L’incontro a Vienna con Giuseppe II e le tensioni con l’Austria | Una medaglia di Johann Leonhard Oexlein che celebra tutti i papi di nome “Pio”

 

Lìimperatore d'Austria Giuseppe II (1741-1790)
Lìimperatore d’Austria Giuseppe II (1741-1790)

di Giancarlo Alteri | Nel 1780 era morta l’imperatrice Maria Teresa ed il figlio, asceso al trono con il nome di Giuseppe II, si preparava all’attuazione del più importante, forse, dei suoi piani “illuministici” in campo ecclesiastico: assorbire la Chiesa austriaca nello Stato.

L’autorità di Roma sul clero doveva essere limitata o, almeno, ridotta: al papa non dovevano rimanere che prerogative d’onore; non gli sarebbe stato più permesso di corrispondere con i sacerdoti, inviare legati, emanare atti di portata legale e vincolante, al di là di quelli propriamente dottrinali. I rapporti del clero con Roma dovevano avvenire esclusivamente tramite il Governo imperiale.

Giuseppe II intervenne anche sul piano spirituale, sull’educazione e la preparazione dei seminaristi e del clero, nel regolamento della liturgia e del cerimoniale ad essa relativo, come pure sulle formulazioni dottrinarie, tanto che nel 1781, in Austria fu compilato ed adottato un “Catechismo di Stato” con forti venature giansenistiche ed in decisa contraddizione con quello di impronta gesuita in uso nel mondo cattolico, sebbene Clemente XIV avesse abolito la Compagnia nel 1773.

Anello con cammeo e ritratto di papa Pio VI Braschi
Anello con cammeo e ritratto di papa Pio VI Braschi

Così il papa Pio VI, eletto nel 1775 al termine di un lungo e contrastato conclave, viste inutili le ferme proteste fatte pervenire all’ambasciatore d’Austria a Roma o addirittura a Giuseppe II in persona dal Nunzio Apostolico a Vienna, prese la decisione di discutere con l’imperatore direttamente e personalmente le questioni controverse.

Giuseppe II fece sapere che non aveva alcuna intenzione di muoversi da Vienna: se il papa voleva incontrarlo, che venisse lui in Austria! Sorprendendo tutti, Pio VI accettò. Il suo proposito, come papa, era quello di risollevare il prestigio della Chiesa e, se questo viaggio fosse servito allo scopo, egli era ben lieto di recarsi, con l’aiuto di Dio, oltre le Alpi come “pellegrino apostolico” (così lo salutò il Monti in un poemetto): era da oltre tre secoli, cioè dai tempi di Martino V, che un papa non usciva dall’Italia.

Lunghe furono le trattative fra la Corte papale e quella imperiale per organizzare il viaggio, che tra l’altro si rivelerà molto costoso per la Camera apostolica! Giuseppe temeva l’eccitazione del popolo e le reazioni che avrebbe suscitato nel clero, specie in quello ungherese ed in quello polacco, la presenza fisica del Papa in Vienna; d’altra parte, in Curia si era molto perplessi sui rischi di un’iniziativa che, in caso di fallimento, avrebbe posto a repentaglio l’autorità dei romani pontefici.

Pio VI partì da Roma il 27 febbraio 1782 con gran corteggio e, attraverso i territori dello Stato della Chiesa prima e della Repubblica di Venezia poi, valicò il Brennero, dovunque accolto da manifestazioni di giubilo da parte delle folle festanti.

L'arrivo di papa Pio VI Braschi a Vienna nel 1782 in un'incisione dell'epoca
L’arrivo di papa Pio VI Braschi a Vienna nel 1782 in un’incisione dell’epoca

Fece la sua entrata trionfale a Vienna il 22 marzo 1782, con un’accoglienza popolare mai vista prima. Però il primo ministro austriaco Kaunitz gli fece subito capire che aria tirava a corte: durante il loro primo incontro, il principe austriaco non baciò la mano al papa, ma si limitò a stringerla, da pari a pari, da potenza a potenza.

Un mese durò il soggiorno di Pio VI a Vienna e solo dopo trattative estenuanti si giunse ad un compromesso. L’imperatore fece al papa alcune concessioni più che altro di carattere formale e nulla di più; la più importante fu la dispensa per i vescovi dal giuramento nelle mani imperiali. Comunque si era evitata la rottura con la “diletta” Austria.

Il bel ritratto di Pio VI sul dritto della medaglia per il viaggio a Vienna coniata nella capitale austriaca e incisa da Johann Leonhard Oexlein
Il bel ritratto di Pio VI sul dritto della medaglia per il viaggio a Vienna coniata nella capitale austriaca e incisa da Johann Leonhard Oexlein

Così, uno sconsolato e sfiduciato Pio VI, dopo aver celebrate le feste pasquali con grande pompa nella Cattedrale di Vienna, ripartì da questa città il 22 aprile, intraprendendo il viaggio di ritorno, che lo vide attraversare anche alcuni territori germanici. Soltanto il 13 giugno, poté rientrare, attraverso Porta del Popolo, nella sua capitale.

