Un bellissimo statere del IV secolo a.C. con scena di lotta, la simbologia del triscele nelle monete e la S’Istrumpa praticata ancora oggi nell’isola

 

di Enrico Piras | Quando avevo più o meno vent’anni, per un certo periodo mi diedi allo sport, e in particolare al pugilato. Andavo in una palestra di Sassari, la mia città, e mi allenavo varie volte a settimana; insomma, la cosa la prendevo sul serio. Tutto andò bene finché un giorno mi fecero disputare un match di allenamento contro un forte avversario.

In realtà non ricordo chi fosse, ma dopo tutto la cosa è secondaria rispetto all’insegnamento che trassi dall’incontro: i cazzotti fanno male! Lì per lì non fu affatto un evento piacevole, ma tant’è: la memoria fa miracoli, e riesce a farci provare nostalgia persino per i pugni in faccia.

Lo statere di Aspendos con il fromboliere e i lottatori, un capolavoro della numismatica classica
Lo statere di Aspendos con il fromboliere e i lottatori, un capolavoro della numismatica classica

L’interesse per il pugilato scemò tutto d’un colpo, e scelsi altre strade. Tuttavia, in questo sport cruento vedo ancora l’umiltà e l’onestà che ebbe anticamente; valori, questi, divenuti rari nella miliardaria boxe odierna, specchio della nostra società, ma di cui ci parla la monetadi cui ci occuperemo in questo articolo.

Un capolavoro in argento dall’antica Asia Minore

Si tratta di uno statere greco d’argento del 400-370 a.C. circa. La moneta presenta al dritto due lottatori che si afferrano per gli avambracci, e al rovescio un fromboliere volto verso destra, con la legenda EΣΤFEΔΙΙΥΣ e un triskelion sul campo.

La moneta fu coniata nella polis di Aspendos, in Panfilia, una regione posta in Asia Minore, fra la Licia e la Cilicia, esattamente di fronte all’isola di Cipro. Aspendos, fondata dagli Ittiti, era una delle città più antiche e importanti della penisola anatolica. Pur ellenizzandosi, conservò a lungo la lingua e i costumi antichi, il che spiega il nome riportato sulla legenda: Estwediis, infatti, era l’originario toponimo della città.

Inquadramento storico dello statere di Aspendos coi lottatori

L’epoca storica in cui viene collocata la nostra moneta è una delle più gloriose dell’umanità, e richiama alla memoria molti nomi e fatti che hanno affollato i nostri studi di liceali. Sparta, vinta la guerra con Atene, aveva appena iniziato una politica filo persiana, inviando mercenari a sostegno di Ciro il Giovane; questi, infatti, aveva in animo di rovesciare il governo di suo fratello, Artaserse II. Tuttavia, nello scontro di Cunassa (401 a.C.), Ciro fu sconfitto e ucciso, e gli Spartani vennero costretti a un fortunoso rimpatrio, descritto da Senofonte nell’Anabasi.

A questo punto, Artaserse II mise gli occhi sulle città greche dell’Anatolia, e strinse un’alleanza con Tebe, Argo, Corinto e l’eterna nemica Atene. L’esercito spartano, guidato dal re Agesilao, non poté fare nulla, e la città peloponnesiaca fu nuovamente battuta. Dove non poterono le armi, poté però l’astuta diplomazia lacedemone: Artaserse tradì i suoi alleati e giunse a un accordo con Sparta. Col Trattato di Antalcida (486 a.C.), a Sparta venne riconfermata l’egemonia sulla Grecia, mentre la Persia ottenne il controllo delle città dell’Asia Minore.

Il triskelion, un simbolo per tante bellissime monete

Ma torniamo alla moneta. Come già detto, nel rovescio si può notare un triskelion. Gli studiosi non sono ancora giunti a conclusioni univoche riguardo l’origine e il significato di questo simbolo, presente anche, com’è noto, nella bandiera della Sicilia; di sicuro si sa solo che era diffuso in varie forme pressoché in tutto il mondo antico.

Tuttavia, il triskelion non è l’unico elemento di questo statere comune a diversi centri dell’area mediterranea. Lo stesso soggetto principale della moneta, infatti, rimanda a numerose fonti iconografiche. Le prime che ci vengono in mente sono senz’altro le ceramiche greche che raffigurano lottatori o altri tipi di atleti, ma ci sono pure testimonianze meno note e persino più antiche. Ad esempio, in Sardegna è stato ritrovato un bronzetto dell’epoca nuragica che raffigura due lottatori intenti in un “corpo a corpo”.

Un bellissimo bronzetto di epoca nuragica che raffigura due lottatori
Un bellissimo bronzetto di epoca nuragica che raffigura due lottatori

Dalla Grecia alla Sardegna, il rito antico della S’Istrumpa

Curiosamente, come è sopravvissuta l’antica lotta greco romana, sino a diventare odierna disciplina olimpica, così è giunta sino a noi, ovviamente modificata nella forma e nel significato, la tecnica di lotta dei proto-sardi. Oggi si chiama S’Istrumpa, ed è un vero e proprio sport, codificato da un regolamento preciso e animato da numerose competizioni, che si svolgono principalmente nel paese di Ollolai, in Barbagia.

Ricordo che, da bambino, assistevo spesso a gare di S’Istrumpa. Ogni occasione di festa, fosse la tosatura o la trebbiatura, era buona per i gherradores, cioè i lottatori; la contesa aveva fine quando uno dei contendenti si trovava con le spalle a terra. La lotta era sempre serrata, ma la lealtà di chi combatteva era fuori discussione.

Così, osservando la moneta di cui parliamo, la nostra fantasia ci porta indietro nel tempo, a un’età mitica in cui lo sport era metafora dell’esistenza e lo sconfitto era solo sconfitto, e non perdente. E’ davvero triste constatare come solo una moneta ci ricordi, oggi, la massima di De Coubertin: nella vita, come nello sport, l’importante non è vincere ma partecipare.