La crisi monetaria, il razionamento, le tessere per gestire l’economia di guerra nella città irredenta durante gli anni della Grande guerra

 

di Elia Pampanin | Il recente centenario dallo scoppio e dallo svolgimento della Grande guerra ha rappresentato l’occasione adatta per proporre un’analisi del conflitto sviluppata a partire da un’angolatura particolare. La Prima guerra mondiale è stata analizzata a partire dal punto di vista numismatico: la moneta o l’oggetto monetario sono stati presi in esame per il loro valore documentale, configurati come testimonianze dirette e vive rispetto al loro contesto di appartenenza. Le fonti numismatiche sono risultate utili per illustrare la micro-storia legata al conflitto e hanno permesso una ricostruzione autentica e intima di quello che la guerra fu per gli uomini e le donne coinvolti in prima persona.

Oltre alle monete rinvenute “in trincea” (leggi qui per saperne di più), un interessante gruppo di documenti è stata la collezione di tessere annonarie del noto numismatico triestino Giulio Bernardi e relative alla città di Trieste (Fig. 1). Lo studio di tali testimonianze ha permesso di evidenziare caratteristiche strutturali della cosiddetta “economia di guerra”, tratto distintivo del “fronte interno” in tutte le nazioni coinvolte nel conflitto mondiale.

Fig. 1 | Manifesto di propaganda austro-ungarica che invita alla sottoscrizione delle obbligazioni di guerra: un soldato vigila sul porto di Trieste, sbocco primario della potenza viennese sull'Adriatico
Fig. 1 | Manifesto di propaganda austro-ungarica che invita alla sottoscrizione delle obbligazioni di guerra: un soldato vigila sul porto di Trieste, sbocco primario della potenza viennese sull’Adriatico

Durante i cinque anni di svolgimento la Grande guerra mise duramente alla prova la stabilità economica e sociale dei paesi belligeranti, cambiando indelebilmente lo scenario europeo e mondiale. In tale ottica, al fine di poter sostenere vittoriosamente il peso della guerra, i governi coinvolti nel conflitto diedero vita a politiche di interventi e limitazione della libera iniziativa, inaugurando per loro il ruolo, quasi inedito, di controllori totali della vita del cittadino, di enti programmatori, organizzatori e gestori di ogni aspetto della società.

Il modello adottato per il finanziamento e per la gestione della guerra prese il nome di “economia di guerra”. Esso consistette nel convogliare tutte le energie, sociali, economiche, finanziarie e industriali, proprio nel conflitto. All’interno di tale quadro, al fine di limitare l’inflazione, dovuta dall’emissione di grandi quantità di cartamoneta senza copertura aurea, e per garantire un approvvigionamento capace di garantire la sopravvivenza delle città, ma anche dell’apparato militare, lo Stato spesso dovette procedere con il razionamento dei viveri e dei beni di prima necessità. Testimonianza di tale aspetto sono le cosiddette “tessere annonarie”, documenti necessari per poter procedere all’acquisto di merci in un quantitativo stabilito dalla legge presso le rivendite statali, ad un prezzo anch’esso giuridicamente calmierato.

Nel peculirare contesto della città di Trieste, che all’alba della Grande guerra era parte integrante del territorio austro-ungarico, questi aspetti sono illustrati dalla collezione di Giulio Bernardi, risalente agli anni che vanno dal 1915 al 1919. Il porto giuliano, in qualità di fondamentale crocevia commerciale per la monarchia asburgica, subì fin dalle primissime settimane le dure conseguenze economiche del conflitto, ritrovandosi ben presto colpito da una galoppante inflazione (Fig. 2) e investito da una crisi economica aggravata anche dallo sviluppo di una fiorente borsa nera (o mercato nero), fondata sulla speculazione e denominata “strozzinaggio di guerra”.

Fig. 2 | Spicciolli austro-ungarici in uso a Trieste durante la Prima guerra mondiale: a causa della svalutazione, i piccoli tagli come questi persero parte del loro potere d'acquisto
Fig. 2 | Spicciolli austro-ungarici in uso a Trieste durante la Prima guerra mondiale: a causa della svalutazione, i piccoli tagli come questi persero parte del loro potere d’acquisto

In generale, i primi mesi di guerra a Trieste generarono panico generalizzato e caos, contraddistinto da disoccupazione, aumento della domanda di beni di prima necessità con un corrispondente calo dell’offerta a causa del blocco dei commerci internazionali. Nella città si diffuse rapidamente la povertà, detta a sua volta “miseria di guerra”. In questa situazione si colloca la creazione del sistema di razionamento tramite tessere, introdotto nel dettaglio a partire dal maggio 1915, non a caso in corrispondenza con l’entrata in guerra del Regno d’Italia e con la creazione del Fronte austro-italiano, proprio a pochi chilometri, lungo il corso del fiume Isonzo.

