La Spagna ha chiuso il cambio delle pesetas in euro il 30 giugno, ma in altri paesi la situazione è diversa. E in Italia cosa succede?

 

di Mathias Paoletti | La Banca centrale spagnola ha appena diramato i dati relativi alla campagna di conversione delle pesetas in euro, che si è conclusa il 30 giugno scorso, sei mesi dopo il termine stabilito quando, il 1° gennaio 2022, la divisa comunitaria sostituì nella circolazione quella, storica, del paese iberico.

Moneta commemorativa da 50 pesetas del 1980 per il Mundial 1982: anche questi spiccioli sono stati convertibili in euro in Spagna fino al 30 giugno
Moneta commemorativa da 50 pesetas del 1980 per il Mundial 1982: anche questi spiccioli sono stati convertibili in euro in Spagna fino al 30 giugno

A quella data erano in circolazione circa 48,75 miliardi di euro sotto forma di pesetas in banconote e monete metalliche.

A settembre 2020, il 97% di questo importo era già stato rimborsato, lasciando circa 1,6 miliardi di euro della vecchia valuta ancora “nel limbo”, in attesa di essere trasformati in denaro da spendere. Quelle banconote e monete sono rimaste valide fino al 30 giugno 2021, e a quel punto tondelli e biglietti in pesetas sono diventati semplicemente oggetti da collezione.

La Banca di Spagna ha registrato, nel mese di giugno 2021, una vera e propria corsa agli sportelli per trasformare le pesetas residue in denaro spendibile, al tasso di cambio fisso di 166,386 pesetas per un euro.

Solo l’ultima serie di monete metalliche emessa, così come le commemorative, poteva essere riscattata, ma tutte le banconote emesse a partire dal 1939 erano ancora valide per il cambio, sebbene il loro valore da collezione in molti casi superasse di molto il valore nominale.

La scadenza di giugno, come detto, è stata il risultato di una proroga di sei mesi rispetto alla data iniziale fissata nel 2002, proroga necessaria a causa delle restrizioni all’accesso del pubblico alle banche durante la pandemia di Covid-19. Quella della Spagna è l’ultima scadenza per il cambio di monete e banconote tra i dodici membri originari dell’Eurozona.

Tra le più fortunate emissioni spagnole denominate in pesetas ci sono quelle da 25, forate e dedicate a monumenti e regioni del paese iberico: vere e proprie "cartoline in tondello" amate e collezionate anche dai semplici turisti
Tra le più fortunate emissioni spagnole denominate in pesetas ci sono quelle da 25, forate e dedicate a monumenti e regioni del paese iberico: vere e proprie “cartoline in tondello” amate e collezionate anche dai semplici turisti

Tre dei dodici paesi – Austria, Germania e Irlanda – hanno un periodo di cambio illimitato, sebbene l’Austria abbia alcune restrizioni su quali banconote sono accettate. Altri membri originari della zona euro, come Belgio, Lussemburgo e Paesi Bassi, riscattano ancora banconote, ma le regole variano (leggi qui per saperne di più).

In Italia, come ben noto, il 6 dicembre del 2011 è stato l’ultimo giorno in cui è stato possibile scambiare le vecchie lire con la divisa comunitaria; la Banca d’Italia stima ancora in 1,2 miliardi di euro l’ammontare delle lire non convertitee, secondo il sito di Via Nazionale, la possibilità di cambio – limitata ad alcuni tipi di banconote – vale solo per quanti possano dimostrare di aver presentato la richiesta di cambio tra il 6 dicembre 2011 e il 28 febbraio 2012 (leggi qui per saperne di più).