Già Dante cita le santalene ma, lungi dall’avere un legame con sant’Elena, queste monete sono in realtà da identificare con qualcosa di diverso

 

di Antonio Castellani |Lo sapevate che tra i tanti nomi di monete più o meno conosciuti, più o meno bizzarri o improbabili che ci sono stati tramandati ce n’è uno, “santalene”, che ancora oggi appare circondato da un certo alone di mistero?

Frontespizio di un'edizione cinquecentesca del "Convivio" di Dante Alighieri, opera in cui il poeta cita le santalene, misteriose monete...
Frontespizio di un’edizione cinquecentesca del “Convivio” di Dante Alighieri, opera in cui il poeta cita le santalene, misteriose monete…

Le santalene nelle opere di Dante, Cavalcanti e non solo…

A citare le santalene è nientedimeno che Dante Alighieri: nel Convivio (IV, XI, 8), a proposto della cecità della fortuna, fa riferimento a “santalene d’argento”: “Veramente io vidi lo luogo, ne le coste di un monte che si chiama Falterona in Toscana, dove lo più vile villano di tutta la contrada, zappando, più di uno stato di santalene d’argento finissimo vi trovò, che forse più di duemila anni l’avevano aspettato”.

A sua volta Guido Cavalcanti nel sonetto XLV scrive “Se non ti caggia la tua santalena”, riferendosi ad una santalena appesa al collo come amuleto o medaglietta devozionale.

Santalene sono citate in liste di monete presenti in trattati di aritmetica e libri di mercatura medievali datati tra il 1280 e gli inizi del Trecento. Ad esempio vi si legge: “santa lene vecchie car. 24 meno 1/3, santa lena d’agiento a once 12 meno 1/3, santalene fini sono a kar. 24 per oncia, santalene d’oro vecchie XXIIII meno 1/4, sant’elena d’oro col taglio grosso a kar. XXIII e 1/4”.

Una prima ipotesi numismatica da Guido Antonio Zanetti

Secondo Guido Antonio Zanetti (IV, 109, n. 69) questo era il nome dei bisanti coniati verso l’anno Mille in forma scodellata dagli ultimi imperatori bizantini, mentre per Balducci Pegolotti indicava i bisanti a 24 carati coniati a Costantinopoli con l’effigie di sant’Elena e di Costantino.

Moneta in bronzo coniata dalla zecca di Arealte con ritratto di Elena, madre di Costantino e poi santa, sul dritto, in abbinamento alla Securitas al rovescio
Moneta in bronzo coniata dalla zecca di Arealte con ritratto di Elena, madre di Costantino e poi santa, sul dritto, in abbinamento alla Securitas al rovescio

Sempre Zanetti (II, p. 383, nota b a p. 384) cita ancora le santalene descritte da Domemico Laffi nel suo viaggio al Santo Sepolcro. Non sono mancate anche interpretazioni fantasiose e prive di fondamento, come quella del canonico Biscioni che, nelle sue note al Convivio, afferma che le santelene “sono monete che prendono il nome dal paese ove si battevano, cioè dell’isola nell’arcipelago situato davanti a Candia, l’antica Terasia o Tiresia oggi Santorino o Sant’Erini (una delle Cicladi a sud di Naxos)”.

Si tratta di un nome generico con cui si indicavano le monete antiche e romane, come in passato ha sostenuto Andrea Saccocci, oppure santalene era il nome di vere e proprie monete bizantine, come pensa Lucia Travaini? E se monete, quali erano? Il nome non appare infatti legato a quello di un sovrano o di una città.

Sant'Elena in preghiera dipinta da Piero della Francesca nel ciclo di affreschi "La leggenda della Vera Croce" ad Arezzo
Sant’Elena in preghiera dipinta da Piero della Francesca nel ciclo di affreschi “La leggenda della Vera Croce” ad Arezzo

Quell’improbabile legame con sant’Elena imperatrice

Il nome fa pensare subito a sant’Elena e in tutti i commentari, infatti, le santelene sono indicate come monete bizantine riferibili a sant’Elena.

Tuttavia, come noto, non esistono monete medievali con l’effigie della santa, eccetto che il nome non derivi da una errata lettura di monete bizantine di largo diametro, come indica il “taglio grosso” riportato nei libri di mercatura.

La Travaini collega le santelene agli histamenon a 23 carati e, in particolare, a quelli di Basilio II e Costantino VIII che presentano al dritto il busto di Cristo e al rovescio i busti di Basilio barbuto e di Costantino imberbe, entrambi con corona e pendenti, nel’atto di reggere una croce.

Quei due busti di Costantino e di Basilio, secondo Travaini, potevano essere interpretati dei devoti fedeli medievali come i busti di Elena e Costantino, ai lati della Vera Croce, anche per quella fisionomia un po’ “femminile” del ritratto imberbe.

Histamenon aureo coniato a nome di Basilio II e Costantino VIII (976-1025): questo tipo di monete, per il doppio ritratto sul rovescio che fa pensare ad un uomo e una donna, avrebbe dato origine al nome "santalene"
Histamenon aureo coniato a nome di Basilio II e Costantino VIII (976-1025): questo tipo di monete, per il doppio ritratto sul rovescio che fa pensare ad un uomo e una donna, avrebbe dato origine al nome “santalene”

Le santalene, da monete circolanti a oggetti devozionali

Monete che alla fine del ‘200 e nel ‘300 persero la loro funzione di circolante, soppiantate sui mercati dalle monete d’oro occidentali, conservando però il loro valore iconico icone e tramandate per questo come oggetto di devozione, data la grande diffusione che il culto della Croce aveva assunto nel Medioevo.

Ad un certo punto, tale era la richiesta di questi oggetti devozionali che si ebbe anche una produzione di santelene da parte di semplici orefici. Più tardi, nel secolo XVI e XVII secolo, il nome di santelene venne dato genericamente ad ogni moneta antica e in particolare alle monete bizantine di ogni genere, restando comunque sempre legato al significato di oggetto di devozione riferito al culto di sant’Elena e della Vera Croce.