Le prime tessere entrarono in funzione effettivamente nel luglio 1915, poco dopo l’inizio del conflitto con l’Italia (Fig. 3). Il sistema si fondava innanzitutto sulla disponibilità di merce. Inizialmente coinvolse solamente alcuni beni basilari (pane e farine), poi si espanse fino a interessare merci di ogni tipo, dal petrolio al latte, dalla carne al caffè, dal sapone allo zucchero. Le tessere annonarie a Trieste, distribuite dalla Luogotenenza del Litorale [1], erano rilasciate al capofamiglia, che riceveva anche una tessera dei viveri. Si trattava di una tessera nominale, che fungeva in pratica da documento identificativo per ogni famiglia.

Tramite la sua esibizione e la sua punzonatura era possibile acquistare razioni prestabilite di cibi e beni vari (pasta, riso, farina gialla…) ma soprattutto era possibile ricevere delle ulteriori specifiche tessere, non nominali, necessarie per l’acquisto di altri beni. Questa seconda tipologia presentava invece dei tagliandini staccabili, che venivano tolti al momento dell’acquisto e lo avallavano. Il sistema di razionamento, tuttavia, si fondava anche e soprattutto sulla capacità da parte del governo di tenere sotto controllo la produzione, la distribuzione e la circolazione di beni e denaro, al fine di mantenere in equilibrio l’economia.

Fig. 3 | Cartolina italiana di propaganda bellica che, all'inizio del conflitto, già inneggia ad una conquista di Trieste irredenta con i versi del poeta Giosuè Carducci
Fig. 3 | Cartolina italiana di propaganda bellica che, all’inizio del conflitto, già inneggia ad una conquista di Trieste irredenta con i versi del poeta Giosuè Carducci

A tale scopo le tessere erano dei documenti sottoposti a controlli specifici, dotati di caratteristiche grafiche e tipografiche per evitare la contraffazione. Le tessere, in breve tempo, divennero a tutti gli effetti uno strumento monetario, concorrenziale rispetto alla moneta e alla cartamoneta correnti, con un loro valore quotabile in moneta di conto o effettiva, calcolabile in base alla quantità di merce che permettevano di acquistare.

In tale ottica è facile immaginare come, ben presto, anche le tessere diedero vita ad un mercato illecito, dove rivestirono un ruolo di primo piano nel processo che portò, nel corso del 1918, al collasso dell’economia austro-ungarica e alla conseguente sconfitta all’interno del conflitto. Si è ricostruito, in tale senso, il processo di “svalutazione” cui le tessere stesse andarono incontro.

Fig. 4 | Tessere annonarie di Trieste: tessera del pane e della farina valida per la nona settimana di distribuzione (5-11 dicembre 1915). Dimensioni originali cm 14,9 x 12,2
Fig. 4 | Tessere annonarie di Trieste: tessera del pane e della farina valida per la nona settimana di distribuzione (5-11 dicembre 1915). Dimensioni originali cm 14,9 x 12,2

Si riporta un esempio che funge da modello per tutte le tessere: la tessera per la carne di bovino, che dava sempre accesso all’acquisto di 125 g di carne, a marzo del 1917 valeva 0,67 corone, a giugno dello stesso anno 0,84 corone, a ottobre 1918 ben 2,20 corone .Il processo di perdita di potere d’acquisto della moneta e il conseguente aumento dei prezzi furono una costante durante tutto lo svolgimento del conflitto, e portarono al collasso delle economie dei Paesi che anche per questo uscirono sconfitte dalla Grande guerra.

Analizzandola nel concreto, la collezione Giulio Bernardi consta di due piccoli quaderni contenenti a loro volta quasi un centinaio di tessere, stampate ed utilizzate a Trieste (e non solo), nei mesi di guerra ma anche immediatamente dopo la fine del conflitto [2]. Lo studio analitico della collezione ha messo in evidenza la presenza di due macro-categorie: tessere non nominali e nominali. Fanno parte del primo gruppo tessere che individuano due sotto-categorie. Innanzitutto le tessere contraddistinte da dimensioni maggiori, strutturate in due parti principali: un corpo centrale e alcuni tagliandini staccabili.

Fig. 5 | Tessere annonarie di Trieste: tessera per l'acquisto di carne maiale, numero 27 serie E, risalente al primo dopoguerra. Dimensioni originali cm 7,3 x 11,6
Fig. 5 | Tessere annonarie di Trieste: tessera per l’acquisto di carne maiale, numero 27 serie E, risalente al primo dopoguerra. Dimensioni originali cm 7,3 x 11,6

Il primo è lo spazio, posto al centro della tessera, in cui si trovano tre colonne di testo, scritte in lingua tedesca, italiana e slovena (rara una quarta colonna scritta invece in croato). In queste ultime sono enunciate le quantità di merce cui le tessere davano accesso, il periodo utile in cui questo acquisto poteva essere effettuato, le modalità di vendita e le pene riservate ai falsificatori e a coloro che non le avessero utilizzate in maniera lecita.

