Con i resti metallici delle operazioni di “assaggio” vennero coniate medaglie da omaggiare ad alti prelati e funzionari dell’officina monetaria di Roma

 

a cura della redazione | Lo sapevate che ben cinque pontefici di Santa Romana Chiesa – per l’esattezza Gregorio XV, Urbano VIII, Alessandro VII, Innocenzo XII e Clemente IX – fra le altre celebrative hanno fatto coniare anche delle medaglie “regalia” per delle occasioni molto particolari, riservandole agli addetti della zecca e ad altri dignitari?

Medaglia in bronzo con legenda ASSAGGIVM GENERALE coniata durante il pontificato di Alessandro VII Chigi (1655-1667): ricorda, per l'appunto, il buon esito delle operazioni di "assaggio" delle nuove monete in zecca
Medaglia in bronzo con legenda ASSAGGIVM GENERALE coniata durante il pontificato di Alessandro VII Chigi (1655-1667): ricorda, per l’appunto, il buon esito delle operazioni di “assaggio” delle nuove monete in zecca

Niente di strano, penserete, dal momento che le emissioni annuali, straordinarie, le “lavande” e altre coniazioni venivano omaggiate dai romani pontefici a membri della Curia romana, aristocratici, diplomativi stranieri e via dicendo. Tuttavia, la medaglia con legenda ASSAGGIVM GENERALE (“Assaggio generale”, coniata nel diametro di 32-33 millimetri, ha una storia particolare.

A nome di Urbano VIII, questo esemplare in bronzo datato 1639 venne riconiato dai Mazio nel XIX secolo per venire incontro alla richiesta di medaglie papali da parte di amatori e collezionisti: si noti la frattura del conio sul rovescio
A nome di Urbano VIII, questo esemplare in bronzo datato 1639 venne riconiato dai Mazio nel XIX secolo per venire incontro alla richiesta di medaglie papali da parte di amatori e collezionisti: si noti la frattura del conio sul rovescio

Infatti, come riportano vari autori, quando presso la zecca era stata battuta una certa quantità di monete, prima di metterle in circolazione, si divideva in due pezzi un esemplare per sottoporlo a quello che oggi chiameremmo “controllo di qualità”.

Una metà della moneta campione, prelevata a caso dal contingente coniato, veniva sottoposta alla prova del crogiolo per verificare la bontà del metallo e la sua conformità ai decreti di emissione, mentre l’altra veniva messa da parte finché, con il passare del tempo, di queste metà non se ne fossero accumulate a sufficienza per coniare delle medaglie da dispensare come omaggi al camerlengo, ai chierici della Camera Apostolica ma anche agli artefici delle monete stesse.

Dunque, una medaglia non comune e spesso “d’autore”  – ne incisero i coni, fra gli altri – Gaspare Mola e Ferdinand de Saint-Urbain – nata sia con lo scopo di testimoniare l’avvenuto “assaggio”, cioè il controllo qualitativo della nuova monetazione, appena prodotta, che di costituire un “cadeau aziendale” per gli addetti dell’officina monetaria meritevoli per il lavoro ben svolto.