All’asta da Cambi a Milano una medaglia donata a Eleonora Duse da D’Annunzio, modellata da Luigi De Feo e conservata in un astuccio “parlante”

 

di Roberto Ganganelli | Ci sono personaggi che lasciano segni nella cultura e nell’arte. Ci sono personaggi il cui incontro lascia, nella memoria e nella storia, segni ulteriori che scaturiscono talvolta da una collaborazione creativa mentre, in altri casi, nascono dai sentimenti e dalla dimensione interiore che li lega.

È il caso di Eleonora Duse e Gabriele D’Annunzio, che si incontrano per la prima volta nel 1882. Tredici anni più tardi inizierà la loro relazione. Ma nel 1904 la loro travagliata storia d’amore finirà e si incontreranno, un’ultima volta e per puro caso, a Milano nel 1922.

eleonora duse
Un ritratto fotografico giovanile di Eleonora Duse e una quartina del francobollo che l’Italia le ha dedicato nel 1958, in occasione del centenario della nascita

Eleonora Duse, al culmine della sua notorietà come attrice teatrale, morirà due anni dopo quell’incontro mentre il Vate, dopo l’ascesa al potere di Mussolini, si ritirerà sempre di più nel dorato e malinconico esilio del Vittoriale, fra cimeli e memorie di un’esistenza impareggiabile.

Memorie e cimeli e, fra questi, anche medaglie che segnano, quasi scandiscono l’esistenza di D’Annunzio: il poeta guerriero ne conosce bene il valore simbolico tanto da creare, ad esempio, la Stella di Fiume e la medaglia per i legionari legati alla sfortunata impresa del 1919-1920 (leggi qui). Allo stesso modo compone versi che campeggiano su medaglie come quella per il monumento garibaldino di Quarto dei Mille (leggi qui) o la medaglia destinata alle madri dei caduti nella Grande guerra e nei conflitti successivi (leggi qui).

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Sono tante le medaglie dedicate a D’Annunzio, come questa che ricorda l’impresa di Fiume e la Reggenza del Carnaro degli anni 1919-1920

E una medaglia D’Annunzio la dona per certo all’amatissima Eleonora Duse: si tratta di una fusione ellittica da 30×41 millimetri, in bronzo patinato, sul cui dritto campeggia il busto dell’attrice rivolto a sinistra, con un abito riccamente ornato e i capelli raccolti da un diadema. Sullo sfondo, echi di un paesaggio quasi invisibili. Al rovescio, invece, in un’elegante cornice floreale, è incisa su cinque righe l’iscrizione A | ELEONORA | DUSE | GABRIELE | D’ANNUNZIO.

Nel volume di Vincenzo Pialorsi e Luciano Faverzani Gabriele D’Annunzio nelle medaglie (Brescia 2004) quest’opera è catalogata alle pp. 131-132, riportata dubitativamente in oro e con misure diverse. Oggi, quella medaglia riappare sul mercato, al lotto 353 dell’asta Cambi del 24-25 maggio 2023 (qSpl, stima 450/550 euro) e ci permette qualche approfondimento, al di là del fatto di renderci di nuovo godibile un cimelio testimone di una delle più appassionate e complesse storie d’amore a cavallo fra XIX e XX secolo.

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Ecco la medaglia di Luigi De Feo con ritratto di Eleonora Duse donata dal Vate alla grande attrice di cui fu a lungo perdutamente innamorato

Pialorsi e Faverzani non riportano, ad esempio, il nome dell’autore della medaglie che, tuttavia, è leggibile a destra della spalla della Duse: si tratta di L. DE FEO, che corrisponde a Luigi De Feo del quale, tuttavia, nemmeno Vittorio Lorioli e Paolo Ferdinando Conti, in Medaglisti e incisori italiani dal Rinascimento a oggi (Bergamo 2004) riportano più che alcune scarne note (vedi p. 86).

Sappiamo solo che, pugliese d’origine, De Feo si dedicò in un primo tempo alla pittura per poi affrontare anche la scultura e la medaglistica e ottenendo riconoscimenti in saloni come quello di Parigi del 1907 e alla Biennale di Venezia del 1909. Era abilissimo come ritrattista e raffigurò personaggi celebri dell’aristocrazia e dell’alta borghesia italiana.

Non stupisce perciò che a De Feo sia stata affidata anche la modellazione del ritratto di Eleonora Duse finito sulla medaglia dono di Gabriele D’Annunzio all’amata, una medaglia elegante e adagiata in un astuccio da gioielleria, altrettanto raffinato, dei F.lli Ongari di Milano che, forse, realizzarono questa fusione (in un solo esemplare?).

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Dettaglio del profilo di Eleonora Duse: l’attrice porta un’elaborata acconciatura, indossa un diadema e forse un abito di scena, in un ritratto di puro gusto fin se siécle

In cuoio, l’astuccio reca sul coperchio una placca in bronzo patinato che rappresenta – secondo la scheda del catalogo d’asta – “una figura femminile e un bambino”. Ma secondo voi, D’Annunzio avrebbe potuto accontentarsi di celare un pegno d’amore in uno scrigno dal coperchio solo “esteticamente piacevole”, senza voler imprimere un messaggio anche attraverso quest’oggetto?

No, perché la donna sulla placca è in realtà Euterpe, originariamente musa della musica, poi anche della poesia lirica e, secondo alcuni, inventrice dell’aulos, il doppio flauto che in effetti sta suonando anche sull’astuccio dannunziano. Secondo molte fonti, inoltre, Euterpe era madre di Reso, semidio il cui padre sarebbe stato un re di Tracia. Ed eccolo, Reso con sembianze di bimbo, appena abbozzato accanto alla madre.

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La musa della musica e della poesita lirica, Euterpe, sbalzata sul coperchio dell’astuccio che cela il prezioso dono di D’Annunzio a Eleonora Duse in asta da Cambi

L’astuccio e la medaglia insieme, perciò, sembrano quasi – per citare Roland Barthes – due “frammenti di un discorso amoroso”: è come se il poeta, fattosi scrigno, volesse proteggere in sé l’amore per Eleonora Duse. Senza versi, curiosamente, ma espresso piuttosto attraverso una prosaica dedica che, in mancanza di una datazione precisa per questa medaglia, potrebbe risalire agli inizi come alla fine del turbinoso legame fra i due.

E chi, dopo l’asta Cambi del 24-25 maggio, metterà in collezione questo cimelio, potrà ben dire di possedere un pezzetto di storia, pubblico e privato al tempo stesso, che ha legato due grandi personaggi dell’Italia che fu.