Quando si parla di Guerre civili, nell’antica Roma, non sempre il pensiero corre a quel cruciale biennio 68-69 d.C. quando, regnante ancora Nerone, il potere imperiale istituito da Augusto subì il primo scossone segnando la fine della dinastia Giulio Claudia.

Sta di fatto che Le Guerre civili del 68-69 d.C. iniziarono da una rivolta del governatore della Gallia Lugdunense, tale Gaio Giulio Vindice, che intendeva opporsi proprio al regime autocratico di Nerone. Sebbene le circostanze della sua rivolta non siano chiare, lo storico Cassio Dione scrisse che egli, Vindice, “aveva un appassionato amore per la libertà e una vasta ambizione”. Due elementi sufficienti per ambire al potere.

Galba, uno dei quattro imperatori sul trono di Roma nel cruciale biennio 68-69 d.C.

La rivolta di Vindice potrebbe nacque forse come reazione all’eccessiva tassazione imposta da Nerone, o forse semplicemente perché il governatore vedeva in pericolo la propria vita. Sta di fatto che per ottenere supporto militare Vindice si alleò con il governatore della Spagna Tarraconense, Servio Sulpicio Galba.

Vindice, tuttavia, fu ben presto eliminato dall’intervento degli eserciti della Germania Superiore al comando di Lucio Verginio Rufo, mentre Galba – intuita la possibilità di rovesciare Nerone – continuò la rivolta e iniziò una lunga marcia verso Roma. Man mano che avanzava, la sua popolarità e il consenso nei suoi confronti crescevano al punto che Galba non incontrò praticamente opposizione durante la sua marcia verso la capitale.

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Il profilo della LIBERTAS RESTITUTA sul dritto del rarissimo aureo anonimo coniato sotto Galba

Lo splendido aureo delle Guerre civili del 68-69 d.C. al centro di queste righe (C 430. BMC p. 292, nota 12. RIC 26. Martin 90. CBN 9. Calicó 463) fu coniato sotto Galba presso una zecca spagnola non identificata – probabilmente quella della capitale Tarraco, dove esisteva già una zecca consolidata – tra il 2 aprile del 68 d.C., quando fu acclamato imperatore dalle sue truppe a Cartagine Nova, e l’inizio di giugno, nel momento in cui Nerone si suicidò.

Moneta di estrema rarità (cinque esemplari?) ci mostra al dritto la personificazione della Libertà con legenda LIBERTAS RESTITUTA. La figura è drappeggiata, rivolta a destra con capelli raccolti sopra il collo e collana di perle: un esempio di finezza incisoria davvero notevole, specie per una zecca “periferica” come quelle iberiche.

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Lo scudo con la sigla SPQR richiama al rovescio il rispetto del Senato e del popolo romano

Al rovescio uno scudo rotondo entro corona di quercia con le lettere S P Q R a richiamare la difesa dei valori del popolo romano e il ruolo del Senato, che l’imperatore aveva calpestato. Nerone nel frattempo era fuggito da Roma, dove fu immediatamente dichiarato nemico pubblico dal Senato e, privo di qualsiasi tipo di supporto militare e osteggiato da ogni parte, si era suicidato ponendo così fine alla dinastia Giulio Claudia e aprendo la strada all’ingresso di Galba in città.

Servio Sulpicio Galba, tuttavia, rimase per brevissimo tempo sul trono e fu assassinato il 15 gennaio del 69 d.C. L’aureo qui illustrato, il miglior esemplare conosciuto di questa tipologia, è stato venduto nell’asta NAC Numismatica Ars Classica 92 del 2016, al lotto 500, partendo da una base di 24.000 franchi svizzeri e spuntando un prezzo finale di ben 70.000 franchi. Per approfondire le altre monete di Galba del periodo 68-69 d.C. leggi qui un nostro articolo.