Due serie di tremissi per il sovrano longobardo Cuniperto | Le monete imitative, il nuovo tipo con l’arcangelo Michele, le sedi di zecca

 

di Raffaele Iula | Nel complesso scacchiere politico-territoriale che venne a crearsi nei secoli che seguirono il collasso della parte occidentale dell’Impero Romano, nessun popolo germanico è riuscito, al pari dei Longobardi, a lasciare segni tangibili così importanti che hanno permesso, all’alba del Medioevo, di gettare le basi per la nascita e lo sviluppo di uno dei regni protagonisti della storia dell’Europa occidentale.

Per cercare di capire meglio la portata storica dell’identità longobarda in Italia sarà opportuno soffermarsi su un evento nodale che ha portato, se non alla nascita, quantomeno ad una più sofisticata esternazione della coscienza nazionale longobarda.

Qualche elemento in tal senso potrebbe essere ricavato dall’osservazione di alcune tipologie monetali, interpretabili come testimonianze storiche primarie di ordine materiale, anche in vista della scarsità di fonti scritte coeve. Particolarmente adatta al nostro scopo si presenta, dunque, l’analisi numismatica legata alla storia della Langobardia Maior di fine VII secolo, che vide protagonisti due tra gli ultimi esponenti della dinastia reale cosiddetta bavarese: Pertarito (661-662/671-688) e Cuniperto (688-700).

Cuniperto, figlio di Pertarito e di Rodelinda, segnò, con i suoi provvedimenti in ambito monetale, un punto di svolta per la storia della numismatica dell’Italia settentrionale altomedievale. Queste risoluzioni avranno risvolti così profondi per la cultura identitaria dello Stato longobardo che si potranno considerare come chiave di lettura privilegiata per capire quale ruolo abbia giocato l’azione politica di Cuniperto nel definire il nuovo profilo nazionale assunto dal Regnum proprio a partire dagli anni del suo dominio.

I Longobardi, fin dal loro stanziamento in Italia, erano sempre stati molto legati alla moneta, non solo come forma di scambio per le transazioni economiche, ma anche come status di livello sociale. In particolare, il circolante longobardo di VI e VII secolo era basato sulla moneta aurea, che i Longobardi avevano imparato a conoscere soprattutto grazie ai precoci contatti con i Bizantini.

Non stupisce, dunque, che durante il regno di Cuniperto la gran parte delle monete fosse d’oro. In suo nome furono battute due serie di tremissi: la prima, nel solco tracciato dalla tradizione monetaria longobarda precedente, era caratterizzata da un’emissione che imitava i tipi bizantini dell’imperatore Maurizio Tiberio (582-602), mentre la seconda presenta per la prima volta nel campo del rovescio la raffigurazione dell’arcangelo Michele in armi.

Sebbene sia ormai accettato in letteratura che il tremisse ad imitazione dei tipi di Maurizio Tiberio sia cronologicamente precedente a quello con san Michele, resta tuttavia ancora problematica la definizione di una cronologia assoluta per le due serie longobarde: la prima serie potrebbe essere datata tra il 688 ed il 693, anno decisivo per la linea politica, religiosa e monetaria di Cuniperto, anche se non può escludersi, sebbene sembri improbabile, una datazione più tarda.

I tremissi ai tipi di Maurizio Tiberio presentano immagini estremamente stilizzate: al dritto, il busto imperiale rivolto a destra è reso tramite canoni semplificati e rozzi, così come approssimativa risulta anche la raffigurazione della Vittoria alata sul rovescio. Diversamente dalle coniazioni imitative precedenti, questi tremissi di Cuniperto sono i primi, all’interno di tutto il panorama numismatico longobardo, a presentare il nome del re chiaramente visibile all’interno delle legende circolari ed accompagnato dall’esplicito titolo di rex.

