di Roberto Ganganelli | Lo sapevate che dopo la Rivoluzione d’Ottobre, quando la parte di borghesia e aristocrazia russe sopravvissuta a processi sommari, decimazioni, deportazioni in Siberia, purghe e altre democratiche pratiche per la concretizzazione del comunismo reale, si sparse in giro per il mondo – dall’Europa occidentale al continente americano – dei circoli di esuli tentarono, tra le altre attività, di mantenere in vita tradizioni antichissime della madrepatria e che la nuova Russia sovietica aveva spazzato via?

Tra queste, una delle meno conosciute ma, certamente, più curiosa per noi numismatici è quella dei mattoni fatti da foglie essiccate, macinate pressate di tè ai quali veniva attribuito un preciso valore monetario. Quello – rarissimo, in quanto integro – che vi mostriamo è passato in vendita in un’asta del 2013 /The New York Sale n. 31, lotto 1.379) e misura mm 228 x 181 x 19 di spessore

Dritto e rovescio del mattone-moneta fatto di tè pressato, frazionabile in otto parti uguali

Al “dritto”, al centro, nella parte superiore due ancore incrociate, un cerchio con linea diagonale e TOPГOBЫЙ ЗHAKЪ (“Sigillo commerciale”) sotto. In fondo, in un rettangolo interno, la legenda ЧИСТЫЙ ЦЕЙЛОНСКIЙ (“Pure Ceylon” allusiva alla varietà di tè) è inscritta in due righe in un cartiglio affiancato da dischi rialzati con il carattere cinese Tai a sinistra, Xien a destra.

Un ottavo di mattone, con sigillo di garanzia che ne ufficializza l’origine e la bontà

La parte posteriore (il “rovescio” di questa curiosissima “moneta”) è suddiviso in otto segmenti, ciascuno con il simbolo delle ancora incrociate affiancato da 50 in un triangolo, sei dei segmenti hanno anche un cerchio con una linea diagonale. Molto raro .

Per molti secoli, il tè cinese è stato pressato in mattoni per sopravvivere meglio al lungo viaggio dalla Cina verso i mercati occidentali, in prima fila la Russia degli zar. A causa dell’alto valore attribuito al tè in Asia, i mattoni di tè, nel tempo, vennero a formare una vera e propria moneta naturale in Cina, Tibet, Mongolia e Asia centrale. I nomadi in Siberia e in Mongolia, infatti, lo preferivano alle monete metalliche tanto che, in Siberia, i mattoni di tè vennero usati come moneta fino alla metà degli anni ’40 del ‘900.

Al tè, Stalin preferiva il vino bianco della nativa Goergia, Krushev l’immancabile vodka mentre Gorbaciov appare spesso accanto ad un samovar con una tazza di infuso in mano

I mattoni del tè venivano usati come denaro, consumati come cibo nei periodi di necessità e impiegati come base per creare medicine usate per curare tosse e raffreddore. Verso la fine del XIX secolo, le aziende russe iniziarono a timbrare i mattoni da tè per essere usati come valuta commerciale nei loro mercati asiatici, una pratica che continuò anche nel periodo sovietico.

Ovviamente, data la deperibilità della materia prima, il “tasso di sopravvivenza” dei mattoni-moneta di tè è molto basso e i quelli ancora integri sono molto rari e apprezzati… anche dai numismatici!