Alle origini della numismatica mediorientale tipi di Roma, Bisanzio e dell’Impero Sasanide: ma a fine VII secolo le monete arabe acquistano un’identità propria

 

a cura della redazione | Lo sapevate che fu il quinto califfo Abd el-Malik ibn Marwan (646-705), alla fine del VII secolo, a coniare per primo le monete arabe, attenendosi al modello bizantino? Prima di lui i musulmani avevano adottato le monete delle province conquistate – monete romane, bizantine e sasanidi – conservandone perfino i nomi e limitandosi ad adattarne la pronuncia alla loro fonetica. Così dalla moneta d’oro, il denarius aureus si ebbe il dinar, dalla moneta d’argento, la dracma, si ebbe il dirhem, dalla moneta di rame, il follis, si ebbe il fels.

La nascita di Maometto: miniatura di un manoscritto ottomano del "Siyar-i Nebi" ("Vita del Profeta")
La nascita di Maometto: miniatura di un manoscritto ottomano del “Siyar-i Nebi” (“Vita del Profeta”)

Queste prime monete arabe furono battute in rame, in piccola quantità in oro. Un follis in rame o un pezzo da 40 nummi di Giustino II furono il modello più comune usato dagli Arabi, mentre per l’oro si servirono del solidus bizantino di Eraclio.

Le imitazioni sasanidi furono battute invece quasi esclusivamente in argento: venne copiata la dracma sottile, piatta, la più tipica moneta sasanide emessa durante gli ultimi secoli d’indipendenza. Le emissioni di Cosroe II (590-827) e di Yezdigird III (632-651) furono quelle più comunemente copiate.

Tuttavia, con l’affermazione e l’espansione dell’Islam, dato che il Corano proibisce ogni raffigurazione umana e condanna l’esaltazione di un individuo sopra tutti gli altri membri della comunità islamica, s’impose l’adozione di un nuovo tipo di moneta. Alla fine del VII secolo la monetazione araba entrò nella seconda fase del suo sviluppo: cessata l’imitazione di monete di altre popolazioni, cominciò un periodo creativo del tutto indipendente.

Il solido bizantino dell'imperatore Eraclio fu uno dei modelli preferiti ai quali si ispirarono le prime monete arabe coniate in oro
Il solido bizantino dell’imperatore Eraclio fu uno dei modelli preferiti ai quali si ispirarono le prime monete arabe coniate in oro

Nel 698 nasce così il dirhem che pur ispirandosi sempre alla monetazione sasanide (persino il nome deriva dalla vecchia dracma), si presenta del tutto nuova, senza immagini e solo con alcuni versetti tratti sal testo sacro della fede islamica.

Imitazione araba del solido di Eraclio, su cui la croce cristiana è sostituita da un'asta accantonata da due lettere
Imitazione araba del solido di Eraclio, su cui la croce cristiana è sostituita da un’asta accantonata da due lettere

Il dritto tipico di un dirhem ha una grande scritta centrale su tre righe: “Non c’è Dio all’infuori di Allah. Egli è il solo. Nessuno è uguale a Lui”. Intorno l’iscrizione indica la zecca, l’anno e che la moneta è stata coniata in onore di Allah. Sul rovescio la scritta centrale è un po’ più lunga “Allah è uno, Allah è l’eterno, Egli non genera ed Egli non fu generato e non ci fu nessuno uguale a lui”. Alla fine dell’VIII secolo inizia ad apparire il nome del Califfo insieme a quello del governatore locale.

La moneta araba mantenne per secoli il suo valore in rapporto al metallo prezioso che conteneva. I principi arabi non pensarono mai neanche lontanamente di svalutare le loro monete, di procurarsi delle entrate extra manipolando il denaro e alterandone il valore, come avevano fatto continuamente gli imperatori romani.

Una svalutazione della moneta avrebbe recato sollievo solo ai contribuenti a tutto danno dello Stato. Il califfo riceveva i suoi introiti dagli “infedeli” conquistati che pagavano i tributi in denaro sonante secondo un vecchio criterio basato sui possedimenti terrieri e per lo più sul numero degli alberi piantati.

Altre entrate provenivano al califfo dalle imposte sui bazar e dai diritti doganali versati dai mercanti. Se poi il califfo aveva bisogno di denaro, non faceva altro che aumentare le tasse. La moneta era garantita per il fatto stesso che manteneva il proprio valore anche al di là delle frontiere. Così le monete arabe oltrepassarono di molto i confini dei regni dell’Islam.

Una delle prime monete arabe "originali": un dirhem in argento del califfo Abd al-Malik bin Marwan
Una delle prime monete arabe “originali”: un dirhem in argento del califfo Abd al-Malik bin Marwan

Monete arabe di successo, che arrivarono fino alla Scandinavia: se ne sono trovate lungo le antiche piste commerciali dei Normanni che commerciavano oltre il Volga e il Dnjepr; se ne sono trovate lungo la via della seta che dal Turkestan si spingeva attraverso l’Asia centrale sino alla muraglia cinese. Sulle navi commerciali raggiunsero Canton, il Madagascar e Sofala. Penetrarono sin nella Germania centrale dove, nel X secolo, comparvero alle grandi fiere di Magdeburgo, Ratisbona e Magonza.