Tremisse aureo di Cuniperto pre-riforma

Tremisse aureo a nome di Cuniperto pre-riforma, in “oro pallido”

Così come l’incisione, anche la qualità della lega di questo primo tipo risultava piuttosto scadente e il peso risultava essere più basso dei prototipi bizantini. In questo primo periodo di regno, il potere regale di Cuniperto era ancora malfermo: si pensi, ad esempio, che la rivolta scatenata dal potente duca di Trento, Alachis, che tanto peso avrà anche nello svolgimento delle vicende monetarie degli anni Novanta del VII secolo, potrebbe essersi registrata proprio intorno al 688.

Sembra che il duca non fosse nuovo a simili episodi se già con Pertarito si ebbe una sua sollevazione che lo portò ad estendere il proprio potere anche sul ducato di Brescia, uno dei più potenti del Regno. Questa prima ribellione potrebbe collocarsi tra il 679 ed il 680, periodo nel quale Cuniperto, già amico di vecchia data del duca, fu associato al trono dal padre Pertarito.

Maggiore successo ebbe la seconda rivolta del duca contro Cuniperto, rimasto da solo alla guida del Regnum: Alachis riuscì a muovere in armi contro Pavia e ad occupare il palazzo reale. Tuttavia, ben presto la resa dei conti tra i due contendenti fu inevitabile: Cuniperto e Alachis si diedero battaglia su una pianura sita in una località denominata Coronate. Sebbene in un primo momento lo scontro sembrò volgere a favore del duca ribelle, alla fine fu Cuniperto ad uscirne vincitore.

Questo evento bellico fu forse uno dei momenti salienti del travagliato regno di Cuniperto e sarà alla base dell’affermazione del potere regio, consentendo al sovrano di organizzare una poderosa riforma del circolante monetario. Tale importante provvedimento fu reso possibile proprio grazie al riequilibrarsi del rapporto tra i duchi e il potere centrale dopo la schiacciante vittoria regia di Coronate.

Dopo la prima consistente emissione di tremissi imitativi con il nome del re, che avrebbe coinvolto tutta la prima parte del regno di Cuniperto, e soprattutto dopo il vittorioso confronto di Coronate, il nuovo assetto politico permise al sovrano di intraprendere un’azione di riforma del circolante, scaturita in particolare dal bisogno di veicolare nuovi messaggi ideologici che rimarcassero il distacco del Regno longobardo dalla sfera d’influenza diretta bizantina con la conseguente presa di coscienza della loro riconosciuta identità nazionale all’interno del più vasto scacchiere politico internazionale.

Così come per la prima serie, anche la monetazione riformata di Cuniperto potrebbe essere stata curata dalla sola officina di Pavia. Questa seconda emissione si configura come la prima serie monetale longobarda a carattere “nazionale”, proprio in virtù delle sue caratteristiche originali a livello epigrafico ed iconografico. In questo modo, Cuniperto intese presentarsi, anche attraverso la sua riforma monetaria, come un punto di riferimento all’interno di un contesto geopolitico europeo e mediterraneo fortemente provato da sconvolgimenti come lotte intestine o invasioni esterne. Alcuni prototipi iconografici per le monete riformate di Cuniperto vanno cercati, anche se con qualche cautela, nella contemporanea monetazione bizantina, che gli incisori longobardi dovevano conoscere piuttosto bene.

Tremisse aureo di Cuniperto della zecca di Pavia
Tremisse aureo di Cuniperto della zecca di Pavia

Sul piano stilistico, infatti, l’effigie del monarca, del cui peso propagandistico Cuniperto era ben consapevole e che cura in modo particolare nel pianificare la sua riforma, si mostra qualitativamente migliore in questa seconda serie, con dettagli molto più accurati, tanto da far ipotizzare la possibile presenza di maestranze non longobarde operanti nella zecca di Pavia in quegli anni.