I tagliandini (posti sulla destra, sulla sinistra o ad ambo le parti rispetto al corpo centrale) sono invece più piccoli e riportano la quantità massima acquistabile in una singola transazione. Fanno parte della raccolta le tessere del pane e della farina (Fig. 4) (50 esemplari che coprono il periodo ottobre 1915 – settembre 1917), le tessere del sapone (3 esemplari, luglio 1917 – novembre 1918), quelle dello zucchero (6 esemplari, aprile 1916-febbraio 1917) e le tessere del caffè (6 esemplari, luglio 1916 – gennaio 1918).

Fig. 6 | Tessera per l'acquisto di carne manzo, numero 28 serie B, risalente al primo dopoguerra. Dimensioni originali cm 6,7 x 11,7
Fig. 6 | Tessera per l’acquisto di carne manzo, numero 28 serie B, risalente al primo dopoguerra. Dimensioni originali cm 6,7 x 11,7

Accanto a questa prima tipologia sono presenti nella raccolta anche tessere non nominali di dimensioni inferiori, non databili su base documentale, ma che, alla luce dello studio, sono state fatte risalire all’immediato dopoguerra [3]. Queste sono, nel dettaglio, rilasciate dalla Commissione Approvvigionamento Trieste, ufficio apposito creato dopo l’annessione della città all’Italia (novembre 1918).

In generale la loro grafica è molto semplice, e le dimensioni conferiscono loro l’aspetto di “banconote’” Si propone la foto di una tessera per la carne di maiale (Fig. 5) e una per la carne di manzo (Fig. 6). I numeri e le serie che le contrassegnano di riferiscono alla settimana in cui erano utilizzabili. Nel dettaglio, sono conservate nella collezione 1 tessera per la marmellata, 3 tessere per lepatate, 2 tessere per la carne di maiale, 25 tessere per la carne di manzo e 4 tessere per il petrolio.

Fig. 7 | Tra le tessere della collezione Giulio Bernardi anche questa tessera dei viveri, intestata all'ing. Amerigo Vianello. Dimensioni originali cm 8,4 x 12,9
Fig. 7 | Tra le tessere della collezione Giulio Bernardi anche questa tessera dei viveri, intestata all’ing. Amerigo Vianello. Dimensioni originali cm 8,4 x 12,9

La seconda sezione della collezione Giulio Bernardi è rappresentata dalle tessere nominali, intestate soprattutto a tali Amerigo Vianello e Federico Vianello. Oltre alla presenza del nome del possessore, accompagnata da indirizzo e numero di persone appartenenti al nucleo familiare (riportati alcentro della tessera), si differenziano anche a livello strutturale rispetto a quelle non nominali. Infatti spariscono le colonne con le istruzioni e i tagliandini staccabili e compaiono invece dei piccoli spazi numerati e punzonabili, collocati sui bordi.

Negli spazi era riportato il numero della settimana di distribuzione, che veniva contrassegnato con un foro nel momento in cui il cittadino usufruiva della tessere per compiere gli acquisti. Il primo e principale esempio di tali tessere è rappresentato da quella dei viveri, cui si è già fatto cenno (Fig. 7). Fanno parte della collezione due esemplari di tale tessera. Analoghe a queste ultime, ma riferite a tutt’altre merci, sono la tessera del carbone, quella del petrolio (che sostituì le tesserine non nominali cui si faceva prima riferimento) e la tessera del tabacco.

Note al testo

[1] In applicazione della costituzione del marzo 1849, le province dell’Impero asburgicovennero affidate alla direzione dei luogotenenti. L’Imperial-Regia Luogotenenza del Litorale (K. K. Küstenländische Statthalterei), dipendente da Vienna, aveva amplissimi poteri direttivi e compitidi controllo in materia pubblico-politica: dagli affari economici, alla gestione di infrastrutture etrasporti, fino alla giustizia, alla sanità, all’ordine pubblico e all’istruzione. Tutto questo per la cittàdi Trieste ma anche per tutto il litorale austriaco. Essa cessò di esistere nel 1918, con l’annessionedi Trieste all’Italia.

[2]Fanno parte della collezione infatti anche Tessere stampate ed utilizzate a Vienna, Treviso e Firenze, segno chiaro di come il sistema di razionamento abbia coinvolto non solo l’Impero Austro-Ungarico, ma anche il Regno d’Italia. Si registrano anche Tessere risalenti ai mesi successivi al termine del conflitto, a testimoniare come la situazione economica permase critica anche dopo la fine delle ostilità, con il passaggio di Trieste al Regno d’Italia.

[3] Tessere analoghe circolavano sicuramente anche durante i mesi del conflitto, anche se la collezione non ne presenta testimonianza diretta attraverso alcun esemplare.