Il 23 settembre fece ai cardinali la relazione del viaggio; ma non pochi furono i commenti negativi del suo operato; anzi, gli si fece trovare un biglietto su cui era scritto: “Ciò che Gregorio VII, il più grande dei pontefici, aveva stabilito, Pio VI, l’ultimo dei preti, ha distrutto”. Pio VI scrisse sotto questa risposta: “Il Regno di Cristo non è di questo mondo, e Quei che distribuisce le corone celesti non si cura di quelle caduche della terra. Diamo a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio”.

In effetti, la missione del pontefice a Vienna era oltremodo difficile. Di fronte ai governi ispirati dall’assolutismo illuminato non si potevano più sostenere diritti e privilegi, ritenuti medioevali. Per di più Pio VI non era proprio una tempra di ferro. Pertanto, quel viaggio, che al pontefice era stato ispirato essenzialmente dallo zelo religioso, fu interpretato invece da molti come un gesto politico, tanto che non mancarono quelli che lo definirono “una Canossa a rovescio”.

Del viaggio del papa a Vienna ci sono rimaste numerose medaglie, la maggior parte delle quali private, piccoli souvenir di fattura austriaca. Ve ne furono poi altre emesse ufficialmente dalla zecca imperiale, come quella, che qui presentiamo (argento, mm 47, g 19,2 circa), opera di Johann Leonhard Oexlein, incisore alla zecca di Vienna.

Sono tutte "citazioni medaglistiche", ad eccezione del volto di Pio I, i ritratti dei papi "Pio" effigiati sul rovescio della medaglia del 1782
Sono tutte “citazioni medaglistiche”, ad eccezione del volto di Pio I, i ritratti dei papi “Pio” effigiati sul rovescio della medaglia del 1782

L’artista tedesco, nativo di Norimberga (1715–1787), realizzò, sul dritto, un bel ritratto del papa, rappresentandolo nel fulgore della sua maturità (il Braschi aveva 65 anni), ma senza nessuna concessione all’adulazione, con indosso il cosiddeto “abito domestico”, cioè il berrettino, la mozzetta e la stola, quest’ultima ornata della Croce di Malta.

Il papa ha lo sguardo fisso in vanti ed appare come pervaso dalla ieraticità del Pastore Supremo. Tutt’intorno scorre la legenda: PAPA PIVS SEXTVS FAMA SVPER AETHERA NOTVS; all’esergo, su due righe: CREATVS D 15 FEBR = 1775.

Ma ciò che sorprende è il rovescio, vero capolavoro di minuzia ritrattistica. Non un’iscrizione qualsiasi, non una scena allegorica o realistica, a cui pure il medaglista era abituato, bensì cinque ritratti dei cinque papi, che avevano assunto il nome di Pio, prima del Braschi. Essi sono Pio I (140-155), Pio II Piccolomini (1458-1464), Pio III Tedeschini-Piccolomini (1503), Pio IV Medici (1559-65) e Pio V Ghisleri ( 1556-72), l’unico papa con questo nome ad essere stato proclamato santo.

Della medaglia dello Oexlein sono noti anche esemplari "popolari" coniati in peltro, come questo
Della medaglia dello Oexlein sono noti anche esemplari “popolari” coniati in peltro, come questo

Per maggiore scrupolo, l’artista incise il nome di ciascuno di essi accanto al rispettivo busto, mentre pose la leggenda REDIVIVI nel giro, in alto. Il bello è che, ad eccezione di Pio I, tutti gli altri ritratti dei papi sono presi da altrettante medaglie! Il volto di Pio II da quelle del Guazzalotti, Pio III dalle medaglie di restituzione fatte dal Paladino nella seconda metà del ‘600, mentre il busto di papa Medici potrebbe esser stato fatto dal Bonzagni, e l’ultimo, quello di Pio V, il papa di Lepanto, da una medaglia realizzata dall’incisore De Rossi.

C’è da tener presente, comunque, che secondo lo studioso svedese Adolph Weiss, questa medaglia non sarebbe stata fatta a Vienna, bensì a Norimberga su commissione del vescovo elettore di Augusta, e sarebbe stata consegnata a Pio VI proprio durante il suo soggiorno in questa città dal 4 al 7 maggio. Nella Cattedrale di Augusta il 5 maggio 1782, infatti, fu celebrata una solenne messa, presente il papa, in onore di san Pio V, ricordata pure sulla medaglia annuale di quello stesso anno, VIII di pontificato, coniata da Ferdinando Hamerani. Ma la notizia del Weiss non è confermata da alcuna fonte.