di Clemente X subito dopo l’elezione che,ormai ottantenne, manifestò subito le preoccupazioni riguardanti l’accettazione del pontificato alla sua età: “Vedete bene ch’io non sono abile a portare questo peso”, si dice che abbia esclamato dinanzi ai cardinali elettori.

L’8 giugno 1670, durante la cerimonia del Possesso di Clemente X, furono distribuite le medaglie incise da Girolamo Lucenti per l’occasione (Fig. 2) così descritte nel manoscritto Vat. lat. 10130: “CLEMENS X PONT MAX A I MDCLXX il busto con il Camauro, la Mozzetta e la Stola; di sotto, G. L. cioè Gaspar [sic!] Lucenti nome dell’Artefice. SPIRITU ORIS EJUS OMNES VIRTUS EORUM. Scritto nel mezzo in due linee, di sopra lo Spirito Santo circondato da’ splendori, di sotto parte del Globo con sei stelle, Arma Gentilizia del Papa…”.

Fig. 3 | Medaglia dell’anno I di pontificato celebrativa dell’elezione al pontificato, realizzata da Girolamo Lucenti nel 1670. Oro, 30,80 mm, 17,76 g. BAV-Md. Pont. Clemens X, 6

 

Abbiamo documentazione che, a pochi giorni di distanza, furono coniati altri esemplari ufficiali di tale medaglia; invece la prima medaglia della Lavanda, fu coniata per il 26 marzo 1671, Giovedì Santo, con un rovescio inciso ex novo dal Lucenti, di finissima arte espressiva.

La prima medaglia annuale incisa da Girolamo Lucenti fu quella del 29 giugno 1670 in onore di Clemente X Altieri, eletto da appena due mesi; medaglia, che già mostra un vigoroso ritratto del papa al dritto, mentre il rovescio appare più di maniera, così come la legenda ROMA RESVRGENS non è nuova nella medaglistica papale (Fig. 3).

Dal 1671, dato che gli eccessivi impegni di tutt’altra natura non permettevano al Lucenti di soddisfare appieno le esigenze della Reverenda Camera Apostolica per quel che riguardava il numero delle medaglie annuali, Gioacchino Francesco Travani ricevette l’incarico dal tesoriere di incidere le medaglie suppletive della serie degli annuali, dal II al V anno di pontificato, cioè il 1671, 1672, 1673 e 1674. Rispetto alle medaglie di quest’ultimo, comunque, quelle del Lucenti si distinguono sicuramente per una migliore resa artistica.

Del resto, principale attività del Lucenti in quel periodo era la scultura; infatti egli scolpì uno degli otto angeli marmorei che adornano il Ponte Sant’Angelo, a Roma, completamente ristrutturato dal Bernini: precisamente quello che reca in mano i chiodi della Croce, simboli, questi, dei “ferrari”, cioè dei lavoratori del ferro e, quindi, dei fabbri e dei fonditori.

Fig. 4 | Medaglia dell’anno II celebrativa della canonizzazione di cinque santi, realizzata da Girolamo Lucenti nel 1671. Oro, 30,70 mm, 20,28 g. BAV-Md. Pont. Clemens X, 23

 

Per di più la sua carica di incisore camerale era rinnovata annualmente da semplici patenti e talvolta solo verbalmente, senza l’emissione di alcun documento ufficiale. L’unica concessione che Girolamo Lucenti ottenne fu la nomina a cavaliere, conferitagli personalmente dal papa, e l’incisore andò sempre orgoglioso di questo titolo onorifico, che riportava costantemente sui documenti.

Il 12 aprile 1671 furono canonizzati Gaetano da Tiene, Francesco Borgia, Filippo Benizi, Luigi Bertrand, Rosa Flores da Lima e l’anno seguente i nuovi santi furono celebrati dalla medaglia del II anno di pontificato.

Sia il Lucenti sia il Travani lavorarono allo stesso soggetto, ma con alcune differenze: il primo rappresentò, al dritto, il busto di Clemente X con triregno e piviale con la legenda CLEMENS X PONT MAX A II e, al rovescio, proprio le figure dei cinque santi in piedi irradiati dalla colomba dello Spirito Santo; in esergo, la legenda PLENA EST OMNIS TERRA GLORIA EORVM.

Il secondo ritrasse, invece, al dritto, il pontefice con camauro, mozzetta e stola e, al rovescio, i cinque santi in ginocchio, dinanzi ai quali stanno una corona, una mitria e una tiara, simboli rispettivamente dell’imperatore, del cardinal nipote Paluzzo Altieri, procuratore delle canonizzazioni dei suddetti santi, e del pontefice (Fig. 4).

Fig. 5 | Piastra di Clemente X celebrativa della Clemenza e della Liberalità del pontefice, realizzata da Girolamo Lucenti nel 1671. Argento; 43,60 mm, 32,02 g. BAV-Mt. Pont. Clemens X, 24

 

Il 10 ottobre 1671 lo stesso cardinale Paluzzo Altieri, da pochi mesi camerlengo di Santa Romana Chiesa, fece pervenire a “Hyeronimi Lucenti, impressori zechae” la somma di dieci scudi “di ordinaria provvisione per i 20 mesi passati”. Ciò dimostra che a questa data il Lucenti ancora non era stato nominato cavaliere; infatti tale riconoscimento è da porsi tra la fine del 1671 e l’inizio del 1672,quando sui documenti comincia ad apparire la dicitura “Eques”.

Clemente X ebbe a cuore il bene dei propri sudditi al punto che cercò di ridurre le spese superflue nel palazzo e nello Stato; non solo, tutti i redditi che entravano nella cassa privata del papa, scrive il Pastor, venivano fatti depositare nei Monti di Pietà per servire a scopi pubblici. Dette un importante impulso all’agricoltura, all’approvvigionamento granario di Roma, alla fabbricazione della lana e della seta; istituì una cassa pubblica allo scopo di proteggere i piccoli commercianti dagli abusi del sistema creditizio.

Fig. 6 | Piastra di Clemente X celebrativa della beatificazione di Pio V, realizzata da Girolamo Lucenti nel 1672. Argento, 44,00 mm, 31,95 g. BAV-Mt. Pont. Clemens X, 6

 

Distribuì così abbondanti elemosine che nel 1672 la somma totale delle spese ammontava a 125.946 scudi. Per celebrare la clemenza e la liberalità del pontefice (Fig. 5) Girolamo Lucenti realizzò una piastra raffigurante, al dritto, il busto del pontefice e, al rovescio, le figure allegoriche della Clemenza e della Liberalità.

In occasione della beatificazione di Pio V, avvenuta il 5 maggio 1672, fu realizzata dal Lucenti una ulteriore moneta che raffigura al rovescio papa Ghislieri che osserva un arazzo su cui è rappresentata la battaglia di Lepanto, chiaro riferimento al dipinto che per l’occasione Lazzaro Baldi realizzò (Fig. 6).

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