PELLIT ET ATRAHITT (oppure PELLIT ET ATTRAHITT), ossia “Spinge e trascina”: questo il motto latino che campeggia al rovescio di alcune rarissime monete a nome di Ranuccio I Farnese (1592-1622) e Ranuccio II Farnese (1646-1694) coniate, rispettivamente, dalla zecca di Piacenza e da quella di Parma nel XVII secolo.

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Doppia per Piacenza 1612 a nome di Ranuccio I Farnese con l’impresa del vento: Eolo, soffiando sulle nubi, le spinge e le trascina a simboleggiare le alterne vicende della vita

Ranuccio I, per l’esattezza, batte dei pezzi da quattro, due doppie e da una doppia in oro; Ranuccio II, invece, solo delle rarissime doppie in oro con millesimo 1692 (anche se si conoscono prove della medesima moneta, in rame, con data 1688). Le monete mostrano al dritto un ritratto del duca con il suo nome e i suoi titoli, mentre al rovescio il motto completa un’impresa con una raffigurazione che vede uno sbuffante volto di giovane (Eolo, il dio dei venti nella mitologia classica) uscire da una nuvola e soffiare gagliardo su altre nubi nel cielo.

“Ranuccio I Farnese – ci ricorda Mario Traina ne Il Linguaggio delle monete – assunse l’impresa del vento che, soffiando contro le nubi, le respinge e le trascina, nei primi anni di regno, quando subentrò al padre Alessandro, dopo averlo sostituito per diversi anni quando era nelle Fiandre: probabilmente l’impresa sta a significare che davanti ad una prospettiva di alterne vicende per il Ducato, il duca si preparava ad affrontarle con lo stesso coraggio e tenacia già dimostrati dal padre”.

Un magnifico busto in marmo di Ranuccio II scolpito da Gian Lorenzo Berini e conservato a Parma, presso il Complesso Monumentale della Pilotta

Ranuccio II Farnese, invece, adottò l’impresa nel tentativo – almeno formale – di rinverdire i fasti del periodo di potere del nonno, anche se la sua parabola di potere fu segnata in modo indelebile dalla perdita del Ducato di Castro, che rappresentò un boccone assai difficile da digerire. Ma andiamo con ordine.

Già durante il regno di Odoardo I (1622-1846) il feudo era stato coinvolto in un conflitto che lo aveva visto opposto a papa Urbano VIII. Nel 1649 un secondo conflitto, il cui casus belli fu l’accusa di papa Innocenzo X a Ranuccio I Farnese di aver fatto uccidere il vescovo barnabita Cristoforo Giarda. Le truppe del papa assediarono Castro e la rasero al suolo e, nonostante i tentativi del Farnese, il Ducato venne incamerato negli Stati Pontifici.

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Una “doppia del vento” di estrema rarità di Ranuccio II Farnese coniata  a Parma nel 1692: le iniziali G G ai lati della data indicano lo zecchiere Giovanni Gualtieri

Nel 1657 il duca tentò di riprendersi Castro, ma non disponeva della somma necessaria, per cui il nuovo papa, Alessandro VII, decise per l’annessione definitiva. Ranuccio II riuscì in seguito a ottenere altri otto anni per riscattare il feudo, cercò di racimolare denaro in tutte le maniere e, nel 1666, inviò a Roma un suo delegato con l’enorma somma di 814.865 scudi in oro e argento, ma la Camera Apostolica rifiutò il pagamento e Ranuccio dovette rassegnarsi. Stavolta, il vento contrario aveva avuto la meglio.

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