Il tipo così introdotto con questa riforma, sebbene non sopravvisse alla caduta del Regno, fu mantenuto con un certo successo anche dai successori di Cuniperto.La raffigurazione di san Michele sul rovescio di questi nuovi tremissi potrebbe anche costituire un richiamo secondario alla vittoria riportata a Coronate da Cuniperto: Paolo Diacono, infatti, racconta che, nel corso dello scontro, l’impeto guerriero di Alachis fu frenato dall’apparizione, tra le schiere del suo nemico, dell’immagine dell’Arcangelo, che avrebbe portato aiuto all’esercito del re in difficoltà.

La nuova serie monetaria da lui inaugurata probabilmente verso la fine del VII secolorivela la sua importanza anche sul piano epigrafico se pensiamo che le legende ivi adoperate tornarono ad essere realizzate con lettere chiare e perfettamente leggibili, distaccandosi nettamente dalle precedenti emissioni basate sull’imitazione dei tipi bizantini a nome di Maurizio Tiberio. Casi, questi ultimi, che presentavano delle legende volutamente incomprensibili e confuse in quanto confinate ad uno scopo puramente decorativo.

Tutti questi cambiamenti erano dovuti anche all’emancipazione del Regno longobardo dall’area d’influenza economica bizantina: sebbene Cuniperto tenti ancora con successo di ricalcare con le sue monete alcuni caratteri propri delle emissioni imperiali d’Oriente, egli cercò allo stesso tempo di inserirsi, quale diretto competitor in Italia settentrionale, in quello stesso mercato periferico che un tempo era stato sottoposto al ferreo controllo, anche monetale, di Bisanzio. Quest’ultima, infatti, era ormai troppo debole per poter mantenere sotto la propria egida un’area economicamente così vasta.

Infine, pare che, in tale occasione, il governo centrale abbia posto fuori corso e ritirato con un’efficienza mai riscontrata in casi precedenti nel Regnum la stragrande maggioranza del circolante precedentemente prodotto, mentre nello stesso tempo immetteva sul mercato i nuovi tremissi riformati. Ne scaturisce un quadro che a livello politico ed economico si rivela particolarmente complesso, ma che dal punto di vista monetale costituì uno dei punti di svolta fondamentali per la memoria storica e l’identità nazionale della Langobardia Maior, che si andava consolidando in modo definitivo proprio nel corso degli anni di regno di Cuniperto.

Quest’ultimo, da parte sua, aveva ben compreso come la necessità di un nuovo veicolo di comunicazione, incarnato proprio dalla moneta, fosse ormai prerogativa indispensabile per il consolidamento del suo potere e dello status politico e sociale del Regno all’interno di un contesto ben più vasto ed articolato. Sebbene Cuniperto non riuscì mai ad imporsi come un punto di riferimento per la politica europea e mediterranea altomedievale, il suo pregevole provvedimento in campo numismatico portò non solo ad una migliore configurazione della figura e delle prerogative regali, ma contribuì alla nascita della prima monetazione “nazionale” dell’Italia longobarda.

Per saperne di più

  • E.A. Arslan, Le monete di Ostrogoti, Longobardi e Vandali. Catalogo delle Civiche Raccolte Numismatiche di Milano, Comune di Milano Ripartizione Cultura e Spettacolo, 1978.
  • E.A. Arslan, Una riforma monetaria di Cuniperto re dei Longobardi (688-700), in Quaderni ticinesi di numismatica e antichità classiche XV, 1986, pp. 249-275.
  • C. Azzara, I Longobardi, Bologna 2015.
  • E. Bernareggi, Moneta Langobardorum, Milano 1983.
  • C. Brambilla, Monete di Pavia, Pavia 1887.
  • Paolo Diacono, Storia dei Longobardi, a cura di B. Luiselli ed A. Zanella, Milano 2007.
  • S. Gasparri, Italia longobarda. Il regno, i Franchi, il papato, Roma-Bari 2012.
  • J. Jarnut, Storia dei Longobardi, Torino 1995.
  • P. Moro, I Longobardi e la guerra: da Alboino alla battaglia sulla Livenza (secc. VI-VIII), Roma 2004.
  • G. Ostrogorsky, Storia dell’Impero Bizantino, Torino 2014.