La chiamano “scrittura magica”, quella generata dai software di intelligenza artificiale tanto di moda e diffusi da qualche tempo a questa parte. Un modo per risparmiare tempo, da parte di redazioni e redattori di blog e pseudo testate giornalistiche, che tuttavia spesso e volentieri finisce per generare errori e svarioni clamorosi.

La diffusione di informazioni numismatiche è uno dei campi in cui, ultimamente, l’intelligenza artificiale sta facendo gli scempi peggiori e, per inciso, sarebbe bene che a questa pioggia di cretinate si ponesse finalmente un argine.

Sotto la nostra lente finisce stavolta un testo – chiamarlo “articolo” è impossibile – del portale L’intellettuale dissidente pubblicato a firma di tale Simone Scalas il 10 aprile scorso. Già il titolo è un capolavoro della lingua italiana: Quanto valgono le monete da 5 lire del 1953: non è questa che ti fa guadagnare migliaia di euro ma è quest’altra. Roba che nemmeno un film di Lina Wertmüller, e non ce ne voglia da lassù la grande regista scomparsa nel 2021.

Andiamo avanti con la lettura di questo disastro linguistico e semantico generato probabilmente dall’intelligenza artificiale, in simbiosi con un’ignoranza caprina in materia di monete: “La moneta da 5 lire del 1953 è stata coniata in acciaio inox ed è caratterizzata da un diametro di 23 mm e un peso di circa 4,8 grammi. Sul dritto presenta l’effigie di Vittorio Emanuele III o, nel caso delle emissioni più tardive, di Umberto II”.

Nel 1953, le monete da 5 lire erano quelle in italma, 20,2 millimetri per un grammo appena di peso. Di che diamine sta parlando l’autore? Senza contare quella effigie di Umberto II, mai nella storia apparsa su alcuna moneta circolante.

intelligenza artificiale monete numismatica bufale fake news errori giornalismo webAltra perla: “La tiratura delle monete da 5 lire del 1953 può variare a seconda della zecca di emissione e delle condizioni politiche ed economiche dell’epoca. Le monete emesse in quantità limitate o quelle con errori di conio possono essere particolarmente rare e di conseguenza più preziose”. Peccato che le 5 lire del 1953 siano state battute in ben 196,2 milioni di pezzi e che questo sia un dato definitivo, non certo una “variabile”.

Potremmo continuare a lungo a citare frasi di pessimo livello grammaticale, infarcite di errori e incongruenze, estrapolandole da questo testo esemplare pubblicato nelle colonne web de L’intellettuale dissidente. Un testo non viziato – evidentemente – solo dai limiti dell’intelligenza artificiale, ma anche dai limiti culturali di colui che dovrebbe aver “rivisto e corretto” il testo base generato via software.

L’intellettuale dissidente si autodefinisce “un portale che analizza il mondo che ci circonda e descrive fornendo il proprio punto di vista,  la vita di ogni giorno in tutte le sue sfaccettature”. Puntualizzando che “questo portale non è una testata giornalistica. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale […]”.

Sgrammaticati perfino nel presentarsi. Chiudete bottega, per cortesia, e lasciate il nobile e difficile mestiere del giornalismo a chi lo svolge con professionalità e secondo deontologia, non lesinando in fatica e impegno, in verifica delle fonti e della loro correttezza. E non parlo tanto per noi, che ci occupiamo di “vile numismatica”, argomento di cui – voi lo dimostrate – si può allegramente fare carne di porco.

Speriamo solo che non decidiate, un bel giorno, di iniziare a fare “informazione” o “divulgazione” anche su medicina e salute, sarebbe una strage.